giovedì 31 dicembre 2015

Tony Colombo e la puzza sotto il naso

Ho l'impressione che a Palermo in questi ultimi giorni del 2015 tengano banco la vicenda del tram, delle ZTL e quella del concertone dell'ultimo dell'anno.

Pare che la scelta di chiedere a Tony Colombo, cantante neomelodico, di partecipare abbia suscitato in tantissimi (?) sentimenti di rabbia e sgomento.
Ancora una volta (lo dico da uomo di sinistra) tanta sinistra dimostra di essere con la puzza sotto il naso, pensando che la canzone neomelodica appartenga a un sottogenere di musica e che possa piacere solo al sottoproletariato urbano.
Quindi? La presenza di Tony Colombo mortificherebbe la città quando, al contrario, la partecipazione di un Cantante con la C maiuscolo rappresenterebbe la voglia di riscatto.
Ora, non sono un critico musicale e non sono particolarmente amante del genere neomelodico ma non posso accettare che sul cantante ci siano commenti sprezzanti al limite offensivi.
Non tanto e non solo perché ritengo ingiusto offendere una persona che vive della sua arte ma perché si disprezza quella parte (forse la più grande) di città per la quale il Capodanno con Tony Colombo è uno spettacolo da non perdere.

lunedì 28 dicembre 2015

Riflessione a margine di un intervento di contrasto alla povertà

Tanto tuonò che piovve.
All'interno delle disposizioni della Legge Finanziaria 2016 presentata dal Governo Regionale gli artt. 55 e seguenti sono dedicati all'introduzione di una misura di contrasto alla povertà assoluta.
Nulla di nuovo, operazione di copia e incolla del Disegno di Legge che l'assessore meteore Caruso, volle battezzare con il suo nome.
Un copia e incolla fatto così male che negli articoli sono richiamati disposizioni assenti nella norma ma che si ritrovano nel DDL Caruso.
Due aggettivi mi vengono subito in mente: confusionario e superficiale.
Appare un'enunciazione di buoni propositi e non un atto legislativo compiuto.
Non sono assolutamente definiti gli strumenti, gli interventi, chi deve fare cosa e soprattutto come. Non sono nemmeno individuati i beneficiari se non richiamati genericamente e con riferimento all'Isee.
Si confondono i piani di intervento con le misure da realizzare.
Ancora una volta l'approccio è giurislavoristico, si parte dall'assunto che il lavoro di per sé liberi dalla povertà, dimenticando che è sì importante ma in moltissimi casi non sufficiente. 
Abbiamo, infatti, imparato a conoscere i working poor. 
lavoratori poveri, coloro che pur avendo un contratto di lavoro, non riescono ad affrancarsi dallo stato di deprivazione nel quale si trovano. 
Sia sufficiente pensare ai lavoratori degli appalti delle pulizie, ai tanti precari, a tutti coloro con contratti part-time o a tempo determinato.
Nel disegno di legge non sono nemmeno precisate le risorse finanziarie necessarie.
Gli studiosi che si sono cimentati sul tema degli strumenti di contrasto alla povertà ritengono che per essere incisivo un intervento, deve rispondere prioritariamente da un punto di visto politico a quattro aspetti:
  • Ammissibilità alla misura
  • Entità del trasferimento monetario: Misura fissa o misura legata al superamento della soglia di povertà?  
  • Affiancamento di altri interventi: quali interventi, quale patto, quali impegni si assume il nucleo familiare beneficiario dell'intervento? Quali soggetti (pubblici, privati, del terzo settore) concorrono alla realizzazione degli impegni?
  • Continuità della misura: L'intervento deve avere continuità nel tempo, gli interventi “una tantum” non servono, tutt'altro denominano il crearsi le condizioni che i tecnici definiscono le “trappole della povertà”.
Chiariti tali aspetti, che mi auguro trovino spazio in quello pomposamente è definito il Piano Regionale Povertà, sarà opportuno affrontare le questioni più propriamente tecniche:
Sarebbe, quindi, opportuno chiarire
  • I criteri di determinazione del reddito per accedere al beneficio.
  • Modalità per identificare e confermare i beneficiari: a chi spetta l'individuazione del beneficiario: ai comuni? agli uffici periferici della regione? ai soggetti del terzo settore, rapporti di collaborazione tra i diversi soggetti, con scambio permanente di informazioni? Cosi come sarà opportuno chiarire le modalità per l'accesso: bando? sportello?
  • Tempestività dell'erogazione ai beneficiari: l'intervento è tanto più efficace tanto è breve il tempo che intercorre tra la presentazione della domanda e l'accesso alla prestazione.
  • Attività per individuare i falsi positivi e i falsi negativi. Ciò che può apparire secondario rappresenta al contrario di fondamentale importanza: come evitare che chi non ha diritto usufruisca del beneficio e come fare in modo che tutti gli aventi diritto accedano alla prestazione.
Ogni intervento che ha la presunzione di dare una risposta alla crescente esclusione sociale, allo stato di deprivazione che vivono tantissimi siciliani non può non prescindere dal riuscire compiutamente a fornire adeguate soluzioni ai problemi posti.
La lotta alla povertà ha la necessità di uno sforzo corale da parte di tutti i soggetti, non essendo solo uno strumento di trasferimento monetario.
Mi chiedo, con chi si vuole lavorare?
E mi chiedo soprattutto che cosa si intende fare nei 90 giorni previsti per dare corpo al Piano Regionale Povertà (forse è meglio aggiungere di Contrasto )
Alla Giunta di Governo mi sento di ricordare un proverbio keniota che recita: Se vuoi arrivare primo, corri da solo; se vuoi arrivare lontano, cammina insieme.


domenica 13 dicembre 2015

Decreto salvabanche. Quali insegnamenti?

La vicenda delle quattro banche oggetto del decreto del governo, pone alcune questioni ineludibili, sulle quali è indispensabile intervenire, a evitare che situazioni del genere possano ripetersi.
Le sintetizzo:
A) il sistema dei controlli sulle banche; siamo proprio sicuri che siano solo queste quattro banche ad avere una situazione fallimentare?
B) quali controlli preventivi vengono effettuati sui prodotti finanziari che vengono venduti?
C) chi garantisce che l'informazione fornita agli acquirenti sia tale da avere la certezza che l'acquisto avvenga  nella massima consapevolezza  dei rischi cui si va incontro?
D) a quali responsabilità civile e penale vanno incontro i dirigenti delle banche? 
Detto questo, penso che dalla ministra Boschi era lecito attendersi non solo l'affermazione che il padre sia una brava persona ma che aggiungesse che nel caso abbia commesso errori è giusto che paghi.
Questo fa la differenza tra un politicante e uno uomo delle istituzioni.
Forse, però, è aspettarsi troppo.


martedì 8 dicembre 2015

Vecchioni e il bagno di Crocetta


Facendo il bagno lo scorso 6 dicembre il presidente Crocetta ha voluto rispondere alle parole di Roberto Vecchioni.
Ha voluto rimarcare, con un gesto plateale, che la Sicilia è bellissima, un paradiso terrestre (con qualche problema, ha aggiunto)
Il punto, caro Presidente, è, appunto, questo.
Una terra bellissima, piena di storia e di tradizioni.
Una terra che non ci meritiamo.
Mi sarebbe piaciuto che invece di farsi fotografare facendo il bagno, si fosse fatto immortalare all'ingresso di un museo ristrutturato o percorrendo una strada da tempo chiusa per frana.
Non possiamo dimenticare, polemizzando con il cantante, che il mare non lo abbiamo fatto noi, così come non abbiamo fatto l'Etna o come non abbiamo fatto quegli angoli meravigliosi che la natura ci riserva.
L'impegno suo (e di tutta la classe politica) non è rispondere a Vecchioni ma fare in maniera tale che nessuno altro possa solo pensare che la nostra sia una terra di merda.
Buona Immacolata.

