domenica 18 febbraio 2024

E se De Luca avesse ragione? Si, ha perfettamente ragione.

Hanno fatto più notizia gli epiteti rivolti dal presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, alla presidente Meloni (definita una stron....) e al ministro Fitto (pinguino) che non le motivazioni della protesta che hanno portato oltre 300 sindaci campani e di altre regioni meridionali a Roma.
L'informazione politica, purtroppo, ormai guarda al gossip e non alla sostanza delle cose.  Non ho, infatti, ritrovato in nessun articolo le questioni che De Luca da tempo pone al centro delle sue rivendicazioni nei confronti del Governo Nazionale. 
Eppure non ne ha mai fatto mistero. Dovrebbe sorprenderci, al contrario, l'assenza dei sindaci meridionali e siciliani in particolare.. 
Di cosa parliamo? Del Fondo Sviluppo e Coesione e delle imperscrutabili ragioni che ancora ostano alla mancata erogazione alle regioni meridionali delle risorse di loro spettanza.
Per la Sicilia parliamo di circa 6 miliardi di € nel periodo 2021/2027.
Risorse alle quali vanno detratti circa 2 miliardi € che la maggioranza ha deciso senza alcun coinvolgimento del Governo Regionale di destinare alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina e alla costruzione di termovalorizzatori.
Un vero e proprio scippo.
Il recente decreto sud del settembre scorso ha previsto che per attivare le risorse del FSC siano sottoscritti dalle regioni con il governo nazionale degli accordi nei quali siano indicati le risorse, i progetti, la complementarietà con gli altri fondi (europei e nazionali), le attività di monitoraggio.
Il presidente De Luca denuncia proprio questo, il colpevole ritardo con il quale il Governo Nazionale sta lavorando alla redazione dell'Accordo di coesione.
E non è un caso che allo stato attuale gli unici accordi sottoscritti riguardino le regioni del nord. 
Ormai è chiaro: il governo Meloni ha deciso di abbandonare al proprio destino il mezzogiorno.
Sia sufficiente scorrere i provvedimenti legislativi adottati dal suo insediamento per leggere la volontà di non investire nel sud, di darne ancora una volta la vecchia lettura di un mezzogiorno incapace di spendere le risorse, di darsi autonomamente una strategia di sviluppo e che ha ancora bisogno di una guida forte e autorevole che solo Palazzo Chigi è in grado di assicurare.
De Luca, sicuramente prima di altri, ha ben compreso questo disegno e ha deciso, ancora in solitudine, di opporsi.
Avrà, forse, sbagliato nella scelta delle parole ma è innegabile che abbia perfettamente ragione.
Per noi siciliani il dramma è rappresentato da un governo regionale che ha deciso per motivi di affinità politica con la maggioranza che governa il paese di girarsi dall'altra parte, di non capire cosa stia accadendo, di non realizzare come, ancora una volta, il sud sia chiamato a pagare in termini di esclusione, di povertà, di emarginazione, di emigrazione, di sottosviluppo, il rilancio post pandemico delle regioni più forti.
Con buona pace della narrazione patriottica che la Meloni ci propina e che tanta informazione è pronta ad amplificare.


La narrazione e i fatti. Il governo Meloni fa scuola

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