domenica 29 luglio 2012

Le nuove professioni del web per le PP.AA.

Internet è entrata in maniera prepotente nella nostra vita.
Ha cambiato abitudini e comportamenti, ha modificato, anche se ancora in parte, i comportamenti delle pubbliche amministrazioni.
In questa direzione va rilevato che, forse, non si è appieno preso coscienza delle potenzialità dell'uso del eweb nel rapporto tra cittadini e amministrazioni pubbliche.
Troppo episodiche alcune iniziative, poco accessibili molti siti internet, non soddisfacenti i contenuti.
La guida che allego, presentata al Forum della Pa, tenta di individuare alcune figure professionali che potrebbero aiutare la Pa ad avere un rapporto più corretto e paritario con i cittadini, che valorizzi la comunicazione, quale strumento di trasparenza e di cittadinanza attiva.




martedì 24 luglio 2012

L'IMU comune per comune

Qualche giorno fa ho pubblicato i dati relativi ai versamenti Imu per le province italiane.
Ora si scende nel particolare, nel link sotto troverete i versamenti effettuati comune per comune, con la suddivisione della quota che andrà incamerata dallo stato e quella che resterà nella disponibilità del comune.

lunedì 23 luglio 2012

Un manifesto per il (buon) senso economico

Il 28 giugno scorso il "Financial Times" ha pubblicato un breve e succoso "manifesto per il buon senso economico", firmato da due autorevoli economisti, Paul Krugman della Princeton University, premio Nobel per l'Economia 2008 e Richard Layard, famoso economista, direttore del Wellbeing Programme della prestigiosa London School of Economics (il manifesto è presentato in un apposito sito e si può aderire www.manifestoforeconomicsense.org ).

