venerdì 27 settembre 2013

La scomparsa dell'Italia industriale e i banditi di passo.


Le ultime vicende Telecom hanno richiamato l'attenzione sulla politica industriale nel nostro Paese.
Tutti sembrano caduti dal pero, si interrogano, oggi, come sia stato possibile che una delle nazioni manifatturiere più importante del mondo non ha più una grande industria degna di questo mondo.
Quando scompare l'industria, non scompaiano solo posti di lavoro ma scompare la ricerca, scompare l'opportunità di garantire sviluppo.
Sorprende che a sorprendersi siano soprattutto quelli, che negli anni passati, sostenevano che per sviluppare la nostra industria era necessario che lo stato si ritirasse dalla proprietà e che non era compito dello stato fare impresa.. 
Il mantra era che non si potevano produrre panettoni. (il riferimento era all'azienda alimentare Motta)
Abbiamo privatizzato.......il risultato ora, è sotto gli occhi tutti.
Che classe imprenditoriale abbiamo. 
Definirli "banditi di passo" è dare loro una dignità che non meritano.
Eppure, qualcuno aveva visto bene e ci aveva avvertito, segnalando la deriva del nostro paese.
Si tratta di Luciano Gallino che nel 2003 aveva dato alle stampe un libro dal titolo emblematico: "La scomparsa dell'Italia industriale."
A rileggerlo adesso vengono i brividi, a distanza di 10 anni mantiene la sua drammatica attualità.
Pubblico due documenti:
  1. Sintesi del libro La scomparsa dell'Italia industriale, preparata dal Centro Studi Ires Cgil dell'Abruzzo
  2. Intervista del 2006 a Luciano Gallino, pubblicata sulla rivista della Funzione Pubblica Cgil.

Sono da leggere e da meditare.

domenica 22 settembre 2013

Fondazioni bancarie e terzo settore. Dove finiscono i soldi?

Pochi sanno che le fondazioni bancarie devono destinare parte dei propri utili al finanziamento di attività culturali, filantropiche, di aiuto alle persone. Destinano, quindi, sulla base di un accordo, 1/15 al finanziamento dei Fondi del volontariato.
Risorse, queste, che consentono il funzionamento dei circa 90 Centri di Servizio del Volontariato che, in tutta Italia, erogano servizi per il sostegno di decine e decine di migliaia di associazioni di volontariato le quali, nel silenzio, operano a favore dei più deboli e dei più soli.
Da qualche anno, in presenza della crisi economica, le erogazioni tendono a diminuire, con la conseguenza che si mette in crisi tutto il sistema del volontariato che confida nei servizi prestati dai centri di servizio.  
La questione che oggi si pone è, al contrario, non la diminuzione delle risorse ma il chiedere un incremento di tali stanziamenti.
In presenza, infatti, di un ritiro da parte dello stato dalle politiche di welfare aumentano le sollecitazioni al terzo settore di sostituirsi ad esso.
Quindi, più bisogni, più esigenze e sempre meno risorse. 
Ho trovato, quindi, molto interessante l'articolo pubblicato sul sito La Voce, nel quale con estrema chiarezza viene spiegato che le fondazioni bancarie spendono più soldi per retribuire i loro organi statutari che non per il finanziamento del terzo settore.
Il problema si pone anche nella nostra regione. 
Esiste una sola fondazione Fondazione Sicilia (già fondazione banco di Sicilia), una delle pochissime che non ha erogato alcuna risorsa al terzo settore.
Ora, senza alcuna polemica, mi piacerebbe conoscere con esattezza come negli ultimi 5 anni la Fondazione ha operato per sviluppare il patrimonio dell'Isola, valorizzare i beni culturali, supportare l'educazione, incentivare la ricerca scientifica, stimolare lo sviluppo sostenibile e, non ultimo, promuovere azioni di solidarietà ? (come si legge nel sito)
Ed, inoltre, vorrei sapere quanti sono i dipendenti e quanto costano gli organi statutari.
Mi chiedo se risulta a verità il fatto che per il funzionamento degli organi statutari sono stati spesi 906.641 €, per i consulenti 415.180 € mentre le erogazioni verso il volontariato risultano essere 536.000€ quando nel 2011 sono state pari a 1.989.000 €.
Un'ultima cosa, con quali criteri vengono individuati i soggetti destinatari dei fondi? 
Non è un problema solo di trasparenza, lo ritengo un dovere nei confronti di tutti i siciliani.


giovedì 19 settembre 2013

Ma dove mandiamo i nostri figli?