Elezioni francesi e sistemi elettorali.

Il risultato elettorale francese di domenica scorsa parla anche a noi italiani.
Non addentrandomi nelle valutazioni politiche sulle motivazioni che hanno indotto l'elettorato francese a spostarsi a destra, sono più interessato, in questa sede, a esprimere il giudizio sul sistema elettorale.
Va rilevato che in Francia vige per tutti i livelli istituzionali un unico sistema elettorale a differenza del nostro paese ove a ogni livello istituzionale si vota con un sistema diverso e, per non farci mancare nulla, per le elezioni comunali si vota in maniera diversa in relazione al numero degli abitanti.
Questo è il frutto della miopia di chi ci governa: si guarda al proprio interesse, pensando che il sistema elettorale faccia parte integrante della contesa politica.
La Francia ci insegna con tutta evidenza, che il sistema elettorale è per sua natura neutro.
Oggi favorisce un partito o una coalizione domani consente a chi oggi perde di vincere.
Renzi aveva pensato che il nuovo Italicum lo potesse favorire ma a vedere i sondaggi non credo che ne possa essere ancora convinto.
Anche questo appartiene ai limiti italiani. Limiti che tarpano le ali a uno sviluppo ordinato e civile della società italiana.
Chissà quanto ancora dobbiamo attendere!

domenica 6 dicembre 2015

Le parole di Vecchioni e l'ipocrisia dei buonpensanti

Le parole pronunciate da Roberto Vecchioni in occasione di un incontro con gli studenti palermitani, hanno (era facilmente prevedibile) suscitato un vespaio di polemiche.
Migliaia di post e di tweet a difesa della Sicilia, anche da parte di chi, con i propri comportamenti, ha contribuito a rendere la Sicilia l'isola di cui parla il noto cantautore..
Vecchioni ha diritto di esprimere la propria opinione; lo ha fatto, forse, utilizzando un vocabolario poco appropriato ma ha espresso una sua opinione. 
Come non ravvisare, però, nelle polemiche tanta, ma tanta ipocrisia, che non fa bene alla nostra isola e soprattutto a chi, come me, ci vive.
Solo per ricordare:
  • a causa di frana per circa 8 mesi la Sicilia è rimasta divisa in due: è dovuto intervenire il governo nazionale per sbloccare una situazione che rischiava di prolungarsi per anni;
  • Messina per circa un mese, a causa di una frana è rimasta senz'acqua. Durante tutto il mese la discussione si è impanata (scherzi del destino) su chi dovesse intervenire; il risultato? è intervenuta la protezione civile nazionale.
  • l'ex socio privato di una società a partecipazione regionale a causa di un contenzioso contrattuale decide, lo fa in maniera arbitraria e illegittima, di chiudere il server dove trova allocazione l'intero sistema informatico dell'amministrazione regionale.

Bastano queste tre cose per far nascere il dubbio che Vecchioni, forse, non ha tutti i torti.
Il problema oggi, a mio avviso, non è tanto se serve ancora l'autonomia speciale ma se serve ancora una regione, ridotta in questo modo.

giovedì 3 dicembre 2015

Riflessioni a margine di un blocco informatico

Dopo due giorni di black out del sistema informatico della regione siciliana, sembrerebbe che tutto si sia risolto per il meglio.
Non voglio entrare nel merito delle dispute contrattuali tra il soggetto privato e la regione ma in questi due giorni mi sono venute in mente alcune domande che vorrei condividere:
  • è possibile che il server, nel quale fisicamente risiedono i dati della regione (dei cittadini siciliani), sia di proprietà e nella disponibilità di un privato?
  • che il privato abbia la possibilità di chiuderne l'accesso?
  • è possibile che il privato possa manipolare i dati di cui ha la disponibilità?
  • che garanzia di rispetto della privacy abbiamo?
  • la Sicilia, regione con  più di 5 milioni di abitanti, non può essere autonoma sotto questo profilo?
Credo che una risposta a queste domande non la meriti io ma tutti i siciliani e le debbano fornire il presidente Crocetta e il presidente di Sicilia e-Servizi, Ingroia.
Denunciare all'Autorità Giudiziaria il comportamento di Engineering è atto dovuto, così come creare le condizioni che quanto accaduto non abbia più a ripetersi.

sabato 28 novembre 2015

Crisi economica e terrorismo: il combinato disposto per togliere diritti e libertà

Con la scusa della crisi hanno compresso i diritti, allungata la vita lavorativa, ridotte le prestazioni di welfare, fatto vivere nell'incertezza e nella paura.
Sempre lo stesso mantra: si è vissuto al di sopra delle nostre possibilità, non possiamo più permettercelo. 
Ci ha accompagnato il terrore dello spread. 
Il risultato? abbiamo accettato cose che, in condizioni normali, non avremmo mai creduto possibile.
Ora è la volta del terrorismo.
Grazie alla paura di un attentato, di una guerra in casa nostra, mentre loro continuano a fare affari con l'Isis, finanziandolo e rafforzandolo, ci indicano che l'unica strada per sconfiggerlo è mettere sul piatto della lotta un poco della nostra libertà, una parte della nostra democrazia.
Niente di eccezionale (dicono), si comincia con una piccolissima limitazione nell'uso di internet, poi con piccole e soprattutto condivise limitazioni nel diritto di manifestare (si sa, le manifestazioni sono un luogo troppo ghiotto per i "terroristi") e via di questo passo fino a.............(chi può dirlo?)
A nessuno viene in mente che la crisi e il terrorismo si combattano con le armi dell'equità e della giustizia sociale, dello sviluppo sostenibile, riconoscendo a tutti quello che il Papa nel suo viaggio apostolico in terra d'Africa ha chiamato il diritto delle tre T: Tierra, Techo, Trabajo.
Sarà un sogno ma vale la pena provare a realizzarlo.




Ho partecipato alla colletta alimentare. Mi sono vergognato.

Oggi, come molti, recandomi al supermercato per fare la spesa ho incontrato i volontari del banco alimentare e di tante altre associazioni che, aderendo alla giornata della raccolta alimentare, sensibilizzavano sulla necessità di fare degli acquisti da donare ai poveri.
Ho aderito. 
Ho acquistato generi di prima necessità e non deperibili e uscendo ho lasciato la mia busta, pensando di vere fatto un gesto di solidarietà per qualcuno più sfortunato.
Rientrando a casa ho. però, cambiato i miei sentimenti, non più contento di avere fatto una buona cosa ma mi sono vergognato.
Mi sono vergognato di essere cittadino di un paese che non riesce a garantire a tutti i suoi cittadini un pasto proteico almeno ogni due giorni.
Mi sono vergognato di abitare in una paese dove tanti bambini non possono comprare un paio di scarpe.
Di vivere in un paese dove mi tocca condividere i dubbi amletici del ministro del lavoro: è meglio laurearsi con 95/110 a 21 anni o a 28 con 110/110 e non si discute, al contrario, dei tanti, ormai troppi, giovani che per questioni economiche devono rinunciare agli studi universitari.
Mi sono vergognato di abitare in un paese ingiusto, dove l'aiuto agli esclusi è delegato alla buona volontà di tante associazioni no profit, all'impegno quotidiano di centinaia di migliaia di volontari, come quelli del Banco alimentare.
Io pago le tasse, pago tutti i ticket e tutte le compartecipazioni alle spese possibili e immaginabili. Ed è giusto che lo faccia ma vorrei che chi incassa questi soldi, lavori e si impegni affinché tutti i cittadini facciano il loro dovere e che aiuti chi non ce la fa.
Spendano meglio i nostri soldi! Non per comprare armi o noleggiare aerei ma per riconoscere diritti e dignità a tutti i coloro che vivono in Italia, a partire da una sana e corretta alimentazione. (e a leggere anche i dati Istat  a quanto pare non sono pochi)
Io mi sono vergognato ma mi auguro che si vergognino anche coloro che ci governano.