Più di quattro anni dopo l’inizio della crisi finanziaria, le principali economie avanzate del mondo restano profondamente depresse, una scena che ricorda fin troppo quella del 1930.
E la ragione è semplice: ci affidiamo alle stesse idee che hanno governato le azioni di politica economica nel 1930.
Queste idee, da tempo smentite, comprendono errori profondi sia sulle cause della crisi che sulla sua natura che sulla risposta appropriata. Questi errori hanno messo radici profonde nella coscienza pubblica e forniscono il sostegno pubblico per l’eccessiva austerità delle attuali politiche fiscali in molti paesi. Quindi i tempi sono maturi per un manifesto in cui gli economisti mainstream offrano al pubblico una analisi dei nostri problemi maggiormente basata sulle evidenze.
Le cause.
Molti responsabili politici insistono sul fatto che la crisi è stata causata dalla gestione irresponsabile del debito pubblico. Con pochissime eccezioni – come la Grecia – questo è falso. Invece, le condizioni per la crisi sono state create da un eccessivo indebitamento del settore privato e dai prestiti, incluse le banche sovra-indebitate. Il crollo della bolla ha portato a massicce cadute della produzione e quindi del gettito fiscale.
Così i disavanzi pubblici di grandi dimensioni che vediamo oggi sono una conseguenza della crisi, non la sua causa.
La natura della crisi. Quando le bolle immobiliari su entrambi i lati dell’Atlantico sono scoppiate, molte parti del settore privato hanno tagliato la spesa nel tentativo di ripagare i debiti contratti nel passato. Questa è stata una risposta razionale da parte degli individui, ma – proprio come la risposta simile dei debitori nel 1930 – si è dimostrata collettivamente autolesionista, perché la spesa di una persona è il reddito di un’altra persona. Il risultato del crollo della spesa è stato una depressione economica che ha peggiorato il debito pubblico.
La risposta appropriata. In un momento in cui il settore privato è impegnato in uno sforzo collettivo per spendere meno, la politica pubblica dovrebbe agire come una forza di stabilizzazione, nel tentativo di sostenere la spesa. Per lo meno non dovremmo peggiorare le cose tramite grandi tagli della spesa pubblica o grandi aumenti delle aliquote fiscali sulle persone comuni. Purtroppo, questo è esattamente ciò che molti governi stanno facendo.
Il grande errore. Dopo aver risposto bene nella prima e acuta fase della crisi economica, la saggezza politica convenzionale ha preso una strada sbagliata, concentrandosi sui deficit pubblici, che sono principalmente il risultato di una crisi indotta dal crollo delle entrate, e sostenendo che il settore pubblico dovrebbe cercare di ridurre i suoi debiti in tandem con il settore privato. Come risultato, invece di giocare un ruolo di stabilizzazione, la politica fiscale ha finito per rafforzare gli effetti frenanti dei tagli alla spesa del settore privato.
Di fronte a uno shock meno grave, la politica monetaria potrebbe bastare. Ma con i tassi di interesse prossimi allo zero, la politica monetaria – mentre dovrebbe fare tutto il possibile – non può fare l’intero lavoro. Ci deve naturalmente essere un piano a medio termine per ridurre il disavanzo pubblico. Ma se questo è troppo sbilanciato può facilmente essere controproducente annullando la ripresa. Una priorità chiave è ora quella di ridurre la disoccupazione, prima che diventi endemica, rendendo la rispesa e la futura riduzione del deficit ancora più difficile. Come rispondono coloro che sostengono le politiche attuali agli argomenti che abbiamo appena avanzato? Usano due argomenti molto diversi a sostegno della loro causa.
L’argomento della fiducia. Il loro primo argomento è che i deficit pubblici alzeranno i tassi di interesse e quindi impediranno il recupero. Al contrario, essi sostengono, l’austerità aumenterà la fiducia e favorirà così la ripresa. Ma non c’è alcuna prova a favore di questo argomento. In primo luogo, nonostante i deficit eccezionalmente elevati, i tassi di interesse oggi sono bassi senza precedenti in tutti i principali paesi in cui c’è una banca centrale normalmente funzionante. Ciò è vero anche in Giappone, dove il debito pubblico supera ormai il 200% del PIL annuo, e il downgrade da parte delle agenzie di rating non hanno avuto alcun effetto sui tassi di interesse giapponesi. I tassi di interesse sono elevati solo in alcuni paesi della zona euro, perché la BCE non è consentito di agire come prestatore di ultima istanza per il governo. Altrove la banca centrale può sempre, se necessario, finanziare il deficit, lasciando inalterato il mercato obbligazionario.
Inoltre l’esperienza passata non contiene nessun caso in cui i tagli di bilancio hanno effettivamente generato un aumento dell’attività economica. Il FMI ha studiato 173 casi di tagli di bilancio dei singoli paesi e ha scoperto che il risultato coerente è la contrazione economica. Nella manciata di casi in cui il consolidamento fiscale è stato seguita da una crescita, i canali principali erano un deprezzamento della valuta nei confronti di un mercato mondiale forte, una possibilità non disponibile al momento. La lezione dello studio del FMI è chiara: i tagli al bilancio ritardano la ripresa. E questo è ciò che sta accadendo ora: i paesi con i maggiori tagli di bilancio hanno avuto le più pesanti cadute dell’output.
La verità è, come possiamo vedere, che i tagli di bilancio non ispirano la fiducia delle imprese. Le aziende investono solo quando possono prevedere abbastanza clienti con un reddito sufficiente da spendere. L’austerità scoraggia gli investimenti.
Vi è quindi un’evidenza massiccia contro l’argomento della fiducia; tutte le presunte prove a favore di tale dottrina sono evaporate ad un esame più approfondito.
L’argomento strutturale. Un secondo argomento contro l’espansione della domanda è che la produzione è nei fatti vincolata dal lato dell’offerta da squilibri strutturali. Se questa teoria fosse giusta però, almeno in alcune loro parti le nostre economie dovrebbe essere a pieno regime, e così dovrebbe fare alcune attività. Ma nella maggior parte dei paesi non è questo il caso. Ogni settore importante delle nostre economie è in difficoltà, e ogni attività ha un tasso di disoccupazione più elevato del solito. Quindi il problema deve essere una mancanza generale di spesa e domanda.
Nel 1930 lo stesso argomento strutturale è stato utilizzato contro le politiche di spesa proattive negli Stati Uniti, ma a seguito dell’aumento di spesa tra il 1940 e il 1942, la produzione è aumentata del 20%. Quindi il problema nel 1930, come oggi, era una carenza di domanda, non di offerta.
Come risultato delle loro idee sbagliate, in molti paesi occidentali i politici stanno infliggendo sofferenze enormi ai loro popoli. Ma le idee che sposano su come gestire le recessioni sono state respinte da quasi tutti gli economisti dopo i disastri del 1930, e per i successivi quarant’anni o giù di lì l’Occidente ha goduto di un periodo senza precedenti di stabilità economica e bassa disoccupazione. E’ tragico che negli ultimi anni le vecchie idee abbiano di nuovo messo radici. Ma non possiamo più accettare una situazione in cui le paure sbagliate di tassi di interesse più elevati pesino di più sui i decisori politici rispetto agli orrori della disoccupazione di massa.
Politiche migliori differiranno da paese a paese e hanno bisogno di un dibattito approfondito. Ma devono essere basate su una corretta analisi del problema. 