Pubblico il comunicato stampa di presentazione della ricerca di Cittadinanzattiva sulla sicurezza delle scuole dove mandiamo i nostri figli. Dati drammatici che impongono investimenti e scelte politiche coerenti.
La scuola è il nostro futuro.

Scuole più sicure? Non ci sembra, ma lo chiediamo al Ministero. Senza Anagrafe si rischiano interventi inappropriati e fondi sprecati. E dalle famiglie 390 milioni di euro nell’ultimo anno scolastico. 
Presentato l’XI Rapporto su sicurezza, qualità e accessibilità a scuola

Lesioni strutturali in una scuola su sette, distacchi di intonaco in una su cinque e, nel corso dell’ultimo anno scolastico, ben 29 casi di tragedie sfiorate a causa di crolli di diversa entità nelle scuole. Migliorano i dati sul possesso delle certificazioni, peggiora invece lo stato di manutenzione delle scuole che nel 39% dei casi è del tutto inadeguato, così come la qualità di vita all’interno degli ambienti scolastici, interessati più che in passato, forse anche per via dell’ultima annata particolarmente piovosa, da muffe, infiltrazioni e segni di umidità che colpiscono un’aula su cinque.  E un terzo delle scuole ha subito atti di vandalismo.
Gran parte delle scuole sembrerebbe priva di barriere architettoniche, ma in realtà l’accessibilità si ferma spesso al solo ingresso, oltre troviamo aule in un caso su quattro inaccessibili a studenti in carrozzina e prive di arredi e attrezzature didattiche destinati a loro.
Sempre nell’ultimo anno, dalle famiglie sono arrivati circa 390 milioni di euro, sotto forma di contributo volontario o donazione di materiali e beni, senza i quali la nostra scuola non potrebbe tirare avanti.
Scuole
Alunni/Fam.
70% donatori
Importo med.
TOTALE €
INFANZIA
1.030.364
721.255
50€
36.062.750
PRIMARIA
2.596.915
1.817.841
50€
90.892.050
SECONDARIA 1
1.671.375
1.169.963
70€
81.897.410
SECONDARIA 2
2.580.007
1.806.004
100€
180.600.400
Fonte: Cittadinanzattiva, 2013
389.452.610€
È questa la condizione delle scuole italiane, fotografate dall’XI Rapporto su sicurezza, qualità e comfort degli edifici scolastici, presentato oggi a Roma  e realizzato da Cittadinanzattiva, in collaborazione con la Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare (UILDM). L’Indagine ha interessato 165 scuole di 18 regioni, tutte ad eccezione di Valle D’Aosta e Liguria, ed è stata condotta da 155 cittadini monitori attraverso 446 indicatori.
Pur apprezzando il grande sforzo compiuto dall’attuale Governo con lo stanziamento di fondi (150 milioni subito, 300 nel prossimo triennio), è poca cosa rispetto al reale fabbisogno. Basti pensare che il costo di un edificio scolastico di media dimensioni, antisismico, energetico, a norma costa 5 milioni di euro”, afferma Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale della scuola di Cittadinanzattiva. “E poi basta con l’Anagrafe scolastica eterna incompiuta e fantasma, che invece è’ indispensabile alle istituzioni per una programmazione seria e attendibile sulle scuole da sistemare e su quali priorità investire i fondi del Decreto del Fare, ed è indispensabile alle famiglie per sapere in quali scuole si recano ogni giorno i nostri figli. Per questo siamo ricorsi alla procedura di accesso civico agli atti nei confronti del Ministero dell’Istruzione che, entro 30 giorni, come previsto dal decreto 33/2013 sulla trasparenza dovrà risponderci in merito alla Anagrafe. A tutela soprattutto dei più piccoli e degli studenti con disabilità, penalizzati più degli altri dalle pessime condizioni degli edifici scolastici”.