Nb. Grazie al Banco Alimentare e a tutti i volontari




sabato 21 novembre 2015

La Sicilia e la crocettite cronica acuta

La vicenda della Lantieri (neoassessore alla funzione pubblica della Regione Siciliana), della sua presunta incompatibilità, della discussione politica politica che ne è seguita, la dice lunga sul degrado al quale ci ha condotto quello che abbiamo eletto presidente della regione.
Non sarà il numero romano che segue le parole governo Crocetta a indicarci un cambio di rotta, dell'assunzione di responsabilità, dello scatto di orgoglio che tutti auspichiamo.
Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti: a partire da coloro che ritengono di essere i dirigenti del Pd.
La nostra regione soffre di una patologia grave e irreversibile: la crocettite cronica acuta.
Prima se ne prende atto, prima sarà possibile somministrare le cure del caso.
Accanisirsi con eventuali V, VI, VII (governi Crocetta) ucciderebbe il malato.
La Sicilia, i siciliani non meritano questo.

mercoledì 18 novembre 2015

Oltre le vuote parole c'è la riflessione. (Consiglio di lettura)


Ne L'ipocrisia dell'OccidenteFranco Cardini, con gli strumenti dello storico, racconta le varie fasi dell’attacco musulmano all'Occidente con una personale chiave interpretativa. Dietro lo scontro di civiltà, usato strumentalmente da minoranze sparute, si nascondono interessi precisi. Al servizio di questo mito cooperano più o meno consapevolmente una diplomazia internazionale traballante e voltagabbana e un universo mediatico allarmista e ricercatore di consensi legittimanti.
Diciamo la verità: è duro sentirsi convinti di appartenere a una civiltà civicamente e culturalmente superiore a qualunque altra in quanto detentrice di valori universali ed avere al tempo stesso l’amara consapevolezza di non trovarsi affatto all'altezza di dimostrarlo. Parigi, la città per tanti versi emblematica della libertà di pensiero e dei diritti dell’uomo, è stata sconvolta fra mercoledì 7 e venerdì 9 gennaio da una terribile catena di eventi luttuosi e delittuosi che per un verso l’hanno lasciata sconvolta, per un altro hanno determinato da parte dei suoi cittadini e di tanti altri convenuti nelle sue piazze e nelle sue strade – tra cui decine di leader politici europei – una risposta che si è proposta come energica e unitaria, e per un altro verso ancora hanno fatto emergere, proprio dalla dinamica di quella risposta (la manifestazione repubblicana di domenica 11), una serie di problemi inattesi, ai quali è stato arduo fornire una convincente risposta.
La mattina del 7 gennaio 2015 due fratelli di fede musulmana d’origine nordafricana, cittadini francesi, Chérif e Saïd Kouachi, rispettivamente di trentadue e trentaquattro anni, hanno fatto irruzione nella sede del settimanale «Charlie Hebdo» – famoso per le sue vignette satiriche nei confronti dell’Islam, come anche del cristianesimo e dello stesso ebraismo – e hanno sterminato quasi tutti i redattori insieme con alcuni appartenenti al personale di custodia nonché, fuori dall'edificio, l’agente di polizia Ahmed Merabet, quarantaduenne, musulmano. Dopo una drammatica fuga sono riusciti a nascondersi in un edificio non lontano da Parigi da dove la polizia li ha stanati due giorni dopo, abbattendoli. È poi emerso che almeno uno dei due, Chérif, era già noto alla polizia e sotto sorveglianza e che era collegato a un gruppo affiliato ad al-Qaeda implicato in una filière di reclutamento di giovani guerriglieri francesi alla volta dell’Iraq e collegato con l’organizzazione Jabhat al-Nusra. Intanto, giovedì 8, il giovane musulmano Coulibaly, in apparenza sprovvisto di legami con i due terroristi, ha a sua volta ucciso nei pressi del Parco di Montrouge, nel XIV arrondissement, un’agente della polizia urbana e quindi il giorno dopo, la mattina del 9, assalito un supermarket kasher alla Porte de Vincennes, nel XX, catturando alcuni ostaggi tra i clienti dell’esercizio, cittadini di religione ebraica che stavano preparandosi allo shabbat, e abbattendone quattro. Nello stesso giorno è stato ucciso dai membri di un reparto di polizia che aveva fatto irruzione nei locali del supermarket.
L’incalzare degli eventi ha causato una ridda di notizie false o inesatte, un accavallarsi di commenti e di polemiche. A caldo, il massacro dei giornalisti e dei vignettisti di «Charlie Hebdo» – già da tempo nel mirino degli islamisti a causa di alcuni disegni che satireggiavano la figura del profeta Muhammad – ha provocato una grande manifestazione largamente spontanea, in Place de la République, il cui carattere era quello della rivendicazione del diritto alla satira come parte della libertà di stampa e di quella tout court di espressione, obiettivo concettuale della strage. I convenuti avevano infatti innalzato una foresta di penne e di matite simboleggiando con quel gesto la loro volontà di rispondere con le armi della libera e coraggiosa critica ai kalashnikov degli attentatori: le armi del pensiero e dell’ironia contro quelle del terrorismo fanatico e ottuso che sa solo uccidere e ama la morte. Il motto «Je suis Charlie», immediatamente tradotto in molte lingue (arabo compreso), esprimeva la volontà di sottolineare come il settimanale colpito rappresentasse tutti coloro che credono nei valori universali della difesa di una libertà insofferente di limiti e di tabù.

martedì 17 novembre 2015

Non avrete il mio odio ma il mio disprezzo

Fino a qualche giorno fa l'uso della forza da parte della Russia nello scenario mediorientale era visto come una concreta minaccia alla pace nel mondo.
Le loro bombe, tutt'altro che intelligenti, stavano compiendo stragi di civili e non avrebbero mai contribuito alla pacificazione.
Le stragi di Parigi, hanno compiuto il miracolo.
Le loro bombe da stupide si sono trasformate in geniali, i loro bombardamenti sono, adesso, fondamentali per vincere la minaccia del terrorismo dell'Isis.
Ipocriti.
Per tale ragione non avrete il mio odio. L'unica cosa che sono disposto a darvi è solo il mio disprezzo.

Holland, l'isis e la guerra

Sull'onda delle emozioni, sulle note della marsigliese e in uno scenario fortemente  simbolico (la Reggia di Versailles), Holland ha chiesto tre cose:
  • l'unita della nazione;
  • la modifica dei vincoli di bilancio imposti dalla UE;
  • la modifica della Costituzione. 
Solo così, ha detto, si vincerà la guerra che la Francia intende muovere all'isis. 
Da uomo della strada, quale sono ma in questo momento mi fanno più paura le parole del presidente francese che le bombe dell'isis.