domenica 22 luglio 2012

Oltre l'austerità. Un ebook in omaggio dal sito di Micromega.

"Oltre l’austerità" è in primo luogo un libro di denuncia delle politiche folli che in Europa e in Italia porteranno inevitabilmente – e in proporzioni sconosciute da generazioni – ad alti livelli di disoccupazione, crollo degli standard di consumo e dei servizi sociali e degrado delle nostre comunità. E' un passato che tristemente ritorna. Chi porti la responsabilità politica di questo, se la Merkel, o Monti (e con lui le forze che lo sostengono), oppure ancora i gruppi dirigenti della sinistra radicale europea, in gran parte superficiali e disinteressati ai temi reali, non è nostro compito dire. Così come non vogliamo giudicare quante responsabilità per essere giunti a questo punto vadano attribuite agli ignominiosi governi Berlusconi, oppure ai governi ulivisti di centrosinistra, che dell’unificazione monetaria europea hanno fatto la propria bandiera subordinando a essa gli obiettivi della piena occupazione e di una più equa distribuzione del reddito e aprendo così la strada al ciclico ritorno del Cavaliere.

Il nostro proposito è stato di smentire le sciocchezze in nome delle quali si chiedono sacrifici, in particolare che spesa e debiti pubblici siano causa ultima della crisi, e di mostrare come questi sacrifici a nulla porteranno tranne che a un avvitamento verso il basso della crisi in una spirale di cui non si vede la fine. Interessi nazionali, voglia di farla finita con sindacati e stato sociale, una totale assenza di lungimiranza politica e anche tanta ignoranza spiegano tutto questo.

Non il processo d’integrazione politica ed economica europeo viene messo sotto accusa nel libro – anzi riteniamo che il volume sia profondamente europeista – bensì il processo di unificazione monetaria. Quest'ultimo è stato progettato e si è dispiegato male. Ma non casualmente. Da parte dei governi italiani esso è stato interpretato come strumento di disciplina sindacale e sociale. In questo gioco i tedeschi hanno vinto, e noi abbiamo perso. Ora la crisi costituisce una nuova e più ghiotta occasione per perseguire il medesimo obiettivo.

Il volume nasce da un anno d’incontri, ma il gruppo non ha mai ritenuto che esso dovesse avere una tesi precostituita. Al di là di alcune differenziazioni, tuttavia, la pura disanima degli scenari che il paese ha davanti ha fatto prevalere in molti contributi l’idea che in questa unione monetaria non c’è spazio per il nostro paese, pena il suo rapido e drammatico degrado. Non è peraltro affatto escluso che l’euro non crolli da solo. Gli autori disegnano e auspicano altre soluzioni, del tutto possibili, che potrebbero garantire crescita, occupazione e sviluppo ecologicamente sostenibile all’Europa, contribuendo alla stabilità dell’economia globale. Ci pare tuttavia inutile accarezzare disegni che non hanno alcuna possibilità di prevalere. Serve più coraggio per guardare le cose come stanno.

venerdì 20 luglio 2012

La circolare del Ministero del Lavoro sulla riforma recentemente approvata (Legge 92/12)

Il Ministero del Lavoro ha emanato la circolare esplicativa della riforma del mercato del lavoro approvata recentemente ed entrata in vigore il 18 luglio.
Vengono fornite le prime indicazioni operative sull'applicazione degli istituti modificati.
E' opportuno ricordare che già in Parlamento sono stati presentati dalle forze politiche degli emendamenti correttivi.
Sono convinto che nulla verrà migliorato. Si userà la scusa del rischio di "contagio" stavolta spagnolo e della necessità di recuperare la fiducia dei mercati per ridurre le tutele e i diritti.
Forse, è più facile prevedere ulteriori peggioramenti.
Per il momento godiamoci la circolare.


