giovedì 29 novembre 2012

Il XIV Rapporto di Sbilanciamoci



Presentato a Roma il XIV Rapporto di Sbilanciamoci! su: “Come usare la spesa pubblica per i diritti, l’ambiente, la pace”. Il Rapporto, oltre ad analizzare criticamente le politiche del governo italiano e di Unione e Commissione europea – formula 94 proposte specifiche e dettagliate, in una “manovra” da 29 miliardi di euro.
La filosofia della controfinanziaria n. 14 è opposta a quella delle politiche neoliberiste e di “austerity”: per fronteggiare la crisi bisogna investire nel rilancio dell’economia, nella redistribuzione della ricchezza e in un nuovo modello di sviluppo sostenibile e di qualità. Per far crescere la torta bisogna prima fare delle fette più eque per tutti.
La controfinanziaria – frutto di un lavoro collettivo della rete di Sbilanciamoci– va ad aggiungersi alle altre numerose iniziative culturali, politiche ed editoriali alle quali il sito sbilianciamoci.info sta lavorando. La "Rete europea degli economisti progressisti" è stata lanciata a Firenze 10+10 da Sbilanciamoci! e dai suoi "cugini" di dieci paesi europei con il documento che trovate in questa pagina. La chiusura dell'Ilva di Taranto decisa dall'azienda richiede un nuovo intervento pubblico che sappia tutelare il lavoro e l’ambiente; Riccardo Colombo e Vincenzo Comito in questa pagina spiegano come si potrebbe realizzare. L’Italia ha un problema più generale di politica industriale e l’appello di 50 economisti.(L'appello)
Il governo ha imposto un accordo sulla produttività inutile e dannoso, e 75 economisti firmano una critica e indicano un’alternativa. Abbiamo rotto il silenzio italiano sull’impossibile “Fiscal compact” pubblicando l’analisi degli “Economisti sgomenti” francesi nell’ebook presentato. È l’insieme di quest’anno di governo Monti che non ha funzionato, come spiega in dettaglio in questa pagina Pitagora.  Le proposte di Sbilanciamoci! spiegano come si può fare.

martedì 27 novembre 2012

Un post sulla situazione ellenica di un giornalista greco tradotto in italiano.

La crisi del debito greco aggrava il risentimento tra le nazioni europee. Tuttavia, la lotta dei Greci contro gli interessi economici privati riguarda ​​tutti noi.
Non sono mai stato così disperato dal dover spiegare questo e, al tempo stesso, così pieno di speranza che le persone possano capire questo semplice fatto: le proteste in Grecia vi riguardano tutti direttamente.
Quello che sta succedendo ad Atene in questo momento è la resistenza contro un’invasione brutale quasi quanto quella della Polonia nel 1939. Gli invasori sono vestiti in giacca e cravatta invece che in uniforme e sono dotati di computer portatili al posto dei fucili, ma non lasciamoci ingannare: l’attacco contro la nostra sovranità è violento e profondo. Gli interessi dei patrimoni privati stanno dettando le politiche che la nostra nazione sovrana deve adottare, espressamente e direttamente contro l’interesse nazionale. Ignorare questo significa ignorare il pericolo. Forse preferite immaginare che tutto questo si fermerà lì? Forse vi dite che l’ufficiale giudiziario non arriverà in seguito in Portogallo, Irlanda, Spagna né in Inghilterra? Tutto questo è già iniziato ed è per questo che non possiamo permetterci di ignorare ciò che sta accadendo.
Sono loro che ci impongono tutte queste privatizzazioni. Josef Schlarmann, storico esponente del partito di Angela Merkel ci ha fatto recentemente una proposta, oh!, così utile: dovremmo vendere le nostre isole a investitori privati ​​al fine di pagare gli interessi sul nostro debito, interessi che ci sono stati imposti per stabilizzare le istituzioni finanziarie e il fallimento di un’esperienza monetaria. E, naturalmente, è solo un caso che studi recenti dimostrino che ci sono enormi riserve di gas nel Mar Egeo. 
La Cina è coinvolta in tutto questo poiché ha enormi riserve di valuta estera, di cui più di un terzo in euro. Siti storici come l’Acropoli potrebbero essere privatizzati. Se non rispondiamo alle richieste dei politici stranieri, il rischio è che ce lo impongano. Trasformeranno il Partenone e l’antica Agorà in Disneyland, e sotto-pagheranno persone per mascherarsi da Platone o Socrate per recitare i capricci dei ricchi.
I greci sono caduti nella trappola del capitalismo
Capite bene che non sto cercando di giustificare i miei connazionali di tutte le colpe. Abbiamo fatto un sacco di errori. Quando sono tornato in Grecia nel 2006, ho passato i primi mesi a osservare un paese completamente diverso da quello che avevo lasciato dietro di me nel 1991. Ogni cartello, ogni fermata di bus, ogni pagina di rivista esaltava le virtù dei finanziamenti agevolati. Era una distribuzione di denaro gratuito!

sabato 24 novembre 2012

Produttività: Appello per un patto utile per il Paese

Un gruppo di economisti denuncia gli errori del Patto per la produttività, chiede alle Parti sociali di fermare il declino e al governo di sostenere l’impegno per relazioni industriali più eque, efficaci e produttive