Nb. Il fatto che Holland sia socialista e un elemento in più alla paura che provo.

giovedì 1 ottobre 2015

La Sicilia e l'Expo. Un'esperienza personale

La settimana scorsa ho visitato l'Expo.
Vuoi per fatto affettivo, vuoi per campanilismo non poteva mancare una visita al Cluster biomediterraneo di cui la Sicilia è capofila.
Niente di eccezionale ma la Sicilia non sfigurava al confronto degli altri paesi presenti (Grecia, Serbia, Montenegro, Egitto, Libano per citarne alcuni). 
Sono stato anche fortunato: ho assistito alla degustazione di quattro formaggi DOP siciliani.
In questo viaggio tra i sapori isolani ci ha accompagnato una persona eccezionale. Di rara competenza e soprattutto di una capacità comunicativa non comune.
Piazzetta Sicilia si è riempita di gente attenta, molti erano siciliani emigrati, felici,come me, di vedere e assaggiare l'eccellenza sicula.
Sono stato contento di essere lì, orgoglioso della mia sicilianità. 
Almeno fino a quando uno dei presenti non ha chiesto dove era possibile acquistare i prodotti.
È sceso il gelo tra i presentatori: non sono stati in grado di dare una risposta.
Si sono appalesati tutti i limiti della nostra politica, del nostro ritardo, dell'incapacità di sostenere lo sviluppo.
A che serve avere le eccellenze (da tutti riconosciute) se poi non siamo in grado di raggiungere i mercati, di vendere i prodotti che con tanta fantasia ma con altrettanta fatica si realizzano nella isola.
Un plauso ai produttori ennesi, ragusani e del Belice presenti, per quello che sono riusciti a fare ma non posso, con altrettanto chiarezza, non esprimere grande rabbia per l'incapacità di chi, avendo responsabilità di governo, non sostiene e aiuta chi con il proprio lavoro rende grande la Sicilia. Vergogna.

lunedì 28 settembre 2015

Sassen Saskia: Espulsioni. Brutalità e complessità nell'economia globale

Vi consiglio questo libro



Intervista all'autrice

Oggi le coste italiane sono diventate il teatro di un evento profondamente diverso rispetto al passato. E basta volgere lo sguardo oltre il bacino del Mediterraneo per capirlo. Siamo di fronte a un grande esodo, che riguarda quasi tutto il pianeta". Saskia Sassen, economista e sociologa della Columbia University, tra i massimi esperti in tema di globalizzazione, non ha dubbi: "La storia ha già conosciuto fasi di grandi migrazioni, ma mai su questa scala, nello stesso periodo e con una tale rapidità".

Professoressa Sassen, come si spiega la fatica dell'Unione Europea per elaborare un piano condiviso?
"Negli ultimi decenni i Paesi europei  -  ma lo stesso vale per gli Stati Uniti  -  hanno seguito una sola strategia: accogliere i migranti, più o meno legali, finché hanno avuto bisogno di lavoratori a basso costo. Perché servivano a risolvere un problema interno all'economia occidentale. Ma non si sono preoccupati né dei governi dei Paesi da cui i migranti oggi scappano, né di programmare una politica migratoria sostenibile ed efficace".

Verso quale soluzione si dovrebbe quindi lavorare oggi?
"È difficile dirlo, perché la situazione sembra ormai sfuggita di mano, al punto che l'Alto commissariato per i rifugiati non sa nemmeno come chiamare le regioni d'origine dei 60 milioni di persone in fuga. Da "terre caotiche", dice l'ultimo rapporto dell'Onu, visto che in molti casi  -  Libia inclusa  -  è impossibile stabilire quale sia il governo legittimo. Io di una cosa sono certa: non bisogna rinunciare a cercare interlocutori credibili in Africa. Senza di loro una politica migratoria resta impraticabile".

L'Europa, invece, si chiude. La Francia respinge i profughi a Ventimiglia, l'Ungheria innalza un muro sul confine con la Serbia. E si fatica a trovare un accordo comune per fronteggiare l'emergenza.
"Repressioni e misure di controllo sono soluzioni temporanee: forse possono tamponare provvisoriamente il flusso dei migranti, ma non incidono sulle ragioni delle migrazioni".

Il progetto di un'Europa unita e solidale rischia di naufragare?
"Spero che l'Unione Europea continui a rafforzarsi, ma penso che possa farcela solo a patto di diventare più democratica e meno neo-liberista. Perché l'accoglienza è più difficile quando la ricchezza si concentra nelle mani di pochi e anche la classe media viene piano piano espulsa da case e da zone decorose".

Da anni ormai l'estrema destra europea usa la leva della xenofobia. Crede che l'Italia e la Francia si consegneranno presto a Matteo Salvini e a Marine Le Pen?
"L'Europa sarebbe la regione meglio posizionata per opporre alla logica dell'esclusione la cultura dell'inclusione, ma è anche vero che molti elementi lasciano presagire ben altro. Basta pensare alle recenti elezioni in Danimarca (il Partito del popolo danese ha ottenuto il 21,1% dei voti, diventando il secondo partito in Parlamento, ndr ). In un paese che pure è per molti versi illuminato e ragionevole...".

E la sinistra? Ritiene che debba rimproverarsi di non aver capito l'importanza del problema migratorio per le fasce più deboli della popolazione?
"Stabilire di chi siano le colpe non porta da nessuna parte e non aiuta a trovare soluzioni. Ma penso che la sinistra paghi una certa noncuranza, l'incapacità di mettere a fuoco il problema e riconoscere le caratteristiche più sottili delle migrazioni. C'è stato un atteggiamento di semplicistico laissez faire . E nessuno ha saputo mettere minimamente in luce i nessi tra le guerre fuori dall'Occidente e tutte le tipologie di espulsione perpetrate nell'Occidente stesso".

Il suo ultimo libro, invece, si intitola per l'appunto Espulsioni. Oggi le farà un certo effetto osservare come ciò che ogni Paese europeo chiede è esattamente "espellere" gli immigrati irregolari.
"Sì, proprio così. Ma il paradosso è che la maggioranza dei migranti che stanno approdando in Europa vive già in una condizione di espulsione. Direi anzi che gli sbarchi di queste settimane sono probabilmente il primo segnale di un futuro nel quale sempre più persone saranno costrette a muoversi, proprio perché espulse dall'economia globale. E quando il proprio territorio è devastato dalla guerra, ma anche da desertificazioni, inondazioni, espropriazioni terriere, non si aspira ad altro che alla mera sopravvivenza. Non si fugge in cerca di una vita migliore, ma soltanto per conservare la propria vita".


mercoledì 26 agosto 2015

Aiutamoli a casa loro

Da quando è iniziata questa estate, le immagini televisive ci hanno presentato un esodo biblico: siamo invasi da immigrati! 
Ormai è chiaro: da tutto il sud del mondo, orde di disperati si riversano da noi, alla ricerca di un futuro fatto da ricchi da depredare, da donne da violentare e tanto altro.
I giornali si riempiono di commenti e soluzioni.
Bene, la più gettonata è quella di aiutarli a casa loro.
Ineccepibile! 
Solo che la storia ci dice una cosa diversa: ogni volta che siamo andati (sempre armati, aggiungo) a casa loro i danni, i dolori, la povertà che abbiamo causato non sono altro che l'origine di queste migrazioni.
Perchè stavolta dovrebbe essere diverso?

martedì 25 agosto 2015

Italiani, brava gente?