Le scuole in bianco e nero
Ottengono il miglior punteggio, nella classifica finale di Cittadinanzattiva, a pari merito con un punteggio di 94/100, il Liceo Classico Socrate di Bari e la Scuola dell’Infanzia Don Bronzini di S. Lorenzo in Banale (Trento); in fondo alla graduatoria, invece due scuole di Roma, la Secondaria dell’Istituto comprensivo Piazza Sauli ex Vivaldi e l’Istituto comprensivo Borgoncini Duca - plesso Manetti, con un punteggio di 58/100 (insufficiente) e il Liceo Scientifico di Manciano (Grosseto) con 59/100.
Ma le situazioni sono le più disparate: si va dall’Istituto comprensivo Porto Romano, plesso Coni Zugna, di Fiumicino con presenza di amianto e ancora nessuna azione di bonifica in atto, alla Primaria Dino Liotta di Licata appena ristrutturata, con pannelli solari, aria ionizzata e finestre oscuranti; dall’Istituto comprensivo Galilei di Corsico, vicino Milano, dove da anni le porte sono aperte a genitori, nonni e bambini che si mettono all’opera per ripulire e sistemare la scuola, all’I.C: Don Bosco-Ardito di Lamezia Terme dove invece da anni il dirigente scolastico impedisce alla locale assemblea di Cittadinanzattiva di entrare negli edifici per monitorarne la sicurezza.

sabato 14 settembre 2013

Cile, quando fu sperimentata la ricetta liberista.