La volontà delle Parti sociali di giungere alla firma di un accordo programmatico per fermare il declino del sistema industriale italiano e muoversi in una prospettiva di crescita non può e non deve essere sprecata. Troppo evidenti sono, da un lato, le difficoltà di cui soffre il nostro sistema produttivo, così come, dall’altro lato, la necessità di offrire una prospettiva di crescita economica sostenibile e di benessere per le future generazioni.
Proprio perché condividiamo questa necessità e urgenza, riteniamo che il testo conclusivo accordo sulla produttività, proposto da Confindustria il 16 novembre 2012 alla firma delle varie organizzazioni imprenditoriali e sindacali delle imprese e dei lavoratori  costituisca un riferimento importante ma non conclusivo del confronto tra le Parti sociali. Questo testo deve essere migliorato affrontando i nodi ancora aperti, al fine che tutte le Parti sociali possano porvi con convinzione la loro firma. Se occorre tempo, si prenda tempo e si continui il confronto.
Riteniamo che i seguenti aspetti meritino una ulteriore riflessione.
1) Non è opportuno accordarsi sul merito di quanto deve essere fatto nella contrattazione collettiva per innescare un circolo virtuoso tra crescita delle retribuzioni e crescita della produttività prescindendo dalla questione aperta della democrazia sindacale, della certificazione della rappresentanza, della esigibilità degli accordi sottoscritti, dei diritti di rappresentare e contrattare – diritti da garantire sia per i firmatari che per i non firmatari degli accordi. Vi sono i presupposti condivisi nell’accordo del giugno 2011; occorre solo darne attuazione, per via negoziale tra le confederazioni o, in subordine, per via legislativa.
2) Gli strumenti di incentivazione fiscale per la diffusione della contrattazione di secondo livello e l’estensione delle retribuzioni variabili tramite la contrattazione di secondo livello (detassazione e decontribuzione) risultano efficaci solo se si introducono meccanismi di collegamento tra retribuzioni e risultati d’impresa centrati su: innovazione tecnologica ed organizzativa interna alle imprese; innovazione di prodotto e di qualità dello stesso; nuove tecnologie di produzione basate sulle ICT; nuovi disegni organizzativi dell’impresa e del lavoro; processi formativi, di valorizzazione e responsabilizzazione delle risorse umane, di coinvolgimento e partecipazione dei dipendenti e delle loro rappresentanze nella organizzazione del lavoro e della produzione (in attuazione dell’art. 46 della Costituzione). Essenziale risulta l’attivazione delle complementarità tra questi fattori che rendono moltiplicativo il loro impatto sulla produttività. Ogni scorciatoia che prediliga tradizionali indicatori di produttività e redditività output-oriented rischia di rendere inefficace il meccanismo premiante che si intende introdurre, lasciando aperta la strada a forme di salario variabile “cosmetiche” con effetti nulli sulla competitività delle imprese. Modelli di incentivazione dello sforzo lavorativo o di suddivisione del rischio sono tipici di concezioni di impresa arcaiche che introducendo comportamenti non-virtuosi possono perfino abbassare la produttività, la redditività e la competitività dell’impresa e dell’economia nel suo complesso, accrescendo le zone di rendita già presenti, che ostacolano le opportunità di ripresa.
3) La strategia che tende a far crescere il ruolo della contrattazione di secondo livello, aziendale e territoriale, a scapito di quella di primo livello, nazionale, in ragione anche della ridotta estensione attuale della contrattazione decentrata, corre il rischio di produrre una ulteriore riduzione delle protezioni e delle tutele che solo il contratto nazionale garantisce ai lavoratori dipendenti; al contempo con questa strategia si rischia che una quota della retribuzione certa fissata col contratto nazionale sia trasformata in retribuzione incerta perché variabile definita a livello decentrato, vanificando quell’aumento delle retribuzioni reali auspicato da molti come utile misura per sostenere la domanda interna, a tutto svantaggio non solo dei lavoratori ma del sistema delle imprese e dell’economia nel suo complesso.
Abbiamo a cuore il sistema produttivo italiano, la sua capacità concorrenziale nel contesto internazionale, la crescita della sua capacità di creare reddito e benessere sostenibili nel tempo per l’intera comunità. Al contempo siamo convinti che l’intero sistema delle imprese ed il mondo del lavoro tutto sono indispensabili per costruire insieme un cambio di direzione e imboccare insieme una via di uscita, ma non possono sopportare da soli i costi del necessario cambiamento strutturale. L’azione del Governo è altrettanto indispensabile, sul terreno delle politiche di innovazione, delle risorse economiche per supportare le imprese nelle loro strategie innovative, delle politiche di istruzione e di sostegno diretto al sistema della ricerca, pubblica e privata, di riduzione del carico fiscale sulla produzione di reddito e sul lavoro.
Per queste ragioni auspichiamo che il confronto tra le Parti sociali non si interrompa ma prosegua al fine di giungere alla firma di un Accordo per la crescita della produttività e della competitività in Italia che non prescinda da quanto sopra delineato ma che anzi se ne faccia carico in toto; ed al contempo auspicano che il Governo trovi la volontà politica e le risorse economiche per supportare la realizzazione concreta di tale Accordo.
20 Novembre 2012

Prof. Nicola Acocella, Università La Sapienza, Roma
Prof. Riccardo Leoni, Università di Bergamo
Prof. Paolo Pini, Università di Ferrara
Prof. Leonello Tronti, Università di Roma Tre

Coloro che desiderano aderire all’Appello sono invitati ad inviare una mail al seguente indirizzo:
indicando nell’Oggetto: Aderisco all’Appello “Un Patto che sia utile per il Paese"
e nel testo: Nome, Cognome, qualifica, città

venerdì 23 novembre 2012

25 novembre: Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

Le Sorelle Mirabal

Ojo de Agua (Santo Domingo): Patria (1924-1960);  Minerva (1926-1960);  Maria Teresa (1936-1960);  Dedé (1925 - vivente)

Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva, Antonia Maria Teresa Mirabal nacquero a Ojo de Agua provincia di Salcedo nella Repubblica Dominicana da una famiglia benestante. Combatterono la dittatura(1930-1961) del dominicano Rafael Trujillo, con il nome di battaglia Las Mariposas (Le farfalle).
Il 25 novembre 1960 Minerva e Maria Teresa decidono di far visita ai loro mariti, Manolo Tavarez Justo e Leandro Guzman, detenuti in carcere. Patria, la sorella maggiore, vuole accompagnarle anche se suo marito è rinchiuso in un altro carcere e contro le preghiere della madre che teme per lei e per i suoi tre figli. L’intuizione della madre si rivela esatta: le tre donne vengono prese in un’imboscata da agenti del servizio segreto militare, torturate e uccise.
Il loro brutale assassinio risveglia l’indignazione popolare che porta nel 1961 all’assassinio di Trujillo e successivamente alla fine della dittatura.
Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 54/134, dichiara il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in loro memoria.
La militanza politica delle tre sorelle Mariposas era iniziata quando Minerva, la più intellettuale delle tre, il 13 ottobre 1949, durante la festa di san Cristobal, organizzata dal dittatore per la società più ricca di Moca e Salcedo, aveva osato sfidarlo apertamente sostenendo le proprie idee politiche.
Quella data segna l’inizio delle rappresaglie contro Minerva e tutta la famiglia Mirabal, con periodi di detenzione in carcere per il padre e la confisca dei beni per la famiglia.
Minerva mostra fin da bambina un carattere forte e indipendente e una grande passione per la lettura, il suo paese e la libertà. La sua influenza sulle sorelle è notevole, soprattutto su Maria Teresa, la più piccola, che la prende a modello e cerca di emularla negli studi universitari, iscrivendosi ad Architettura, facoltà che non termina, conquistando soltanto il grado tecnico in Agrimensura.
Maria Teresa segue Minerva giovanissima nella militanza politica, dopo essersi fidanzata con un altro attivista politico, Leandro Guzmàn, amico del marito di Minerva.
Dopo la conclusione degli studi superiori Minerva chiede ai genitori il permesso di studiare Diritto all’Università (suo grande sogno fin dall’infanzia), ma la madre di oppone: conoscendo le sue spiccate idee politiche, teme per la sua incolumità. Per consolarla del diniego il padre le permette di imparare a guidare e le regala un automobile su cui, con grande audacia per i tempi, scorrazza da sola per tutta la provincia.
Ma nel 1952, all’età di ventisei anni, Minerva riesce a iscriversi all’Università di Santo Domingo, che frequenterà fra divieti e revoche. Dopo la laurea però non le viene consentito l’esercizio della professione.
Minerva, unica donna insieme a Dulce Tejada in un gruppo di uomini, il 9 gennaio del 1960 tiene nella sua casa la prima riunione di cospiratori contro il regime che segnò la nascita dell’organizzazione clandestina rivoluzionaria Movimento del 14 giugno e il cui presidente fu suo marito Manolo Tamarez Justo, assassinato nel 1963.
Minerva fu l’anima del movimento «Durante un’epoca di predominio dei valori tradizionalmente maschili di violenza, repressione e forza bruta, dove la dittatura non era altro se non l’iperbole del maschilismo, in questo mondo maschilista si erse Minerva per dimostrare fino a che punto ed in quale misura il femminile è una forma di dissidenza». (Dedè Mirabal)
Ben presto nel Movimento 14 giugno, oltre alla giovanissima (quando fu assassinata aveva soltanto venticinque anni) Maria Teresa e al marito, che già da anni erano attivisti politici, furono coinvolti anche la materna e solidale Patria e il marito Pedro Gonzalez.
Patria aveva abbandonato gli studi presso una scuola secondaria cattolica di La Vega (come farà Dedé per badare all’attività familiare) per sposare a sedici anni un agricoltore. Patria è molto religiosa e generosa, allegra e socievole; si definisce “andariega”, girovaga, perché ama molto viaggiare. Era madre di quattro figli (ma l’ultimo visse soltanto pochi mesi) e non esita ad aderire al movimento per « non permettere che i nostri figli crescano in questo regime corrotto e tirannico».
La loro opera rivoluzionaria è tanto efficace che il Dittatore in una visita a Salcedo esclama: «Ho solo due problemi: la Chiesa cattolica e le sorelle Mirabal».
Nell’anno 1960 Minerva e Maria Teresa vengono incarcerate due volte; la seconda volta vengono condannate a cinque anni di lavori forzati per avere attentato alla sicurezza nazionale, ma a causa della cattiva reputazione internazionale di Trujillo dopo l’attentato al presidente venezuelano Betancourt, vengono rilasciate e messe agli arresti domiciliari.
Anche i loro mariti e il marito di Patria, Pedro Gonzalez, vengono imprigionati e torturati.
Trujillo progetta il loro assassinio in modo che sembri un incidente, per non risvegliare le proteste nazionali e internazionali; infatti i corpi massacrati delle tre eroine vengono gettati con la loro macchina in un burrone.
L’assassinio delle sorelle Mirabal provoca una grandissima commozione in tutto il paese, che pure aveva sopportato per trent’anni la sanguinosa dittatura di Trujillo. La terribile notizia si diffonde come polvere, risvegliando coscienze in letargo.
L’ unica sorella sopravvissuta, perché non impegnata attivamente, Belgica Adele detta Dedé, ha dedicato la sua vita alla cura dei sei nipoti orfani: Nelson, Noris e Raul, figli di Patria; Minou e Manuelito, figli di Minerva, che avevano perso il padre e la madre, e Jaqueline figlia di Maria Teresa, che non aveva ancora compiuto due anni. Dedé esorcizzerà il rimorso per essere sopravvissuta alle amatissime sorelle dandosi il compito di custode della loro memoria: «Sopravvissi per raccontare la loro vita». Nel marzo 1999 ha pubblicato un libro di memorie Vivas in su jardin dedicato alle sorelle, le cui pagine sono definite come «fiori del giardino della casa museo dove rimarranno vive per sempre le mie farfalle».
La loro vita è stata narrata anche dalla scrittrice dominicana Julia Alvarez nel romanzo Il tempo delle farfalle (1994), da cui è stato tratto nel 2004 il film di Mariano Barroso In The time of Butterflies, con Salma Hayek.

giovedì 22 novembre 2012

Le risposte del Ministero del Lavoro a quesiti relativi alla sicurezza sul lavoro

Il Ministero del Lavoro risponde a quesiti sulla sicurezza sul lavoro riguardanti
a) la formazione a distanza;
b) gli obblighi relativi ai "buoni di lavoro";
c) sulla redazione del documento di valutazione;
d) microclima;
e) stage e tirocini.
 
Si possono effettuare corsi di formazione per i lavoratori addetti al primo soccorso in modalità e-learning (quindi a distanza)?
(Quesito del 1 ottobre 2012)


Premesso che la materia della formazione non rientra fra le competenze primarie di questa Direzione Generale per essere più propriamente attinente all’ambito delle competenze delle Regioni e delle Province autonome, si forniscono, in ordine al quesito proposto, le seguenti osservazioni.

Anzitutto, si evidenzia che, in materia di primo soccorso, il comma 2 dell’articolo 45 del
D.Lgs.9 aprile 2008 n.81 e s.m.i., anche noto come Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, prevede che la disciplina relativa ai “requisiti del personale addetto e la sua formazione” sia individuata nelle previsioni del D.M. 15 luglio 2003 n.388. Tale provvedimento, in particolare, dispone, all’articolo 3, commi 2, 3 e 4, quanto segue:
“2. La formazione dei lavoratori designati e' svolta da personale medico, in collaborazione, ove possibile, con il sistema di emergenza del Servizio Sanitario Nazionale. Nello svolgimento della parte pratica della formazione il medico può avvalersi della collaborazione di personale infermieristico o di altro personale specializzato.
3. Per le aziende o unità produttive di gruppo A i contenuti e i tempi minimi del corso di formazione sono riportati nell'allegato 3, che fa parte del presente decreto e devono prevedere anche la trattazione dei rischi specifici dell'attività svolta.
4. Per le aziende o unità' produttive di gruppo B e di gruppo C i contenuti ed i tempi minimi del corso di formazione sono riportati nell'allegato 4, che fa parte del presente decreto.”

Alla luce delle considerazioni su espresse, pertanto, si ritiene che la formazione degli addetti al primo soccorso possa essere effettuata solo in parte in modalità e-learning atteso che, constando la stessa di una parte pratica, non potrà prescindersi da lezioni in aula effettuate mediante un approccio di carattere operativo con esercitazioni pratiche, al fine di garantire maggior efficacia nell’acquisizione delle nozioni trasmesse e nell’apprendimento di comportamenti volti a realizzare una concreta tutela della salute dei lavoratori.