Estate, tempo di relax, più tempo da dedicare a se stessi, più tempo da dedicare alla lettura, di fare qualche nuova scoperta: è cosi è stato.
Mi è capitato tra le mani il libro "Italiani brava gente'" di Angelo Del Bocca.
Ne avevo sentito parlare, conoscevo l'autore, avendo letto dei suoi libri sul colonialismo italiano e una serie di interviste da lui fatte e raccolte in un libro. 
Ero preparato a leggere un libro controcorrente, un libro che metteva a nudo i comportamenti degli italiani brava gente in un secolo di storia unitaria.
Scoprire, però, che siamo stati i primi a usare bombe chimiche sui libici ed etiopi, che i nostri civilizzatori avevano ridotto in schiavitù coloro che lavoravano nelle loro fattorie e che torture, omicidi di massa, processi sommari,  fossero all'ordine del giorno non me lo sarei aspettato.
Cosi come i comportamenti delle nostre truppe d'occupazione in Dalmazia o in Russia, non dimenticando ciò che in Spagna, durante la guerra civile, hanno fatto le truppe inviate da Mussolini.
È una rilettura della nostra storia, al di fuori della storia che ci insegnano nelle scuole e della retorica nazionale
Italiani brava gente! Per nulla razzisti, per niente colonizzatori. Solo brava gente!
Leggendo questo libro mi sono reso conto che forse non siamo cambiati molto da quello che eravamo. 

martedì 4 agosto 2015

La "trazzera" politicamente scorretta

Negli ultimi 10 giorni tema centrale di tutte le discussioni politiche e non è, stata la realizzazione di quella che per comodità chiamerò la bretella autostradale, che consente di ridurre notevolmente i tempi per bypassare il tratto della Palermo-Catania chiuso a causa della frana che lo ha interessato nello scorso mese di aprile.
Ecco, credo che questo debba essere il punto di partenza.
L'autostrada è chiusa dallo scorso mese di aprile e nulla, a tutt'oggi, è stato fatto.(notizia di ieri è l'affidamento provvisorio a tre ditte dei lavori del caso).
Gli automobilisti sono costretti, quindi, ad arrampicarsi fino a Polizzi Generosa per poi ridiscendere verso Scillato quelli diretti a Palermo o Tremonzelli per coloro in direzione Catania.
Una strada assolutamente non sicura (vorrei ricordarlo all'assessore Pizzo) con una serie di frane che hanno deformato in maniera significativa la sede stradale.
Una trentina di chilometri che si percorrono in quasi 60 minuti. Sempre che non si trovi un autobus o un camion che  ne rallenta la circolazione.
Con il rischio (è accaduto già due volte) che un'incidente ne blocchi completamente la fruibilità.
Che cosa hanno fatto di così grave i grillini, mettendoci anche del proprio?
Nulla, se non riadattare una trazzera di campagna, già usata da molti, per renderla fruibile al transito, con tantissime limitazione, automobilistico.
Bene, io l'ho percorsa. Sono pronto a pagarne le conseguenze.
Ho risparmiato circa 1/2 ora: non ho incontrato mezzi pesanti o autobus e soprattutto non mi sono stancato.
Ho cinquanta due anni, da più di trenta guido, riesco a capire la pericolosità o meno di una strada e soprattutto sono in grado di capire i limiti e le potenzialità dell'autovettura che guido.
Detto questo, mi è facile comprendere le reazioni stizzite di quanti gridano all'inutilità di quanto fatto, della pericolosità della trazzera, dello spot elettorale fatto dal Movimento 5 Stelle: sono state messe a nudo le fragilità e le contraddizioni di una politica ciarlatane che si è completamente disinteressata della viabilità isolana.
Come spiegare il fatto che la frana è riuscita a far comprendere che il trasporto ferroviario ha in Sicilia un futuro e che è possibile unire Catania a Palermo con un treno veloce?
All'assessore Pizzo che ha usato metafore, eufemisticamente, poco felici chiedo che cosa abbia fatto da quando si è insediato per trovare una soluzione alla frana che nei fatti ha isolato Caltavuturo?
Voglio ricordare che a parte la manifestazione dell'Anci, nessuna istituzione regionale ha intrapreso iniziative perché venissero accelerati i tempi per la sistemazione della viabilità
Ora, sembrerebbe tutta la colpa sia del M5S, che non ha fatto altro che tentare,con tutte le difficoltà del caso, di dare un minimo di risposta ai bisogni dei siciliani.
E' stata un'operazione di grande impatto mediatico? Si, lo è stata. 
E con questo? Fanno il loro mestiere.
L'utilizzo di parte dei loro emolumenti per la realizzazione della bretella è demagogico? Forse.
Sempre meglio, comunque, dell'utilizzo delinquenziale che molti capogruppo hanno fatto delle risorse assegnate ai loro gruppi.
Il mio è una discorso qualunquista? Per molti benpensanti lo sarà ma non è che la cosa mi interessi molto.
Quello a cui sono interessato è che la Sicilia torni a essere governata da gente competente e capace, che sappia assumersi le proprie responsabilità e che sia in grado di dare delle risposte ai siciliani.
Sarò pessimista ma non credo che l'attuale classe dirigente lo sia.

Nb.Non inventatevi qualche escamotage per chiuderla. non sarebbe comprensibile e rappresenterebbe il più bel regalo che potreste fare al M5S. 







sabato 1 agosto 2015

Un miliardo l’anno: così accogliere i migranti fa girare l’economia italiana

L’accoglienza dei migranti è un business. E non solo per coloro che sulla pelle dei profughi fanno affari illeciti. Assistere le persone che ogni giorno arrivano sulle nostre coste, ospitare nelle strutture i richiedenti asilo e i titolari di protezione internazionale, anche nel rispetto della legge e delle convenzioni stipulate con le prefetture, muove introiti che favoriscono innanzitutto gli enti territoriali e aumentano le entrate a livello locale. Profitti che in alcuni casi sono una vera e propria manna dal cielo, soprattutto per le zone in cui si soffre più la crisi. Parafrasando un vecchio spot del governo Berlusconi, insomma, l’accoglienza “fa girare l’economia”.
980 MILIONI L'ANNO

Secondo gli ultimi dati forniti dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, a giugno erano78 mila i migranti ospitati nei centri italiani, tra strutture temporanee (48 mila), sistema di accoglienza per richiedenti asilo (20 mila) e centri governativi (10 mila). Per la loro assistenza lo Stato eroga ai centri convenzionati una somma media giornaliera di circa 35 euro al giornoa migrante (in cui rientrano anche i 2,50 euro al giorno del pocket money che spetta agli ospiti per le piccole spese giornaliere). “Quello dei 35 euro è costo calcolato mediamente per i progetti Sprar. Ma nel tempo si è attestato come costo medio anche per l’accoglienza straordinaria messa in pratica dalle prefetture – spiega Daniela Di Capua, direttore dello stesso servizio centrale Sprar (Sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo) – Tutte le convenzioni si sono quindi livellate su questo valore medio. Nel caso dello Sprar, in particolare, il costo viene calcolato in base al progetto che l’ente titolare presenta al momento in cui partecipa al bando. Nel presentare il budget ci si adegua anche al costo della vita locale, ci sono infatti territori in cui i servizi sono assenti e devono essere attivati, mentre in altri già esistono. Di tutto questo si tiene conto nel calcolare la spesa”. Stando alle cifre dichiarate dal ministero, dunque, la spesa massima quotidiana per l’accoglienza è di due milioni e 730mila euro, circa 82 milioni al mese, oltre 980 l’anno.