Nei giorni scorsi abbiamo ricordato il 40°anniversario del colpo di stato in Cile, che mise fine all'esperienza di Unidad Popolar e della presidenza democratica di Salvador Allende.
Si è scritto e si è discusso tanto su quei tragici fatti, che hanno segnato una generazione. 
Molti storici e commentatori ormai ritengono che la dittatura di Pinochet, non è stata una dittatura militare come le altre che hanno insanguinato l'America Latina nel corso del Novecento. Non è paragonabile alla dittatura dei militari argentini, anche se ci sono stati un migliaio di desaparecidos e la mano pesante della Cia. Non è stata una dittatura "fascista", come è stato spesso scritto, perché gli mancavano tre caratteri fondamentali: il nazionalismo, l'intervento dello Stato nell'economia, le Corporazioni. 
E' stato il primo esperimento, sulla pelle del popolo cileno, del modello di «neoliberismo autoritario» diventato dominante nel nuovo secolo. 
Come è noto, un ruolo importante l'hanno ricoperto i Chicago boys della scuola monetarista di Milton Friedman. Chiamati da Pinochet come consulenti hanno disegnato le linee di politica economia e sociale necessarie per implementare le teorie del caposcuola, Nobel per l'economia nel 1977 , che -come scrisse il Comitato svedese per gli assegnò il premio- è stato un raro esempio di un economista che abbia influenzato la politica almeno quanto l'Accademia. In effetti, la sua produzione scientifica è conosciuta solo dagli addetti ai lavori, e non presenta delle novità sconvolgenti rispetto al pensiero di Marshall e di Stuart Mill, mentre i suoi testi politici -come il best seller "Liberi di scegliere"- hanno avuto un grande impatto sull'opinione pubblica e sul rilancio della destra statunitense prima, e del mondo intero dopo. 
La situazione cilena offriva una condizione ottimale per dimostrare al mondo come il neoliberismo fosse la cura migliore per far uscire dalla crisi un paese come il Cile stremato da anni di recessione economica e di lotte sociali. Grazie all'eliminazione della democrazia si potevano facilmente rompere i vincoli istituzionali, lacci e lacciuoli sindacali, e contenere le rivolte ed il malcontento che inevitabilmente sarebbero scoppiati di fronte alle cure da cavallo del governo Pinochet. I Chicago boys vedevano la dittatura come un utile strumento per riportare velocemente il paese verso la crescita economica, per rilanciare lo sviluppo. A questo fine, venne implementato un programma ambizioso di drastiche privatizzazioni di aziende e beni dello Stato, di riforma del mercato del lavoro che rendeva perfettamente "flessibile" la forza-lavoro, di totale apertura all'estero, sia in termini di import/export che di libera circolazione dei capitali in entrata ed uscita. Gli effetti sociali, culturali, ed economici si manifestarono chiaramente nel corso dei primi anni '80. Una parte maggioritaria della società cilena subì un vistoso processo di impoverimento che colpì i lavoratori (con l'aumento della disoccupazione e con l'abbassamento dei salari), una parte rilevante del ceto medio, soprattutto intellettuale, e le minoranze etniche (i Mapuche) brutalmente espropriate della terra e ghettizzate. La mercatizzazione della società raggiunse livelli parossistici, tragicomici, demenziali. 
Tre esempi. La liberalizzazione delle farmacie e dei prezzi dei farmaci (Bersani le avrebbe chiamate "lenzuolate"?) portò i gestori delle farmacie a offrire -con grande pubblicità- due antibiotici al prezzo di uno, una scatola di aspirina in regalo per chi spendeva un tot... La privatizzazione totale dei trasporti pubblici, comportò che gli autisti dei micro, come si chiamano gli autobus a Santiago, assunti a cottimo sui chilometri effettuati giornalmente divennero il terrore dei pedoni che attraversavano le strade. La possibilità di non indicare più nelle etichette il contenuto di cibi e bevande, in nome della libertà dell'impresa, comportò casi drammatici di intossicazione. 
Ma, ancora più forte fu l'impatto culturale, ideologico, di questa dittatura neoliberista in cui il Mercato era diventato la sola ed unica religione. 
Infine, sul piano economico, è indubbio che, a partire dal 1976, il Pil cominciò a salire annualmente a tassi sostenuti- tra il 6-8 per cento- e questo dato divenne la bandiera di tutta la cultura neoliberista, l'indicatore del successo della scuola di Friedman. Dopo la chiusura delle miniere di rame, di molte fabbriche che vivevano sulla domanda interna, si crearono delle nuove aziende agro esportatrici (soprattutto frutta e vino) che ebbero una corsia preferenziale di ingresso sul mercato nordamericano. I capitali, godendo di totale libertà, arrivarono nel paese per investire nei settori più redditizi (dall'agro- business al turismo) ed il Fondo monetario internazionale aiutò con ingenti prestiti il governo Pinochet, mentre aveva negato qualunque aiuto finanziario al presidente Allende. 
Dopo la caduta di Pinochet il modello neoliberista continuò, con piccoli ritocchi, per molti anni ed è ancora presente nella società cilena, malgrado l'arrivo al governo della socialista Bachelet. Questo fatto non deve stupire, ma ci deve interrogare perché anche noi ci stiamo incamminando sulla stessa strada. 
La crisi economica-finanziaria e la sua gestione hanno prodotto un abbassamento radicale delle aspirazioni, delle aspettative di decine di milioni di persone in Italia, come nella gran parte dei paesi europei. La crisi sta funzionando come ferrea disciplina, nell'accezione di Foucault , per rendere possibile il predominio del mercato capitalistico, per rendere totalmente flessibili i lavoratori, per smantellare definitivamente il welfare ed i diritti sociali conquistati in decenni di lotte. Questa crisi ha funzionato come un surrogato della dittatura che in Cile rese possibile accelerare questi processi e portarli a compimento. Ma, l'impoverimento e la perdita di diritti non è ancora completata, bisogna indebolire la nostra democrazia senza bisogno dei generali, per arrivare magari ad avere quella "crescita" sbanderiata come unico fine della società, unico senso della vita, dal governo delle "larghe intese neoliberiste". 

Dal Manifesto del 10/09/2013 

martedì 10 settembre 2013

Nonostante loro........io firmerò.