I lavoratori autonomi sono obbligati a redigere il Documento di valutazione dei rischi ai sensi dell’articolo 28 del d.lgs. 9 aprile 2008, n. 81?
(Quesito del 14 settembre 2012)


A riscontro di quanto richiesto, si evidenzia che l’articolo 21 del D.Lgs.9 aprile 2008 n.81
e s.m.i., anche noto come Testo unico di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (di seguito T.U.), stabilisce che i componenti dell’impresa familiare di cui all’articolo 230-bis del codice civile, i lavoratori autonomi che compiono opere o servizi ai sensi dell’art. 2222 del codice civile, i coltivatori diretti del fondo, i soci delle società semplici operanti nel settore agricolo, gli artigiani e i piccoli commercianti, soggiacciono all’obbligo di utilizzare attrezzature di lavoro in conformità alle disposizioni di cui al Titolo III, munirsi di dispositivi di protezione individuale ed utilizzarli conformemente alle disposizioni del medesimo Titolo III e munirsi di apposita tessera di riconoscimento corredata di fotografia, contenente le proprie generalità (ma quest’ultimo obbligo è previsto solo nell’ipotesi in cui effettuino la loro prestazione in un luogo di lavoro nel quale si svolgano attività in regime di appalto o subappalto).
L’articolo 21, al comma 2, poi, prevede la facoltà degli stessi soggetti, in relazione ai rischi propri delle attività svolte e con oneri a proprio carico, di beneficiare della sorveglianza sanitaria secondo le previsioni dell’art. 41 del T.U. (fermi restando gli obblighi previsti da norme speciali) e partecipare a corsi di formazione specifici in materia di salute e sicurezza sul lavoro, incentrati sui rischi propri delle attività svolte, secondo quanto previsto dall’articolo 37 del T.U. (anche in tal caso fermi restando gli obblighi previsti da norme speciali).
Alla luce delle considerazioni su esposte ed in risposta al quesito formulato, si evidenzia che i soggetti su menzionati non saranno obbligati a redigere il documento di valutazione dei rischi, atteso che tale obbligo incombe unicamente in capo a chi riveste la qualifica di datore di lavoro.

mercoledì 21 novembre 2012

http://www.pippodinatale.info

A due anni dall'apertura di questo blog, ho voluto provare una nuova esperienza, quella di acquistare un dominio che è www.pippodinatale.info.
Da oggi, quindi, il mio blog è raggiungibile sia all'indirizzo http://lavoroeoltre.blogspot.it sia www.pippodinatale.info.
Da parte mia farò del mio meglio per rendere il blog sempre più interessante e utile.
Grazie a tutti voi che lo avete visitato e soprattutto a coloro che lo visiteranno.

Quando la precarietà diventa un problema di salute. Una ricerca in proposito

Uno studio su un campione di lavoratori tra i 15 e i 30 anni mostra come il lavoro a tempo determinato riduca il loro benessere psicologico e la loro felicità. Specialmente se sono uomini e non ricevono assistenza economica dalla famiglia.
 
Le condizioni di lavoro nei paesi europei sono cambiate drasticamente negli ultimi venti anni, testimoniando una riduzione dei contratti “standard” full-time e un aumento dei contratti a tempo determinato. Tutto ciò si è verificato anche in Italia, dove, in seguito all’entrata in vigore della legge Biagi, il lavoro a tempo determinato si è diffuso ampiamente, particolarmente tra i giovani.

LE BASI DELLA RICERCA
A pochi anni dall’entrata in vigore della legge Biagi il panorama italiano comincia a essere arricchito dalle prime verifiche empiriche sulla possibilità che il lavoro temporaneo rappresenti un canale di ingresso nel mercato del lavoro a tempo indeterminato, o se possa essere invece una trappola che conduce a una situazione di “precariato permanente”. (1) Sono quasi del tutto assenti invece, a livello nazionale, lavori che mettono in relazione lavoro atipico e salute dei lavoratori, contributi di cui è ricco il panorama internazionale.
La letteratura empirica sull’influenza delle condizioni contrattuali che considera il lavoro temporaneo e quello permanente mette in rilievo soprattutto uno svantaggio: la riduzione del benessere psicologico dei lavoratori sembra essere molto simile a quella causata dalla disoccupazione con cui il precariato condivide molte caratteristiche, come basse credenziali e basso reddito. Questi risultati trovano conferma in una ricerca basata sui dati della survey «Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari» condotta dall’Istat tra il 2004 e il 2005 (i più recenti dati disponibili ad oggi), integrati con i micro-dati forniti dalla Banca d’Italia dell'«Indagine sui bilanci delle famiglie italiane» - nota come Shiw, dall’inglese Survey on Households Income and Wealth - che contiene informazioni sul reddito e sulla ricchezza delle famiglie. L’analisi è condotta su un campione di 8280 individui attivi nel mercato del lavoro e di età compresa tra i 15 (età minima legale per iniziare a lavorare in Italia nel 2005) e i 30 anni. (2) Sono i giovani lavoratori infatti a essere stati maggiormente interessati dal processo di liberalizzazione del mercato del lavoro che ha investito l’Italia nell’ultima decade.
Per studiare le conseguenze sul benessere individuale del lavoro temporaneo e della mancanza di sicurezza sul lavoro, l’analisi considera quattro indicatori di salute: la salute percepita, una misura di felicità, una misura oggettiva di benessere fisico e una oggettiva di salute mentale.
La salute percepita è stata inferita impiegando un indicatore di benessere/malessere psicofisico raccomandato dall’Oms: alla domanda «Come va in generale la sua salute?» l’intervistato risponde esprimendo un giudizio su una scala categorica a cinque valori (molto male, male, discretamente, bene, molto bene). È stato, inoltre, utilizzato il questionario SF-12 dalla Health Related Quality of Life Instrument Short Form. Si tratta di un questionario composto da dodici domande dalle quali vengono ricavati due indici sintetici relativi alla funzionalità fisica e mentale, il Physical Component Summary (Pcs) score e il Mental Component Summary (Mcs) score. Tali indicatori sono stati per prima introdotti dalla Rand Corporation e sono largamente utilizzati come misure oggettive di benessere fisico e psicologico. Infine, è stata utilizzata una misura di felicità: si tratta di un indicatore misurato ancora su una scala ordinale che va da 1 a 5, dove 1 indica “Così infelice che le sembra che la vita non abbia valore“ e 5 “felice e interessato alla vita”.



martedì 20 novembre 2012

I professionisti dell'antimafia di Leonardo Sciascia


Nell'anniversario della scomparsa di Leonardo Sciascia, rileggiamo il suo intervento su quelli che furono (non da Lui) definiti i "professionisti dell'antimafia"
La documentatissima analisi dello storico inglese Christopher Duggan sul fenomeno criminale sotto il regime mussoliniano - Anche nel sistema democratico può avvenire che qualcuno tragga profitto personale dalla lotta alla delinquenza organizzata - Uomini pubblici che esibiscono a parole il loro impegno contro le cosche e trascurano i propri doveri amministrativi

SOMMARIO: Due autocitazioni, da "Il giorno della civetta" e da "Ciascuno il suo", per chiarire cosa egli pensi, da sempre, sulla mafia. Segnala poi il libro recentemente uscito in Italiano, di uno storico inglese che ha studiato la mafia sotto il fascismo, non tanto in quel che essa era in sé ma per ciò che se ne pensava intorno (Christopher Duggan, "La mafia durante il fascismo"). Purtroppo, a nulla servono i buoni libri (neanche i suoi due, citati all'inizio) per far apprendere una "dolorosa e in qualche modo attiva coscienza del problema"; anche i suoi, forse, sono stati letti tutt'al più "en touriste", alla ricerca del "lieto fine". Ma quando Luigi Sturzo, nel 1900, scrisse un dramma sulla mafia, esso non aveva - già allora - un lieto fine. Poi, a don Sturzo è succeduta la DC, un partito "a dir poco indifferente al problema".