I SOLDI NON VANNO AI MIGRANTI, RESTANO NEI COMUNI

“Sono soldi che non vanno assolutamente in mano ai migranti – continua Di Capua – ma che rappresentano il costo del loro mantenimento. Se togliamo i due euro e cinquanta circa di pocket money, restano più 32 euro (il 92% del totale) a migrante che servono, prima di tutto, per coprire la spesa del personale: cioè per pagare gli stipendi, i contributi e i contratti degli operatori che lavorano nei centri, e che sono soprattutto giovani italiani. Una parte è spesa per l’alloggio e per il mantenimento delle strutture, che alcune volte sono di proprietà dei Comuni e vengono ristrutturate e altre volte sono prese in affitto da privati della zona. Infine, una parte serve a pagare i fornitori, da quelli di generi alimentari alle farmacie fino alle cartolerie”. 
Si tratta di una spesa che sostanzialmente rimane nei Comuni, spiega ancora la direttrice del servizio Sprar, non solo quelli vincitori dei bandi per l’accoglienza ma anche quelli limitrofi: “L’accoglienza è vantaggiosa da diversi punti di vista, quello culturale sicuramente, ma anche quello economico – dice Di Capua -. Nel caso dello Sprar sono 400 circa i comuni direttamente coinvolti nei progetti, ma secondo i nostri calcoli a beneficiarne sono almeno il triplo, cioè oltre mille. Questo perché spesso gli enti territoriali fanno accordi con comuni limitrofi per gestire meglio l’accoglienza. Stiamo portando avanti un monitoraggio proprio su questo e dai primi risultati emerge che il flusso finanziario ha un impatto positivo su un territorio ampio”.

giovedì 30 luglio 2015

Le e-mail della Clinton e i politici siciliani

Sto seguendo con attenzione la vicenda che riguarda l'uso da parte di Hillary Clinton del suo account di posta elettronica in luogo di quello istituzionale del Dipartimento di Stato.
A quanto pare sta mettendo a rischio la sua candidatura alle presidenziali del 2016.
E', infatti, fatto obbligo di tutti i componenti del governo americano e di tutti coloro che ricoprono incarichi pubblici di utilizzare per le comunicazioni ufficiali gli account ufficiali.
Questo per consentirne l'archiviazione e la catalogazione.
La Clinton avrebbe usato, non facendo una bella figura, la posta personale, lasciando intendere che avesse qualcosa da nascondere. 
Sembrerebbe che per cercare di uscire dall'impasse abbia, o stia per farlo, consegnato tutte le email (si tratta di migliaia) in questione.
E' probabile che a noi siciliani la cosa non ci riguarda ma riflettevo sul modo con il quale i nostri governanti usano l'email istituzionali.
Avete mai scritto a un assessore regionale, utilizzando gli indirizzi indicati dal sito?
Non rispondono nemmeno all'email augurali, è accaduto con il neo assessore alla sanità Bartolo Gucciardi e prima ancora con l'assessore Antonio Purpura.
Non voglio dimenticare i deputati regionali . Tutti forniti di e-mail istituzionali, delle quali la gran parte non conosce nemmeno l'indirizzo. Provare per credere!
Lunga sarebbe la lista delle email senza risposte inviate ai nostri cari politici isolani.
Lo stesso vale per come utilizzano i social network. 
A esclusione di qualcuno (l'on.le Pippo Di Giacomo è una rara ed efficace eccezione) nessuno interloquisce con chi scrive sulle loro bacheche.
La democrazia e la partecipazione si nutrono anche di questi semplici gesti e noi siamo ancora lontani da questo obbiettivo.







martedì 16 giugno 2015

Contrasto alla povertà: Legge Caruso, Laboratorio Sicilia? Meglio di no!

Sinceramente, visto il contenuto,  non se ne sentiva il bisogno ma tant'è, da oggi abbiamo il disegno di legge "Caruso", dal nome dell'Assessore al lavoro e alle politiche sociali della nostra regione per il contrasto alla povertà assoluta.
Presentato con un parterre di eccezione, due docenti universitarie (la prof.ssa Chiara Saraceno, la prof.ssa Marzia Barbera) il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, il presidente dell'Inps, prof.Tito Boeri, la segretaria della Cgil, Vera Lamonica e Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli
A fare gli onori di casa il Presidente (scritto con la p maiuscola) Crocetta, che ha aperto i lavori salutando gli intervenuti, dimenticandosi, però,  di parlare del disegno di legge. Ci ha deliziato parlando di tutto, dall'utilizzo dei fondi comunitari  agli sprechi nella spesa pubblica, dalle bretelle autostradali ai trasporti ferroviari, dalla crisi industriale di Gela (il dente batte dove il dente duole) a quella di Augusta.
In buona sostanza non è chiaro se condivide o meno la proposta del suo assessore. 
Particolare, questo,  non irrilevante.
Evito di parlare degli interventi, di grande qualità, dei relatori (ne scriverà la stampa) ma voglio soffermarmi sul disegno di legge presentato. 
Due aggettivi mi vengono subito in mente: confusionario e superficiale.
Appare un'enunciazione di buoni propositi e non un atto legislativo compiuto.
Non sono assolutamente definiti gli strumenti, gli interventi, chi deve fare cosa e soprattutto come. Non sono nemmeno individuati i beneficiari.
Si confondono i piani di intervento con le misure da realizzare.
Ancora una volta l'approccio è giurislavoristico, si parte dall'assunto che il lavoro di per sé liberi dalla povertà, dimenticando che è si importante ma in moltissimi casi non sufficiente. 
Abbiamo, infatti, imparato a conoscere i working poor. 
I lavoratori poveri, coloro che pur avendo un contratto di lavoro, non riescono ad affrancarsi dallo stato di deprivazione nel quale si trovano. 
Sia sufficiente pensare ai lavoratori degli appalti delle pulizie, ai tanti precari, a tutti coloro con contratti part-time o a tempo determinato.
Nel disegno di legge non sono nemmeno precisate le risorse finanziarie necessarie e a un assessore regionale non è permesso rimandare a generiche risorse nazionali o comunitarie, compito suo, o dei suoi uffici, enunciare il fabbisogno economico e come farvi fronte. 
Mi ha colpito, inoltre, che per affrontare una discussione per contrastare la povertà in Sicilia, si siano invitati solo relatori non isolani, come se il tema fosse un caso di studio e non un bisogno che la società isolana esprime da tempo.
La lotta alla povertà ha la necessità di uno sforzo corale da parte di tutti i soggetti, non essendo solo uno strumento di trasferimento monetario.
Mi chiedo, con chi l'assessore regionale vuole lavorare?
Con il presidente dell'Inps? (abbiamo, inoltre,  capito che amici non sono), con l'università di Torino, con quella di Brescia?
E mi chiedo soprattutto che cosa intende fare da domani l'assessore Caruso per dare corpo all'autobattezzata  Legge Caruso? 
All'assessore, persona avveduta, mi sento di ricordare un proverbio keniota che recita: Se vuoi arrivare primo, corri da solo; se vuoi arrivare lontano, cammina insieme.
Un'ultima annotazione, nel titolo dell'iniziativa era riportata in bella evidenza la definizione Laboratorio Sicilia
Vi prego, ogni volta che si parla di Laboratorio Sicilia, mi tremano le gambe. 
Non è che ci abbia portato molto fortuna.





domenica 31 maggio 2015

Nuove metodologie di lotta politica.

Puntualmente le indagini e le statistiche dell'agenzia delle entrate, ci informano dello stato delle attività di contrasto all'evasione fiscale nel nostro Paese. 