Ho molto riflettuto se era il caso di firmare per i referendum proposti dai radicali.
Confesso che il fatto che la firma è stata apposta anche da Silvio Berlusconi mi aveva creato non poche perplessità.
Sarò prevenuto,  trovarmi, però, dalla sua stessa parte è per me fonte di grande imbarazzo.
Poi ho rotto gli indugi. Li firmerò, non tutti, ma  solo quelli riguardanti le libertà civili nel nostro paese, più precisamnente:
  • Per eliminare i tre anni di separazione obbligatoria prima di ottenere il divorzio; 
  • Per abolire l'ergastolo,  superando il concetto di pena come vendetta sociale; 
  • Per abrogare la disposizione che prevede che anche l’8x1000 di chi non esprime alcuna indicazione venga ripartito tra le confessioni religiose. Effetti: la quota relativa alle scelte non espresse (attualmente più del 50% del totale, circa 600 milioni di euro l’anno) rimarrebbe in capo al bilancio generale dello Stato anziché essere ripartita in favore soprattutto (al 90%) della Conferenza episcopale italiana. Non si arrecherebbe alcun danno alle attività caritatevoli, visto che il fondo 8x1000 si è moltiplicato per cinque negli ultimi 20 anni, arrivando alla cifra record di un miliardo e cento milioni di euro l’anno; 
  • Per eliminare quelle norme che riempiono le carceri di consumatori. Vogliamo - essendo impossibile una vera legalizzazione, a causa di convenzioni internazionali stipulate dall’Italia - che sia evitata la pena detentiva per fatti di lieve entità, mentre resterebbe la sanzione penale pecuniaria. 
  • Per abrogare il reato di clandestinità, un reato aberrante che punisce una condizione anziché una condotta; e per eliminare quelle norme che incidono sulla clandestinazzazione e precarizzazione dei lavoratori migranti
  • Lo strumento della custodia cautelare in carcere ha subìto una radicale trasformazione: da istituto con funzione prettamente cautelare, a vera e propria forma anticipatoria della pena con evidente violazione del principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza. Con questo referendum si intende quindi limitare la possibilità di ricorrere al carcere prima di una sentenza definitiva.
Sugli altri e in particolare quelli sulla magistratura voglio pensarci ancora un poco.
Un'ultima cosa, pensateci anche voi.
 

domenica 8 settembre 2013

Il Papa, i Generali, l'Argentina e l'appello per la pace.


Sono molti coloro che hanno espresso perplessità sul comportamento di papa Bergoglio durante la tragica dittatura dei generali argentini.
Ci si è interrogati sulla eventuale coerenza tra l'appello per la pace (che ha portato più di 100.000 persone in Piazza San Pietro) e la mancata denuncia, quando non connivenza, con la dittatura.
A tal proposito si fa riferimento ad alcuni libri-inchiesta editati dopo la dittatura.
Va sottolineato che la gerarchia ecclesiastica, a partire dal Nunzio apostolico, Pio Laghi, figura molto controversa, di cui si discute ancora, si schierò apertamente con i generali, ritenendo che essi avevano ricevuto il mandato di "bonificare" la società argentina da quelli che erano considerati comunisti e sovversivi. 
Io non ho elementi per esprimere giudizi sul ruolo esercitato all'epoca dall'attuale papa.
Valuto, però,  quello che accade oggi, e cioè che Papa Francesco dall'alto del suo magistero ha rappresentato e rappresenta una delle poche voci che ci invita a riflettere su quanto si sta preparando al nostro orizzonte: distruzioni, morti innocenti immolati sull'altare della democrazia e della difesa dei diritti umani.
Democrazia e difesa dei diritti umani dei quali si fanno garanti quelle "democrazie" che mai alzarono la voce per condannare il genocidio argentino.
Penso, che, oggi, sia più importante riflettere su questo. 

mercoledì 4 settembre 2013

Grecia e gli alimenti scaduti: una lezione per noi tutti?


Mi ha molto colpito la notizia che il governo greco, al fine di incrementare il commercio al dettaglio, ha autorizzato i negozianti a porre in vendita anche generi alimentari scaduti.
Ora, i giornali tengono a chiarire, che il permesso non riguarda tutti i generi ma solo quelli, la cui commestibilitá e l'assenza di rischi per la salute é garantita, anche oltre il termine indicato sulla confezione.
Condizione posta é che i prodotti in vendita abbiano un costo inferiore rispetto agli altri.
E' anche un modo, si sottolinea,  per aiutare i cittadini in difficoltà.
La notizia é interessante perché si presta ad alcune considerazioni  di carattere generale che valgono anche nel nostro paese. 
  • Perché, se il consumo oltre il termine indicato non è nocivo per la salute non viene indicata una scadenza più lunga?
  • Avremo gli scaffali per i poveri?
Un'ultima considerazione, sono molte le associazioni di volontariato che raccolgono cibi in via di scadenza  ravvicinata, per darli ai più bisognosi o per sostenere le mense per gli indigenti (sempre più numerosi).
Non è che questa scelta farà si che quello che al momento viene regalato poi dovrà essere acquistato?
 

    La narrazione e i fatti. Il governo Meloni fa scuola

    NARRAZIONE: “si introduce un esonero dal versamento del 100 per cento dei contributi previdenziali ed assicurativi a carico del datore di la...