La circolare 18 del 18 luglio 2012 del Ministero del Lavoro

mercoledì 18 luglio 2012

La povertà. Questa conosciuta.

Ieri l'Istat ha diffuso i dati della povertà nel nostro paese.
Sono dati drammatici che indicano come la crisi, della quale non si intravede la fine, sta trasformando il tessuto sociale dell'Italia. Aumentano i poveri, in termini relativi e assoluti e in Sicilia e Calabria l'aumento è più sostenuto.
A chi pensava che il fenomeno della povertà fosse marginale deve fare i conti con questa nuova realtà, i poveri, quelli che vivono una condizione di deprivazione totale, sono intorno a noi. 
Non serve chiudere gli occhi o girarsi dall'altra parte, occorre fare qualcosa. Non possiamo impiccarci allo spread o al pareggio di bilancio.
Occorre intramprendere una seria politica di contrasto con interventi mirati di sostegno al reddito e di promozione di servizi idonei a garantire la dignità della vita.
Ormai una spesa imprevista, la cronicizzazione di una patologia, la presenza in famiglia di un portatore d'handicap sono elementi di grandissima criticità e di spinta alla condizione di povertà.
Stiamo ritornando ad essere il paese degli anni 50, con una differenza, allora esisteva la speranza che le cose potessero migliorare per tutti, oggi non abbiamo nemmeno quella. Anzi, abbiamo la consapevole certezza che la notte è ancora lunga da trascorrere.

domenica 15 luglio 2012

La Sicilia e l'Imu.

Il ministero dell' Economia ha pubblicato i dati relativi alle somme incassate per l'Imu, provincia per provincia. La loro lettura è indicativa e rispecchia fedelmente la situazione economica e il patrimonio abitativo delle singole province. 
La situazione siciliana è abbastanza chiara. La provincia di Enna è fanalino di coda mentre quella palermitana risulta essere la prima.
Per avere un quadro complessivo occorre aspettare il pagamento del saldo di dicembre e soprattutto vigilare come verranno spesi i soldi che rimarranno nella disponibilità dei comuni. Si tratta per la Sicilia di più di 250 milioni di €.
Come dato indicativo vale la pena sottolineare che la sola provincia di Roma ha versato più de doppio della nostra Regione.

          comuni            stato            totale
Enna           6.825.290          5.660.862            12.486.152
Caltanissetta         11.380.951          9.157.362            20.538.312
Ragusa         19.851.794        15.612.690            35.464.485
Agrigento         22.665.108        18.040.423            40.705.531
Trapani         27.912.021        21.491.545            49.403.566
Siracusa         29.035.266        22.080.239            51.115.505
Messina         33.898.011        28.739.442            62.637.452
Catania         63.810.586        44.737.574          108.548.161
Palermo         61.296.693        48.842.284          110.138.977





      276.675.720      214.362.422          491.038.141














I dati di tutte le province italiane













































































domenica 8 luglio 2012

Il generale Videla condannato a 50 anni di carcere. Per non dimenticare.



Jorge Rafael Videla (21 agosto 1925) è un generale argentino, dittatore e presidente del suo paese tra il 1976 e 1981. Arrivò al potere con un colpo di stato ai danni di Isabelita Peron. Il suo governo fu contrassegnato dalle violazioni dei diritti umani, e da contrasti frontalieri con il Cile che per poco non sfociarono in un conflitto.
Il colpo di Stato
Il Tenente Generale Videla fu nominato Comandante in capo dell'esercito dalla presidente Isabelita Peron.
Videla capeggiò il colpo di stato del 24 marzo 1976 con cui Isabelita fu sostituita da una giunta militare, formata da Leopoldo Galtieri in rappresentanza dell'esercito, dall'ammiraglio Emilio Eduardo Massera per la marina e dal generale Orlando Ramón Agosti per l'aviazione, dando inizio a quello che essi chiamarono processo di riorganizzazione nazionale. il 29 marzo assunse la carica di Presidente. Collaboratori erano anche Acosta e Alfredo Astiz. Il generale Jorge Rafael Videla, si nominò presidente a vita e prese il comando della Giunta militare. Attuò una repressione senza precedenti nei confronti della sinistra: decine di migliaia di persone furono arrestate, torturate e uccise.
Ci furono anche migliaia di desaparecidos, ovvero "scomparsi". In maggioranza, erano studenti che venivano catturati e torturati dai soldati e di cui non si sapeva più nulla. Oggi è quasi certo che sono stati quasi tutti uccisi. 