Storicamente, in Sicilia, il fascismo stentò a sorgere dove il socialismo era debole. E la mafia, che aveva impedito lo sviluppo del socialismo, era già fascismo. Tanto che essa cominciò a temere certe manifestazioni più intransigenti e "rivoluzionarie" di settori del fascismo, degli ex-combattenti, dei giovani nazionalisti, ecc., temuti anche dal fascismo agrario del nord: come è il caso di Alfredo Cucco, fascista di linea radical-borghese, arrestato dallo stesso fascismo. In Sicilia ci fu uno scambio, tra il fascismo ed agrari ed esercenti di zolfare; il fascismo dava loro sicurezza, ma questi dovevano liberarsi delle frange criminali. Questa fu opera del prefetto Mori, uomo di gran senso del dovere verso lo Stato, che così venne favorendo le aree fasciste conservatrici a danno delle più "progressiste".: insomma, con Mori si ha il paradosso di una "antimafia" come "strumento del potere". Qualcosa di simile può succedere anche oggi: chi rimprovererà un sindaco che si occupi di mafia magari trascurando di amministrare la sua città? In altro campo, c'è da segnalare un episodio che ha visto il dottor Paolo Borsellino scavalcare, nell'assegnazione al posto di procuratore della repubblica di Marsala, un altro concorrente più anziano, perché questi non era stato mai incaricato di processi contro la mafia...

(CORRIERE DELLA SERA, 10 gennaio 1987)
Autocitazioni, da servire a coloro che hanno corta memoria o/e lunga malafede e che appartengono prevalentemente a quella specie (molto diffusa in Italia) di persone dedite all'eroismo che non costa nulla e che i milanesi dopo le Cinque giornate, denominarono "eroi della sesta".

1. "Da questo stato d'animo sorse, improvvisa, la collera. Il capitano sentì l'angustia in cui la legge lo costringeva a muoversi; come i suoi sottufficiali vagheggiò un eccezionale potere, una eccezionale libertà di azione: e sempre questo vagheggiamento aveva condannato nei suoi marescialli. Una eccezionale sospensione delle garanzie costituzionali, in Sicilia e per qualche mese: e il male sarebbe stato estirpato per sempre. Ma gli vennero alla memoria le repressioni di Mori, il fascismo: e ritrovò la misura delle proprie idee, dei propri sentimenti... Qui bisognerebbe sorprendere la gente nel covo dell'inadempienza fiscale, come in America. Ma non soltanto le persone come Mariano Arena; e non soltanto qui in Sicilia. Bisognerebbe, di colpo, piombare sulle banche: mettere mani esperte nelle contabilità, generalmente a doppio fondo, delle grandi e delle piccole aziende; revisionare i catasti. E tutte quelle volpi, vecchie e nuove, che stanno a sprecare il loro fiuto [...] sarebbe meglio si mettessero ad ann
usare intorno alle ville, le automobili fuoriserie, le mogli, le amanti di certi funzionari: e confrontare quei segni di ricchezza agli stipendi, e tirarne il giusto senso." (Il giorno della civetta, Einaudi, Torino, 1961.)

2. "Ma il fatto è, mio caro amico, che l'Italia è un così felice Paese che quando si cominciano a combattere le mafie vernacole vuol dire che già se ne è stabilita una in lingua... Ho visto qualcosa di simile quarant'anni fa: ed è vero che un fatto, nella grande e nella piccola storia, se si ripete ha carattere di farsa, mentre nel primo verificarsi è tragedia: ma io sono ugualmente inquieto." (A ciascuno il suo, Einaudi, Torino, 1966.)

lunedì 19 novembre 2012

A Leonardo Sciascia

Il 20 novembre 1989 moriva Leonardo Sciascia. Uno dei più lucidi intellettuale del nostro tempo.
Uno che ha sempre detto ciò che ha pensato.
Oggi più che mai, Leonardo Sciascia, ci manca. 
Manca a noi, manca alla Sicilia, manca all'Italia.
Lo voglio ricordare con il film di Elio Petri "A ciascuno il suo" tratto dall'omonimo racconto
 

domenica 18 novembre 2012

Diseguaglianza, conflitto sociale e sindacati in America

Sul sito www.insightweb.it è stato pubblicato il saggio "Diseguaglianza, conflitto sociale e sindacati in America" di Antonio Lettieri, Presidente del Centro Internazionale di Studi Sociali.
Il saggio, di cui consiglio la lettura, indaga sulle diseguaglianze in America e di come la legislazione antisindacale di Reagan prima e di Bush (padre e figlio dopo) abbiano acuito le differenze tra le diverse classi sociali.
Il saggio dimostra come nei paesi dove il Sindacato è debole, sono più forti le ingiustizie, è più alto il tasso di disoccupazione e la crisi colpisce in maniera maggiore.
Il tutto viene messo a confronto con la situazione tedesca, dove le crisi aziendali sono state affrontate non con i licenziamenti ma con riduzioni temporanee dell'orario di lavoro.
Uno sguardo è dedicato alla crisi del 1929 e al modo con il quale la politica degli investimenti pubblici varata dal Presidente Franklin_Delano_Roosevelt, consentì agli Stati Uniti di uscire dalla crisi.
Una strada per l'Italia? 

Il saggio sulla diseguaglianza, sul conflitto sociale e il sindacato nell'America di Obama

sabato 17 novembre 2012

L'ultimo libro di Federico Rampini.


E' propro vero che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità e che non possiamo più permetterci uno stato sociale degno di questo nome?
Federico Rampini, giornalista di Repubblica, ha scritto un libro di cui consiglio la lettura. Un'analisi lucida e attenta che dovrebbe fare riflettere i tanti "modernisti" della sinstra nostrana. 

