venerdì 5 febbraio 2021

Non cambia mai idea il morto o l'imbecille. Farlo spesso, però, non è segno di vitalità o di intelligenza.

E' uso diffusissimo per i politici nostrani affidare le loro reazioni, i loro commenti sui fatti che accadono ai social. Del resto sia Facebook, Twitter ed altri ancora, ben si prestano a rappresentare le moderne agorà.

Sono di facile utilizzo e, con un pizzico di professionalità (vedasi la Bestia di Salvini), raggiungono con immediatezza centinaia di migliaia di persone che, spesso, a loro volta rilanciano tali dichiarazioni. E' una sfida a chi ha più visualizzazioni e seguito anche se, occorre ricordare, quest'ultimi non sempre corrispondono alla condivisione del pensiero espresso.

Ragione per la quale nasce la necessità di gridare più forte, di usare un linguaggio spesso volgare o di tendere alla drammatizzazione che non di rado scivola in fake news. E' sufficiente guardare a quanto pubblicano quotidianamente Giorgia Meloni o la Santanchè (per citarne due) ma l'elenco sarebbe lunghissimo.

Quello che, però, dimenticano è che i social ma più in generale il web hanno una memoria di ferro.

Nulla viene cancellato. Tutto resta lì a imperitura memoria.

Nulla viene dimenticato e tutto viene riproposto al momento opportuno. Il post, il tweet o la storia su Istagram quale spada di Damocle per le cazzate che sono state scritte.

Chi si ricorderebbe la dichiarazione di Renzi che preannunciava l'abbandono della politica se avesse perso il referendum se non ci fossero i social a ricordarcelo. E ogni volta Renzi deve arrampicarsi sugli specchi per spiegare quella affermazione ma soprattutto il perché non ha dato alcun seguito su quanto dichiarato.

Oggi a maggior ragione durante questa paradossale crisi di governo ognuno si affretta a comunicare via social la propria opinione su quanto sta accadendo.

Questo il bello dei social. Tutto memorizzato, tutto registrato e tra una settimana sarà ancora più bello vedere come i no si trasformano in si. Come Draghi da complottista di prima categoria si sarà trasformato in salvatore della patria, da massacratore delle masse popolari avrà assunto le sembianza di difensore dei più deboli, degli emarginati, degli esclusi.

Crimi (reggente dei 5Stelle) ce ne ha dato prova nel volgere di un paio d'ore è passto mai con Draghi a disponibili a discutere.

Come dimenticare del resto le affermazioni dei pentastellati che oggi ci dicono che Mattarella è l'attento e geloso custode delle regole democratiche quando, solo un anno fa, andava messo sotto accusa dal Parlamento per violazione della Costituzione.

Sarà interessante leggere le giravolte di personaggi come Toninelli, il quale candidamente ci ha confessato che quando era ministro delle infrastrutture ha pure lavorato.

La domanda, quindi, è d'obbligo ma prima di scrivere qualcosa ci pensate?




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