I diritti umani

La guerra sporca è un programma di repressione violenta di ribelli e dissidenti condotto da forze governative; caratterizzato dall'uso di sparizioni, torture, assassini e altre operazioni segrete e dalla massiccia violazione dei diritti umani e civili. Questo tipo di guerre si svolse in diversi paesi dell'America Latina nel corso degli anni '60, '70 e '80.
Il termine viene usato in particolare con riferimento alla repressione attuata dai dittatori argentini Jorge Rafael Videla, Roberto Eduardo Viola, Leopoldo Galtieri e, in misura minore, Reynaldo Bignone. Durante questo periodo che va dal 1976 al 1983 tra le 10.000 e le 30.000 persone vennero uccise o "scomparvero" (desaparecidos) e moltre altre migliaia vennero imprigionate e torturate.

Le torture

Sotto la dittatura argentina l'uso di torture disumane era assai frequente. Secondo i torturati e gli stessi carnefici i soldati incaricati della repressione, appliccavano i seguenti supplizi:
  • Scariche elettriche ad alto voltaggio, specialmente nelle parti delicate del corpo.
  • Bruciamento delle ferite tramite sigarette oppure piccoli lanciafiamme (con fiamme lunghe circa 30 centimetri).
  • Rottura di alcune ossa del corpo, in genere piedi o mani.
  • Ferimento dei piedi con spille o oggetti appuntiti.
  • Pestamento a sangue delle vittime. A volte, per non lasciare tracce, venivano pestate con sacchetti di sabbia.
Come è comprensibile, la maggior parte delle persone che subivano questo trattamento, morivano. Veniva appliccata anche la tortura psicologica, ovvero il far stare le vittime bendate per parecchi mesi senza far sapere nulla della loro sorte. Infine c'è da dire che 3.000 persone vennero narcotizzate e buttate vive nell'oceano Atlantico.

La segretezza

Esistevano molte organizzazioni per la difesa dei diritti umani che controllavano che non ci fossero abusi di persona. Quasi tutti sapevano della repressione nel Cile di Pinochet perché questa era stata trasparente. Tale regime subiva un'amplissima critica. La Giunta Militare Argentina invece voleva apparire all'estero come non repressiva per mantenere più stabile il suo potere, per questo le torture e le uccisioni vennero nascoste.
Di notte giravano camionette blindate o macchine che strappavano dalle loro case le vittime che portavano in luoghi segreti che solo i militari conoscevano. Al mattino, quando le persone chiedevano della sorte dei scomparsi, i poliziotti fingevano di non sapere, in questo modo la Giunta potè uccidere pure gli stranieri, come la diciassettenne svedese Daghmar Hagelin, torturata a morte dal tenente Alfredo Astiz.
Le madri e le nonne delle vittime, convinte ormai che fosse il governo a causare la loro scomparsa, si dettero appuntamento ogni giovedì a Plaza de Mayo, chiedendo conto della sorte dei loro figli o nipoti. Queste manifestazioni vennero considerate pericolose per la Giunta, e quindi, nella maggior parte dei casi, represse. Accadde anche che quelle che incitavano le manifestazioni vennero uccise per intimorire le altre, si stima che il numero delle donne di Plaza de Mayo uccise sia di 720.

I contrasti con il Cile

Uno degli ultimi motivi di contrasto non risolti tra Argentina e Cile era costituito dal possesso di tre isole nel Canale di Beagle (Picton, Lennox e Nueva). Nel 1977, l'Argentina rifiutò il lodo arbitrale ad essa sfavorevole del Regno Unito e, sul finire del 1978, i due paesi sudamericani furono molto vicini ad un conflitto armato che fu evitato solo grazie all'intervento di Papa Giovanni Paolo II, che iniziò un nuovo processo di mediazione, nominando come suo rappresentante personale il cardinale Antonio Samoré. i contrasti però non cessarono fino al 1984 quando fu firmato il Trattato di pace e amicizia.