Analogamente, la Guardia di Finanza ogni anno comunica le iniziative intraprese nella stessa direzione.
Ma che adesso lo faccia un agente di riscossione, per giunta considerato un carrozzone politico, è una novità.
È quello che è successo in Sicilia. 
Novità degli ultimi giorni, in una conferenza stampa congiunta del Presidente Crocetta e del presidente di Riscossione Sicilia (1), avv.Antonio Fiumedreddo, (2) presentano uno studio dal quale emerge che circa 800 cittadini devono versare al fisco ingenti somme.
Tra il detto e il non detto (questo è il dramma) fanno intendere che tra questi ci sono nomi noti, politici in attività e tanto altro ancora.
Il buon Crocetta non si lascia sfuggire l'occasione per tuonare contro la "mangiugghia". 
Tuona contro i politici che evadendo il fisco penalizzano ulteriormente la Sicilia, che attraversa il momento più difficile della storia recente.
Il buon Fiumefreddo, che vive in maniera quasi orgasmica il finire sulle pagine dei giornali, aggiunge che a libro paga della società da lui presieduta ci sono mezzo migliaia di avvocati, che il comune di Catania trucca i bilancio continuando a iscrivere quale entrate somme da riscuotere da soggetti defunti. (A proposito come è finita?)
Questi in sintesi i fatti, almeno quelli che sono riuscito a comprendere dalla lettura dei giornali.
Mi permetto, però, di fare qualche considerazione perché tutta la faccenda non mi piace. 
Per prima cosa trovo inappropriato che alla conferenza stampa partecipi il presidente della regione e che conosca i nomi delle persone coinvolte e li utilizzi per lanciare messaggi a destra e a manca.
Se ci sono quei nomi si rendano tutti pubblici o si taccia.
Altro aspetto, per me, inquietante è che la comunicazione istituzionale avvenga attraverso comunicati stampa e non con i canali istituzionali che sono propri. 
Tutto si trasforma in guerra per bande. 
E' il vecchio sistema del "o con me o contro di me".
E c'è da essere seriamente preoccupati a vivere con questa classe dirigente.
Speriamo bene.

NB. Facciano una conferenza stampa informandoci quanti soldi sono riusciti a recuperare. 

(1) versione sicula di Equitalia
(2) costretto a dimettersi solo poche ore dopo essere stato nominato assessore, per vicende riguardanti la sua attività professionale



giovedì 7 maggio 2015

Quale futuro per l'Unione Europea? I libri di sbilanciamoci.org

Mi permetto di allegare un libro (da scaricare liberamente) che deriva dai dibattiti e dalle relazioni presentate al 20th Workshop on Alternative Economic Policy in Europe, organizzato dall’EuroMemo Group, tenutosi dal 25 al 27 settembre 2014 a Roma. 
Il testo si basa sui contributi scritti di Marija Bartl, Joachim Becker, Riccardo Bellofiore, Gabriel Siles Brügge, Marcella Corsi, Judith Dellheim, Trevor Evans, Rodrigo Fernandez, Marica Frangakis, Carlo Giannone, John Grahl, Giulio Guarini, Peter Herrmann, Jeremy Leaman, Jacques Mazier, Mahmood Messkoub, Pascal Petit, Mario Pianta, Dominique Plihon, Oliver Prausmüller, Werner Raza, Malcolm Sawyer, Catherine Sifakis, Achim Truger e Frieder Otto Wolf.
Credo che si tratti di una lettura parecchio interessate.

Quale futuro per l'Unione Europea?

domenica 3 maggio 2015

La sentenza della Corte Costituzionale e la macchina della paura

Non era difficile prevederlo. La campagna del terrore è già iniziata. 
Una sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato la norma, che ha bloccato per un paio di anni la perequazione delle pensioni, in contrasto con la Costituzione. 
A parte la figura di perocottara della Fornero, che ha immediatamente dichiarato che non fu lei a volerla ma tutto il governo, ora si tratta di risarcire i pensionati di ciò a loro è stato tolto.
Ed è così,  che la macchina della paura si è avviata. 
Subito dopo la sentenza, gli esperti hanno quantificato in 5 miliardi di euro il costo della sentenza.
Passano i giorni e il costo lievita,  ora siamo già a 9 e tra qualche giorno diventeranno almeno 12.
Vengono disegnati scenari apocalittici. 
Si dirà che la differenza tra noi e la Grecia sta nell'applicazione della sentenza.
Aumenterà lo spread, ci ricacceranno nel terrore, colpevolizzeranno i pensionati, ci diranno che non ci sono soldi.
Poi a qualcuno verrà il colpo di genio. Troveranno l'escamotage per ridurre l'importo, si imporrà il rimborso a rate e intanto non si taglierà la spesa dove può essere tagliata.
No. Non ci sto.
Questi, sono soldi dei pensionati, sono soldi loro. Hanno fatto cassa con i più deboli e poveri, si vergognino.
Applichino immediatamente la sentenza della Consulta, senza se e senza ma.
Questa sentenza è il primo provvedimento di politica economica espansiva dall'inizio della crisi; vogliamo vedere che la sua applicazione (che vale molto di più degli 80 €) rappresenta un primo e decisivo passo per l'uscita dalla crisi? 


venerdì 1 maggio 2015

Gli spread che contano.

Di ritorno da Monaco, per una breve vacanza, devo confessare che mi ha molto sorpreso il gran numero di donne in gravidanza e la presenza di innumerevoli coppie con passeggini.
Ora, aldilà delle facili battute, quello che mi interessa sottolineare è che Germania, sembrerà un'ovvietà,  si fanno ancora figli.
A dimostrazione, sicuramente, che in Germania, le politiche per la famiglia non saranno, come da noi, una sterile enunciazione ma un complesso di interventi che trasformano l'attesa di un figlio da salto nel buio a impegno per il futuro.
L'unica cosa che siamo riusciti a fare è inventarci il bonus bebè, non comprendendo che serve ben altro, a partire dalla certezza di un lavoro realizzato non nella precarietà, nel quale devi nascondere la gravidanza se vuoi mantenerlo.
Sono servizi per l'infanzia che ti consentano di sapere dove lasciare i tuoi figli mentre sei al lavoro, significa avere servizi sanitari efficienti e sopratutto gratuiti.
Significa avere la concreta speranza che il futuro per tuo figlio sia migliore del tuo presente.
Ecco, il nodo è tutto qua. Quanti in Italia, pensano che il futuro sarà migliore?
Ormai viviamo in un eterno presente. Evitiamo di interrogarci su come sarà il nostro domani.
E se non cambierà siamo destinati a scomparire.
E' su queste cose che mi piacerebbe che si misurasse il differenziale con la Germania.
Non possono contare gli interessi sui titoli di stato ma devono valere le persone, le loro speranze, i loro desideri, in poche parole: la nostra dignità
Buon Primo Maggio



domenica 26 aprile 2015

Giovanni Lo Porto e i coccodrilli.

Giovanni Lo Porto è morto. 
Ucciso dallo sforzo democratico di un drone statunitense. 
Non voglio parlare delle polemiche, sorte intorno alla sua morte e alle modalitá con le quali è avvenuta,  sono interessato, invece, a sottolineare l'ipocrisia di tanta politica siciliana, che oggi piange la sua morte. 
Chissà quanti, di quelli che con le loro dichiarazioni hanno riempito le pagine dei giornali ricordando l'impegno umanitario del Lo Porto,  sapevano chi fosse.
Molti di questi, inoltre, quando sono stati sollecitati a far sentire la loro autorevole (solo per l'incarico che ricoprono) voce, per chiedere la liberazione del cooperante, non hanno avuto nemmeno la buona educazione di rispondere.
È il caso di quello che è stato eletto presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana.
Nel febbraio 2014, a due anni dal rapimento, il Forum del Terzo Settore della Sicilia aderendo alla campagna "Vogliamo Giovanni libero" promossa da tante Associazioni e ONG, aveva richiesto con una lettera formale al di cui sopra, un intervento per evitare che si spegnessero i riflettori sulla vicenda. 
Risultato? 
Nulla e poi ancora nulla. 
Non so nemmeno se l'e-mail (inviata all'indirizzo ufficiale) è stata vista, leggerla, a quanto pare, era troppo. 
Adesso, però, è l'ora delle lacrime e dei comunicati.
Ed è questo che non mi piace. 
Per qualcuno il silenzio sarebbe d`obbligo: è il modo migliore di onorare la memoria di un siciliano, di cui andare orgogliosi e che non meritava di avervi quale governanti.

giovedì 23 aprile 2015

Abbiamo vinto: siamo gli ultimi.

