giovedì 25 febbraio 2021

domenica 7 febbraio 2021

Quando si rappresenta solo se stessi. I gruppi parlamentari all'Ars. Un caso di scuola.

Alla ricerca dei recapiti dei capogruppo ho visitato il sito istituzionale dell'Assemblea Regionale (www.ars.sicilia.it) e con grande sorpresa ho scoperto che il Parlamento Regionale che conta 70 componenti vede la presenza di ben 11 gruppi parlamentari.

Alla faccia della semplificazione.

A ogni gruppo corrisponde un capogruppo, un vice capogruppo, spesso anche un segretario ma soprattutto a ogni gruppo corrisponde una clientela da soddisfare.

Sottolineo che non sempre al gruppo parlamentare corrisponde un partito, praticamente rappresentativi di se stessi.

Per non parlare del gruppo misto che vede iscritti ben 5 deputati che in comune hanno il solo fatto di avere vinto la lotteria della vita essendo stati eletti deputati regionali.

Qualcuno, semplificando, direbbe che è un bel casino.

Ci sarebbe da sorridere se non fosse che a pagare le conseguenze di tale assurda ma per molti versi, purtroppo, comprensibile situazione sono i siciliani



venerdì 5 febbraio 2021

Non cambia mai idea il morto o l'imbecille. Farlo spesso, però, non è segno di vitalità o di intelligenza.

E' uso diffusissimo per i politici nostrani affidare le loro reazioni, i loro commenti sui fatti che accadono ai social. Del resto sia Facebook, Twitter ed altri ancora, ben si prestano a rappresentare le moderne agorà.

Sono di facile utilizzo e, con un pizzico di professionalità (vedasi la Bestia di Salvini), raggiungono con immediatezza centinaia di migliaia di persone che, spesso, a loro volta rilanciano tali dichiarazioni. E' una sfida a chi ha più visualizzazioni e seguito anche se, occorre ricordare, quest'ultimi non sempre corrispondono alla condivisione del pensiero espresso.

Ragione per la quale nasce la necessità di gridare più forte, di usare un linguaggio spesso volgare o di tendere alla drammatizzazione che non di rado scivola in fake news. E' sufficiente guardare a quanto pubblicano quotidianamente Giorgia Meloni o la Santanchè (per citarne due) ma l'elenco sarebbe lunghissimo.

Quello che, però, dimenticano è che i social ma più in generale il web hanno una memoria di ferro.

Nulla viene cancellato. Tutto resta lì a imperitura memoria.

Nulla viene dimenticato e tutto viene riproposto al momento opportuno. Il post, il tweet o la storia su Istagram quale spada di Damocle per le cazzate che sono state scritte.

Chi si ricorderebbe la dichiarazione di Renzi che preannunciava l'abbandono della politica se avesse perso il referendum se non ci fossero i social a ricordarcelo. E ogni volta Renzi deve arrampicarsi sugli specchi per spiegare quella affermazione ma soprattutto il perché non ha dato alcun seguito su quanto dichiarato.

Oggi a maggior ragione durante questa paradossale crisi di governo ognuno si affretta a comunicare via social la propria opinione su quanto sta accadendo.

Questo il bello dei social. Tutto memorizzato, tutto registrato e tra una settimana sarà ancora più bello vedere come i no si trasformano in si. Come Draghi da complottista di prima categoria si sarà trasformato in salvatore della patria, da massacratore delle masse popolari avrà assunto le sembianza di difensore dei più deboli, degli emarginati, degli esclusi.

Crimi (reggente dei 5Stelle) ce ne ha dato prova nel volgere di un paio d'ore è passto mai con Draghi a disponibili a discutere.

Come dimenticare del resto le affermazioni dei pentastellati che oggi ci dicono che Mattarella è l'attento e geloso custode delle regole democratiche quando, solo un anno fa, andava messo sotto accusa dal Parlamento per violazione della Costituzione.

Sarà interessante leggere le giravolte di personaggi come Toninelli, il quale candidamente ci ha confessato che quando era ministro delle infrastrutture ha pure lavorato.

La domanda, quindi, è d'obbligo ma prima di scrivere qualcosa ci pensate?




lunedì 1 febbraio 2021

Il Sistema. Gli eroi senza macchia e paura.

 

Mi sarebbe piaciuto alla fine del libro leggere che esso è frutto della fantasia degli autori e ogni riferimenti a persone o fatti realmente accaduti è da considerarsi puramente casuale.
Purtroppo, non è cosi.
Leggere il racconto di Luca Palamara ci consegna una nuova chiave di interpretazione della storia del nostro paese degli ultimi 20 anni.
Tante sono le domande che mi sono posto alla fine di ogni capitolo. Prima tra tutte, quella se Palamara è un millantatore o è stato veramente protagonista di ciò che racconta e che con dovizia di particolari suffraga.
La cosa più dolorosa da ammettere è che si è pensato che Palamara fosse l'unico responsabile del marcio all'interno dell'ordine del giudiziario immaginando possibile che solo un uomo (per quanto intelligente) potesse influenzare, determinandole, scelte che attengono a organi costituzionali.
L'avere espulso dalla magistratura Palamara mi appare la logica conseguenza di quanto egli stesso racconta ma, c'è sempre un ma, è solo lui il colpevole?
Pensiamo veramente che se non ci fosse stato Palamara non sarebbe accaduto?
Non credo. Ci sarebbe stato un altro Palamara e, forse, se non si sarà conseguenti, facendo veramente pulizia, un nuovo Palamara, un nuovo SISTEMA, lo ha sostituito. 
L'espulsione di Palamara è come avere messo la polvere sotto il tappeto, sperando che a nessuno verrà voglia di sollevarlo.
Democrazia non è solo riconoscere il diritto di voto o di riunione. Democrazia è avere la certezza che sarà garantito un giusto processo, democrazia è sapere di poterti fidare di chi è chiamato a giudicare i tuoi comportamenti,
Per questo il libro ci interroga sulla democrazia nel nostro Paese. Non è girandoci dall'altra parte che risolveremo i nostri problemi ma affrontandoli con coraggio, usando, se necessario, anche il bisturi.
Questo lo dobbiamo ai tanti magistrati che ogni giorno, tra indicibili difficoltà, fanno il loro lavoro.
Lo dobbiamo a noi tutti.

Nb. Sallusti mi sta antipatico. Mi sono convinto che venga invitato ai talk-show solo per polemizzare, per fare alzare l'audience. Spesso mi sono trovato a cambiare canale non appena mi è comparsa la sua faccia, prima ancora di ascoltare cosa avesse da dire. In questa intervista, riconosco che è stato veramente bravo, E' stato lieve, consentendo a Palamara di esprimere il proprio pensiero, evitando di esprimere il suo. Avrebbe avuto gioco facile a dire che quelle cose lui le sapeva da sempre. Ci ha accompagnato con lievità alla scoperta di un mondo, quello della magistratura, che in tanti abbiamo mitizzato, immaginando i magistrati come i nuovi eroi senza macchia e paura. Invece........leggiamo il libro.





La narrazione e i fatti. Il governo Meloni fa scuola

NARRAZIONE: “si introduce un esonero dal versamento del 100 per cento dei contributi previdenziali ed assicurativi a carico del datore di la...