La politica economica

José Alfredo Martínez de Hoz guidò l'economia durante tutta la presidenza di Videla. Sebbene poi cercherà di dissociarsi dagli aspetti repressivi del regime, questi furono necessari per evitare ogni possibile resistenza alle sue misure economiche, basate sull'apertura al mercato e sullo smantellamento della previgente legislazione in materia di lavoro.
Uno dei risultati di tali politiche fu che il valore nominale del debito estero aumentò di quattro volte.

La battaglia dell'immagine

Il processo di riorganizzazione nazionale incontrò gli ostacoli maggiori nel cercare di costruire una sua immagine all'estero. Vari gruppi di oppositori esiliati e alcuni governi denunciarono ripetutamente la situazione dei diritti umani in Argentina. Il governo sudamericano rispose con slogan e attribuendo le critiche ad una "campagna antiargentina".
Già il 19 maggio 1976 Videla fu protagonista di un pranzo molto discusso con un gruppo di intellettuali argentini, Ernesto Sábato, Jorge Luis Borges, Horacio Esteban Ratti (presidente dell'Associazione argentina degli scrittori) e padre Leonardo Castellani, in cui alcuni dei presenti manifestarono la loro preoccupazione riguardo agli scrittori detenuti o scomparsi.
Il campionato mondiale di calcio del 1978 fu lo scenario ideale con cui la dittatura tentò di guadagnare l'appoggio popolare. Il trionfo della nazionale argentina permise a Videla, nel momento della consegna della coppa di ricevere l'applauso della folla radunata allo stadio di River Plate.
Tra il 6 e il 20 settembre 1979, la Commissione Interamericana dei Diritti Umani visitò il paese e ricevette denunce dai parenti degli scomparsi e dalle vittime di altri abusi ed ebbe colloqui con membri del governo e dell'opposizione.
Nel 1980, il dirigente dell'organizzazione SERPAJ (Servicio Paz y Justicia) Adolfo Pérez Esquivel ricevette il Premio Nobel per la pace, denunciando con forza ancora maggiore le violazioni dei diritti umani in Argentina.

La fine della dittatura

Il 29 marzo 1981 Jorge Rafael Videla venne deposto dai soldati e sostituito con Roberto Eduardo Viola (1924 - 1994), il quale provocò l'ultima strage di Alfredo Astiz, che questa volta fece uccidere 5,000 prigionieri in un campo di concentramento.
Roberto Eduardo Viola fu deposto il 22 dicembre 1981 da Leopoldo Galtieri (1926 - 2003), il quale represse 5 manifestazioni, di cui 3 fatte dalle madri dei desaparecidos. La popolarità della Junta militare e di Leopoldo Galtieri diminuiva e l'inflazione aumentava: quindi questi, il 26 marzo 1982 organizzò l'invasione della Falkland, dette in argentino, Malvinas, possedimento inglese.
Anche questa volta i militari dettero prova di ferocia mandando i soldati nelle discoteche e costringendo i ragazzi lì dentro ad andare in guerra; quelli che si opponevano vennero giustiziati oppure uccisi a forza di botte.
La guerra delle Falklands nel giugno 1982 si risolse in una sconfitta, provocando 632 morti tra gli argentini e 255 tra gli inglesi, quindi il 18 giugno dello stesso anno Galtieri dette le dimissioni e fu sostituito da Reinaldo Bygnone (1928 -) il quale il 10 dicembre 1983 fu costretto a permettere libere elezioni, dalle quali uscì eletto il radicale Raul Alfonsin (1927).

Processo ai colpevoli

  • Jorge Rafael Videla fu processato nel 1985 per aver fatto torturare e uccidere 30,000 oppositori e nello stesso anno fu condannato all'ergastolo (anche se in una sontuosa villa), ma nel 1990 fu liberato sotto la pressione dei militari da Carlos Saul Menem (1935 -); è ancora in vita.
  • Roberto Eduardo Viola: nel 1984 fu processato per violazione dei diritti umani e nel 1985 fu condannato all'ergastolo. L'"ergastolo" però era in una ricca villa provvista di tutte comodità e oltretutto nel 1990 fu liberato sotto pressione dei militari. Nel 1994 morì all'età di 70 anni.
  • Leopoldo Galtieri: nel 1985 fu processato per violazione dei diritti umani e nel 1986 fu condannato all'ergastolo, sempre in una sontuosa villa. Nel 1991 fu liberato sotto pressione dei militari. Nel 2000 fu di nuovo processato per rapimento di bambini, ma morì il 16 gennaio 2003, all'età di 76 anni e 6 mesi.
  • Reynaldo Bignone: per aver permesso libere elezioni non fu mai processato ed è ancora in vita.