Tutta l'Europa viene associata a un sistema statalista e assistenziale, che deprime l'iniziativa individuale e la creatività, condannandosi a una perpetua stagnazione. L'idea che "Europa = declino" è diventata in America un luogo comune. Il paradosso è che anche molti tra gli europei condividono questa lettura pessimistica del loro modello ed è sorprendente osservate quanto siano poco europee le soluzioni proposte in Europa per affrontare la crisi. Nonostante la scarsa simpatia o attrazione verso un mercato libero all'americana, con i conseguenti eccessi di flessibilità e dunque di insicurezza, molti in Europa pensano ormai che lo stato sociale a cui sono stati abituati e la tradizione di spesa pubblica keynesiana siano condannati. Ma che cosa succederà se i governi europei finiranno con il convincersi che gli Americani hanno ragione? E come è possibile che perfino la Germania, la nostra prima della classe in quanto a efficacia del modello sociale che si prende cura dei cittadini dalla culla alla tomba, stia costringendo i suoi partner europei a smantellare molte delle conquiste legate alla sanità, alle pensioni, alla pubblica amministrazione?. Siamo sicuri che sia questa la strada giusta? 
(dalla recensione del sito della Feltrinelli)


giovedì 15 novembre 2012

La versione aggiornata del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali rende disponibile online - nella Sezione dedicata alla Sicurezza sul Lavoro - il testo coordinato del Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n. 81 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro con le disposizioni integrative e correttive introdotte dal Decreto Legislativo 3 agosto 209 n.106.
In particolare il testo, nella versione novembre 2012, è aggiornato con le note introdotte per effetto delle disposizioni contenute nella Direttiva n. 2012/11/UE; nella Legge 12 luglio 2012 n. 101, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 162 del 13 luglio 2012, di conversione del Decreto Legge 12 maggio 2012 n.57; nel  Decreto Interministeriale del 6 agosto 2012 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.218 del 18 settembre 2012; nella Legge 1 ottobre 2017 n.177 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 244 del 18/10/2012, come da errata corrige pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 245 del 19/10/2012.
Il Testo Unico avrebbe dovuto semplificare le procedure, essere di facile consultazione, aiutare tutti i soggetti ad attuare le norme previste
Infatti ne risulta una piccola enciclopedia di 645 pagine. (è evidente che il documento non va stampato
Il testo non riveste carattere di ufficialità ma costituisce solo un supporto conoscitivo per gli operatori.

Il Testo Unico aggiornato

martedì 13 novembre 2012

Il documento della Rete degli economisti progressisti "Per una nuova politica economica europea"

Al Forum Firenze 10+10 è stata lanciata la Rete europea degli economisti progressisti (European Progessive Economists Network) in un meeting promosso da Euromemorandum, Economistes Atterrés francesi, Sbilanciamoci! dall’Italia, Another Road for Europe. La Rete ha elaborato il documento sulle politiche economiche alternative per l’Europa che pubblichiamo.
 
L’European Progessive Economists Network ha raccolto gruppi di economisti, ricercatori, istituti e coalizioni della società civile che criticano le politiche economiche e sociali dominanti che hanno portato l’Europa alla crisi attuale. Vogliamo promuovere un ampio dibattito in Europa su politiche alternative basate sui seguenti sei punti:

1. Le politiche di austerità dovrebbero essere rovesciate e va radicalmente rivista la drastica condizionalità imposta ai Paesi che ricevono i fondi d’emergenza europei, a partire dalla Grecia. Le pericolose limitazioni imposte dal “fiscal compact” debbono essere rimosse, in modo che gli Stati possano difendere la spesa pubblica, il welfare, i redditi, permettendo all’Europa di assumere un ruolo più forte nello stimolare la domanda, promuovendo il pieno impiego e avviando un nuovo modello di sviluppo equo e sostenibile. Le politiche europee dovrebbero ridurre gli attuali squilibri nella bilancia dei pagamenti, obbligando al riequilibrio anche i Paesi in surplus.

2. Le politiche europee dovrebbero favorire una redistribuzione che riduca le diseguaglianze, e andare verso l’armonizzazione dei regimi di tassazione, mettendo fine alla competizione fiscale, con uno spostamento dell’imposizione dal lavoro verso i profitti e la ricchezza. Le politiche europee dovrebbero favorire i servizi pubblici e la protezione sociale. L’occupazione e la contrattazione collettiva devono essere difese; i diritti del lavoro sono un elemento chiave dei diritti democratici in Europa.
3. Di fronte alla crisi finanziaria in Europa – segnata dall’interazione tra crisi delle banche e del debito pubblico – la Banca Centrale Europea deve operare come prestatore di ultima istanza per i titoli di Stato. Il problema del debito pubblico deve essere risolto con una responsabilità comune dell’Eurozona; il debito deve essere valutato attraverso un “audit” pubblico.
4. È necessario un ridimensionamento radicale della finanza, attraverso una tassa sulle transazioni finanziarie, l’eliminazione delle attività speculative e il controllo del movimento dei capitali. Il sistema finanziario dovrebbe essere ricondotto a forme di controllo sociale e trasformato in modo che promuova investimenti produttivi sostenibili dal punto di vista sociale ed ambientale e l’occupazione.

5. Una transizione ecologica profonda può offrire una via d’uscita dalla crisi in Europa. L’Europa deve ridurre la sua impronta ecologica e l’utilizzo d’energia e risorse naturali. Le sue politiche devono favorire nuovi modi di produrre e di consumare. Un grande programma di investimenti che promuovano la sostenibilità può offrire posti di lavoro di alta qualità, espandere competenze in ambiti innovativi e ampliare le possibilità d’azione a livello locale, specialmente sui beni comuni.

6. In Europa la democrazia deve essere estesa a tutti i livelli. L’Unione europea deve essere riformata e va invertita la tendenza alla concentrazione di potere nelle mani di pochi stati e istituzioni fuori dal controllo democratico, che è stata aggravata dalla crisi. L’obiettivo è di ottenere una maggiore partecipazione dei cittadini, un maggiore ruolo per il Parlamento Europeo, e un controllo democratico più significativo sulle decisioni chiave.
Di fronte al rischio di un collasso dell’Europa, le politiche europee devono cambiare strada e un’alleanza tra società civile, sindacati, movimenti sociali e forze politiche progressiste è necessaria per portare l’Europa fuori dalla crisi prodotta da neoliberalismo e finanza, e verso una vera democrazia. L’European Progressive Economists Network vuole contribuire a questo cambiamento.

domenica 11 novembre 2012

Il discorso di Barak Obama subito dopo la rielezione.