Da tempo immemorabile siamo in competizione con i calabresi per chi vive nelle condizioni peggiori.
È una gara difficile, nella quale generazioni di classe dirigente si sono cimentate, non lesinando energie,al fine di regalarci tutti i tristi primati possibili: disoccupazione, reddito procapite, abbandono scolastico, qualità della vita, presenza criminale, per citarne alcuni tra i più qualificati. 
Poi, un giorno un amico calabrese, in Sicilia per lavoro, costretto a fare il periplo dell'isola per arrivare con i mezzi pubblici da Catania a Palermo, transitando da Messina mi dice: "Siete messi proprio male".
Capisco che è fatta, è il riconoscimento di una sconfitta. Abbiamo vinto. 
Finalmente, con merito e orgoglio, possiamo affermare che, almeno in Italia, nessuno potrà più batterci. 
Nella graduatoria delle regioni, l'ultimo posto è nostro. Peggio di cosi non può andare. 
Forse, è propria questa, l'unica ragione di ottimismo.

domenica 19 aprile 2015

In queste tragedie del mare c'è qualcosa che non mi convince

Le pagine dei giornali ci informano che viviamo spiati. Non vi è nulla che facciamo che non sia visto e registrato.
Ci dicono che esistono dei satelliti, in orbita a 500 km dalla terra, in grado di leggere la targa di un'automobile.
Sappiamo che aerei senza piloti, teleguidati, sorvolano e ci informano di quanto accade nel più sperduto villaggio dell'Afghanistan. 
Ne sappiamo qualcosa noi siciliani visto che a Niscemi, il governo americano sta costruendo un mega impianto radar, con il quale controllare tutte le comunicazioni del medio oriente e del nord Africa.
Premesso questo, c'è qualcuno che riesce a spiegarmi come sia possibile accorgersi degli arrivi dei barconi solo quando sono in prossimità delle nostre coste o in difficoltà?
Non è possibile monitorare tecnologicamente i porti libici?
Non abbiamo agenti segreti in loco?
La cosa è tanto più incredibile alla luce delle minacce dell'Isis. 
Se invece di disperati fossero cellule di integralisti islamici? (questo detto per paradosso, visto che non rischierebbero la vita nell'attraversata)
Sento odore di bruciato. 
Comincio a pensare che i morti nel Mediterraneo siano il deterrente che l'Europa ha trovato per limitare l'afflusso dei migranti.
A pensar male si fa peccato ma.......

sabato 18 aprile 2015

Trattato di politichese.

Quello che trascrivo, penso, sia un trattato di politichese. Quando la comunicazione tra politica e cittadini avviene con queste modalità e forme, non credo debba sorprenderci il giudizio che si esprime sulla politica.

"Alla prossima direzione regionale dei democratici, e anche a quella provinciale, più imminente, in vista delle elezioni amministrative porrò l'accento sui risvolti negativi e incresciosi della vicenda che qualcuno continua a definire 'dialettica' all'interno del partito nel capoluogo e nei piccoli e medi centri della provincia, già gravemente emerse nel dibattito dell'ultima direzione provinciale, dove si è addirittura approvato, a maggioranza, un documento che, se di fronte alla presa d'atto dello sfascio della città imponeva la riorganizzazione unitaria del Partito Democratico palermitano, dall'altro proiettava all'opinione pubblica maggiore divisione e lacerazioni interne". E' assurdo e inaccettabile che le varie aree, con la regia di scaltri supervisori, elaborino separatamente i documenti politici da proiettare, sempre e comunque, verso lotte intestine, come e' accaduto nella recente direzione provinciale. Se la sfida più grande è il governo delle grandi città e la qualità dell'amministrazione che riusciamo ad offrire la scelta dell'istituzione dell'unione cittadina potrebbe rappresentare in tal senso un'opportunità di non poco conto. Ma bisognerà riflettere sul fatto che in città e in provincia c'e' un forte malessere della base e dei dirigenti, derivante dal fatto che il Pd sembra essere diventato un pullman a più porte e a basso costo, interessante e utile solo per i percorsi più tortuosi della politica, dove si evidenziano accordi e sintonie sotto e sopra banco per spartire e allettare vecchie e nuove tifoserie. Invece bisognerà sforzarsi proprio in vista delle amministrative di elaborare progetti convincenti e da questo allargare i consensi e la reale partecipazione".

E' difficile non essere d'accordo, impossibile è capirne il contenuto

martedì 14 aprile 2015

Le dimissioni di Ciucci? Non mi bastano.

Ciucci, presidente di Anas, ha deciso per spirito di servizio e alto senso di responsabilità, così ci tiene a far sapere,  di rassegnare le dimissioni dall'incarico.
Il passo indietro, ha aggiunto, è per consentire al nuovo governo di poter fare le proprie valutazioni sul futuro della società.
Bravo Ciucci, anche se qualcuno sospetta che si sia dimesso per non essere cacciato.
Ora la gogna mediatica è tutta per lui. 
Tutta e solo per lui?
Mi dispiace, non è giusto. Non basta. 
Ciucci non governava da solo.
Accanto a lui, sedevano in consiglio di amministrazione due componenti in rappresentanza del ministero dell'economia e dei trasporti.
I due non sapevano nulla? Non hanno visto nulla?  Non hanno nulla da dire? Vivevano sulla luna? 
Ci dicano, per favore, come hanno interpretato il loro ruolo all'interno del consiglio di amministrazione.
Ancora, però, non mi basta. 
I boiardi di stato, va ricordato, non sono assunti per concorso ma indicati dal governo, che ne riconosce, facendosene garante, le capacità professionali e manageriali. 
È chiedere troppo che chi lo ha nominato, in casi come questi, chieda scusa e vada a fanculo anche lui?

lunedì 13 aprile 2015

Quando a dividersi è la Sicilia

La Sicilia spaccata in due. Questo il commento più diffuso alla notizia della frana, quasi maggiorenne, che ha interrotto l'autostrada Palermo/Catania.
Adesso, come uno spettacolo andato tante volte in scena,  si andrà alla ricerca del/dei responsabile/i di anni di incuria, di distrazioni, di disinteresse per la rete stradale siciliana.
Stavolta, però, l'assenza delle risorse, per favore, non sia usata come alibi giustificativa per i mancati interventi. 
Non sono un tecnico ma mi piacerebbe sapere e sarebbe trasparente far conoscere come sono state spese le ingenti risorse provenienti dai fondi europei.
Ormai, è troppo comodo rifugiarsi nella scusa che non ci sono soldi. In questo modo si tagliano le risorse per le politiche sociali, per l'istruzione, per quelle strutture che servono.
L'Assessore Regionale Pizzo (spero non sia una dichiarazione d'intenti) ha dichiarato molto opportunamente che su questa strada viaggia il PIL della Sicilia e con esso la speranza che le cose possano cambiare.
Ora, per favore, non si parli di emergenza, di commissari o di altri strumenti per accorciare i tempi. L'opera va ripristinata con gli strumenti ordinari di cui dispongono le pubbliche amministrazioni. Crocetta, per una volta, se ne è capace, pur non essendo responsabile di quanto accaduto, si faccia carico del dramma (di questo si tratta) che vive la Sicilia. Faccia tutto ciò che è nelle sue possibilità affinché sia ripristinata la viabilità.
Questa si, sarebbe una vera rivoluzione.

La narrazione e i fatti. Il governo Meloni fa scuola

NARRAZIONE: “si introduce un esonero dal versamento del 100 per cento dei contributi previdenziali ed assicurativi a carico del datore di la...