Grazie mille.
Stanotte, a più di 200 anni dopo che una ex colonia si è conquistata il diritto di determinare da sola il suo destino, l'impegno nel perfezionamento dell'unione continua.
Va avanti grazie a voi. Va avanti perché avete riaffermato lo spirito che ha trionfato sulla guerra e la depressione, che ha sollevato questo Paese dalla profondità della disperazione fino alle alte vette della speranza, il credere che mentre ognuno di noi insegue il suo sogno personale, facciamo però parte di una famiglia americana e insieme trionferemo o cadremo come una sola nazione e un solo popolo.
Questa notte, in questa elezione, voi, Americani, ci avete ricordato che anche se la nostra strada è stata dura, anche se il nostro viaggio è stato lungo, ci siamo fatti forza, abbiamo combattuto, e nei nostri cuori sappiamo che il meglio per gli Stati Uniti d'America deve ancora venire.
Voglio ringraziare ogni americano che ha partecipato a questa elezione, che abbia votato per la prima volta o aspettato in fila per molte ore.
E questa è una cosa che dobbiamo sistemare. Che abbia calpestato marciapiedi o alzato una cornetta, tenuto in mano un cartello per Obama o per Romney, avete fatto sentire la vostra voce e avete fatto la differenza
Ho appena parlato con il governatore Romney e mi sono congratulato con lui e con Paul Ryan per una campagna che abbiamo combattuto duramente. Possiamo avere lottato con forza, ma soltanto perché amiamo questo paese profondamente e teniamo con così tanta forza al suo futuro. Da George a Lenore fino al loro figlio, Mitt, la famiglia Romney ha scelto di donare indietro all'America molto con il proprio servizio e questa è l'eredità che onoriamo a cui plaudiamo stanotte. Nelle settimane scorse, ho anche pensato a un incontro con il governatore Romney per parlare di come possiamo lavorare insieme per portare avanti questo Paese.
Voglio ringraziare il mio amico e partner negli ultimi quattro anni, un felice guerriero americano, il miglior vice presidente che si possa desiderare, Joe Biden.
E non sarei l'uomo che sono oggi senza la donna che vent'anni fa ha acconsentito a sposarmi. Lasciatemelo dire in pubblico: Michelle, non ti ho mai amata di più. Non sono mai stato più fiero di guardare il resto dell'America innamorarsi di te, come first lady di questa nazione. Sasha e Malia, davanti ai nostri occhi state crescendo e diventando due bellissime, forti e intelligenti giovani donne, proprio come vostra madere. Sono davvero fiero di voi. Ma per ora credo che un cane sia più che sufficiente.

sabato 10 novembre 2012

Il testo del Decreto Legislativo 276/2003, aggiornato e integrato ad agosto 2012


Continuano le modifiche al D.lGS.276/2003.
Le ultime sono intervenute con la legge 28 giugno 2012 n. 92 (c.d. Riforma Mercato del Lavoro) e la legge 7 agosto 2012 n. 134 (c.d. Decreto Sviluppo).
Non si tratta di modifiche di poco conto ma hanno una rilevanza notevole, sia sufficiente pensare al lavoro accessorio e alle modifiche sul lavoro temporaneo.
Ritengo utile avere il testo aggiornato sempre a portata di mano.
Dal sito della Direzione Provinciale del lavoro di Modena, pubblico il nuovo testo.

venerdì 9 novembre 2012

La nuova disciplina delle dimissioni introdotta dalla riforma Fornero.

La nuova disciplina delle dimissioni (e delle risoluzioni consensuali) introdotta dalla riforma Fornero.
La finalità che giustifica l'intervento della legge 92/2012 (articolo 4, commi 16-23) sulle dimissioni è la volontà di contrastare il fenomeno delle dimissioni in bianco, che si verifica quando il datore di lavoro, al momento dell'assunzione, estorce al dipendente la firma di una lettera con la quale lo stesso risolve il rapporto di lavoro. 
La lettera del datore
Il punto di partenza della nuova procedura è la lettera con la quale il dipendente comunica la propria volontà di lasciare il lavoro. Fino all'approvazione della legge 92/2012, questo atto poteva essere compiuto in qualsiasi forma, ed esplicava i suoi effetti dal momento in cui era portato a conoscenza del datore di lavoro.
Con la nuova normativa, la lettera di dimissioni diventa il primo momento del percorso di uscita dal lavoro, perché la risoluzione del rapporto diventa efficace solo dopo che è stata messa in atto una specifica procedura. 
In particolare, dopo la ricezione delle dimissioni, ed entro 30 giorni da questo momento, il datore di lavoro deve acquisire dal lavoratore la convalida delle dimissioni, invitandolo – in forma scritta – a confermare formalmente la propria volontà di lasciare il lavoro.
Una volta ricevuto l'invito, ed entro sette giorni da questo momento, il lavoratore ha di fronte a sé diverse opzioni per convalidare l'atto di recesso dal rapporto.
Le opzioni per la convalida

La prima forma di convalida si può ottenere presso alcune sedi che già svolgono importanti funzioni in materia di lavoro, come la direzione territoriale del Lavoro, il centro per l'impiego territorialmente competenti, o le sedi individuate dai contratti collettivi nazionali stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative a livello nazionale.
In alternativa a questa strada, il lavoratore può convalidare le dimissioni sottoscrivendo una dichiarazione in calce alla ricevuta di trasmissione della comunicazione di cessazione del rapporto di lavoro che l'azienda è obbligata a inviare al centro per l'impiego entro cinque giorni dalla data in cui è prevista la cessazione del rapporto.
In aggiunta a queste procedure, il ministero del Lavoro, con un decreto, potrebbe prevederne altre: è auspicabile che questa opzione sia usata per trovare forme più agili di esecuzione della procedura.
Per i genitori
La legge di riforma del mercato del lavoro cambia anche la disciplina che si applica alle dimissioni delle madri e dei padri nei primi anni di vita del bambino. In questi casi, è confermata la procedura speciale, già esistente, che subordina la validità e l'efficacia della risoluzione consensuale del rapporto o la richiesta di dimissioni presentate dalla lavoratrice in gravidanza, oppure dalla madre e dal padre fino a una certa età del figlio, a una procedura di convalida che deve svolgersi presso il servizio ispettivo del ministero del Lavoro e delle politiche sociali o i centri per l'impiego. Il cambiamento, non irrilevante, riguarda tuttavia il periodo sino al quale deve essere svolta la convalida: si passa da un anno a tre anni.
Le sanzioni

Il fenomeno delle dimissioni in bianco è affrontato anche sul versante delle sanzioni. La riforma ha introdotto una sanzione pecuniaria da 5mila euro a 30mila euro nell'ipotesi in cui il datore di lavoro abusi del foglio firmato in bianco dalla lavoratrice o dal lavoratore per simularne le dimissioni o la risoluzione consensuale del rapporto. Questa ipotesi non esclude l'avvio dell'azione penale (in ipotesi di dimissioni in bianco sottoscritte al momento dell'assunzione, la giurisprudenza ritiene configurabile il reato di estorsione, sanzionato con la reclusione da cinque a dieci anni o la multa da 500 a 2.066 euro).

domenica 4 novembre 2012

Come si elegge un Presidente.

Anche se il meccanismo sembra molto diretto e semplice, il presidente degli Stati Uniti non è eletto direttamente dagli elettori. Questi in realtà eleggono in ogni Stato un numero di «grandi elettori» corrispondente al numero dei senatori (due per ognuno dei 50 Stati, zero per il Distretto di Columbia) e a quello dei deputati (proporzionale ai cittadini residenti, quindi da un minimo di uno a un massimo di 53 in California). Il candidato che in ogni Stato ottiene il maggior numero di voti popolari, si prende tutti i grandi elettori di quello Stato (eccetto in Maine e Nebraska). Negli Usa il sistema è maggioritario puro: basta ottenere un voto in più dell'avversario per avere tutti i grandi elettori.

MINIMO DI VOTI ELETTORALI
Poiché i grandi elettori da nominare sono 538 (cento senatori, 435 deputati, più i tre rappresentanti del Distretto di Columbia), per arrivare alla Casa Bianca bisogna ottenere almeno 270 voti

LA RIUNIONE E IL VOTO DEI GRANDI ELETTORI 
Una volta eletti il 6 novembre, i grandi elettori si riuniscono nei rispettivi Stati (nella maggior parte dei casi nel Parlamento di ogni Stato) e votano LORO il presidente degli Stati Uniti. In 24 Stati non c'è nessuna legge che obbliga i grandi elettori a seguire le indicazioni emerse dal voto popolare. Quindi (in teoria) un grande elettore potrebbe votare un presidente «diverso» da quello uscito vincente in quello specifico Stato. Nei rimanenti 26 Stati e nel Distretto di Columbia la legge impedisce ai grandi elettori di votare in modo diverso da quello emerso dalle urne (nessuno però è mai stato perseguito per aver votato in modo diverso). Quasi mai si sono verificati casi in cui un grande elettore abbia votato in modo diverso e in ogni caso la maggioranza ottenuta da un candidato era tale che se anche lo avesse fatto non avrebbe cambiato le cose.
 
I RISULTATI E LA PROCLAMAZIONE 
Poi il risultato delle votazioni dei grandi elettori dei singoli Stati deve essere comunicato al presidente del Senato federale di Washington. Nel mese di gennaio durante una riunione congiunta di Camera e Senato vengono resi noti i risultati e proclamato il presidente degli Stati Uniti.
IN CASO DI PARITÀ 
Potrebbe capitare però che anche il risultato dei grandi elettori sia in perfetta parità. Allora spetta alla Camera dei rappresentanti a Washington il compito di eleggere il presidente tra i tre candidati più votati dai grandi elettori il 13 dicembre. I deputati vengono a questo punto divisi per appartenenza di Stato e assegnano al loro interno il voto presidenziale di quel singolo Stato. Ogni Stato esprime quindi un voto, perciò in questo caso occorrono almeno 26 voti per essere eletti. Finora è avvenuto una sola volta, nel 1824. Spetta invece al Senato eleggere il vicepresidente scegliendolo tra i primi due candidati più votati dai grandi elettori con la stessa modalità della Camera.
GIURAMENTO
Nel mese di gennaio 2013 è previsto a Washington il giuramento di presidente e vice presidente che entrano così nel pieno delle loro funzioni.
Va sottolineato che il sistema elettorale maggioritario potrebbe consentire di eleggere presidente degli Usa anche un candidato che ha riportato meno voti popolari rispetto ad altri.  
Una lezione anche per il nostro paese che si appresta a modificare la propria legge elettorale. 

venerdì 2 novembre 2012

Debito pubblico: se non lo capisco, non lo pago


Si narra che per colpa del debito pubblico ciascuno di noi, neonati compresi, porti un debito di 33.000 euro. Non si sa a che titolo, né verso chi. Ma tutti ci dicono che dobbiamo pagare. Anche a costo di perdere scuola, pensioni e sanità. Sarà!... Ma a noi non pare accettabile pagare alla cieca. Prima dobbiamo capire a chi e perché. Solo dopo possiamo decidere se e quanto pagare, perché non è detto che tutto ci torni.
Attraverso la messa a punto di schede informative e la promozione di gruppi locali di sensibilizzazione, la campagna Debito pubblico: se non capisco non pago si pone l'obiettivo di mettere tutti in condizione di capire il problema e dire la propria sulle vie per uscirne. Il documento chiave è rappresentato dal Kit allegato che può essere usato come dispensa ad uso personale, come mostra pubblica o come materiale da proiettare.
Dal sito www.cnms.it

giovedì 1 novembre 2012

Dal sito dell'Inps, le Faq sulla stabilizzazione dei rapporti di lavoro

L'INPS pubblica, sul proprio sito internet, le risposte ai quesiti più frequenti (c.d. Faq) per il finanziamento di interventi a favore dell'incremento, in termini quantitativi e qualitativi, dell'occupazione giovanile e delle donne, previsto dal Decreto Interministeriale 5 ottobre 2012
I datori di lavoro che entro il 31 marzo 2013 stabilizzano rapporti di lavoro a termine, di collaborazione coordinata (anche in modalità progetto) e di associazione in partecipazione con apporto di lavoro, possono essere ammessi ad un incentivo pari a 12mila euro. Incentivi di importo minore possono essere riconosciuti a chi instaura, sempre entro il 31 marzo 2013, rapporti di lavoro a tempo determinato di durata minima di 12 mesi. L’incentivo riguarda uomini con meno di 30 anni o donne di qualunque età, ed è autorizzato dall’Inps nei limiti delle risorse appositamente stanziate dall’apposito decreto del Ministero del Lavoro. Le modalità di invio della domanda di ammissione all’incentivo sono illustrate nella Circolare 122 del 17 ottobre 2012
La procedura è raggiungibile dal sito internet dell’istituto nella sezione “Servizi per le aziende e consulenti” e dal menu aziende “Dichiarazione di responsabilità del contribuente”. All’interno della procedura è inserito un contatore che evidenzia le risorse del bonus al momento disponibili.

Uomini soli. Un film documentario di Paolo Santolini e Attilio Bolzoni (dal sito Arcoiris)


Attilio Bolzoni, inviato di Repubblica, racconta gli anni delle stragi trent'anni dopo. Torna a Palermo e ripercorre le strade dove furono ammazzati Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ricostruendo attraverso i propri ricordi personali e le testimonianze di poliziotti, magistrati, giornalisti e familiari delle vittime le storie di quattro uomini che hanno combattuto la mafia. Tutti uccisi. Troppo soli per avere un altro destino.

La narrazione e i fatti. Il governo Meloni fa scuola

NARRAZIONE: “si introduce un esonero dal versamento del 100 per cento dei contributi previdenziali ed assicurativi a carico del datore di la...