Frasi di militari argentini

  • "Prima elimineremo i sovversivi, poi i loro collaboratori, poi i loro simpatizzanti, successivamente quelli che resteranno indifferenti e infine gli indecisi". Frase di un generale argentino, ripetuta da Jorge Rafael Videla.
  • "Dobbiamo eliminare i sovversivi, per salvare l'Argentina". Frase di Jorge Rafael Videla".

    Dal sito dittatori e dittature

Naomi Klein " Shock Economy L'ascesa del capitalismo dei disastri"

Non è la teoria complottista ma la lettura di questo libro offre l'opportunità di rileggere pagine di storia anche recenti attraverso occhiali diversi. Con la possibilità che ognuno si faccia una propria idea.

La recensione:
"È possibile che la filosofia del libero mercato metta a rischio l'idea e il futuro stesso di una società libera?
Sì. Per usare le parole di Condoleezza Rice, il mondo è veramente un posto incasinato" ha detto Umberto Eco dopo aver letto le bozze di questo libro.
"Siamo finalmente riusciti a ripulire il sistema delle case popolari a New Orleans" ha dichiarato un parlamentare repubblicano dopo l'uragano Katrina.
"Non sapevamo come fare, ma Dio l'ha fatto per noi."
Ottobre 2006, 3709 civili iracheni uccisi in un mese: "L'Iraq è stato meglio del previsto" scrive un analista finanziario nel suo rapporto trimestrale sui risultati dell'industria energetica Halliburton.
Che cosa hanno in comune l'Iraq dopo l'invasione americana, lo Sri Lanka posttsunami, New Orleans dopo l'uragano Katrina, le dottrine liberiste della Scuola di Chicago e alcuni esperimenti a base di elettroshock finanziati dalla Cia negli anni Cinquanta? L'idea che sia utile fare tabula rasa per costruire da zero una mente, un tessuto sociale, un'utopia: quella del fondamentalismo capitalista del libero mercato. Il nuovo, attesissimo libro di Naomi Klein – l'autrice di No logo, che il "New York Times" ha definito "la bibbia di un movimento" e si è dimostrato uno dei testi più influenti degli ultimi anni — smonta il mito del trionfo pacifico e democratico dell'economia di mercato. Solo uno shock — provocato da un cataclisma naturale o dalla violenza intenzionale della guerra, del terrorismo, della tortura – può trasformare il "politicamente impossibile" in "politicamente inevitabile". Sono parole del guru dell'ultraliberismo, Milton Friedman, che i suoi zelanti discepoli hanno messo in pratica con sconcertante abilità. Così, il trauma dell'11 settembre ha permesso a Bush di appaltare ad aziende private la sicurezza interna e la guerra all'estero; la ricostruzione dopo l'uragano ha cancellato in un attimo le case popolari e le scuole pubbliche di New Orleans; l'onda dello tsunami ha allontanato dalle coste centinaia di migliaia di pescatori, liberando le spiagge per nuovi villaggi turistici. Shock Economy è un agghiacciante e argomentato atto d'accusa contro un capitalismo di conquista che sfrutta cinicamente i disastri (a vantaggio di pochi) e ne produce in proprio di ancora peggiori. Come dimostra la tragedia irachena.

sabato 7 luglio 2012

I precari in Sicilia: indagine della Corte dei Conti

Ogni qualvolta che si parla di precari siciliani, tutti a pontificare, si riempiono pagine di giornali, i più autorevoli commentatori si trasformano in segugi e giornalisti d'inchiesta per denunciare storture, sprechi, incapacità amministrative.
Nessuno che tenti un approccio più corretto, analizzando con cura i fatti, la storia, il loro divenire negli anni, cercando di comprendere che dietro i numeri ci sono persone in carne e ossa che nel tempo si sono trasformate in vittime di un sistema che non è riusciuto a dare una risposta in termini occupazionali.
Nessuno che abbia chiesto chi sono, da dove provengono, perchè sono così numerosi e perchè se dovessero andare via, la gran parte dei comuni si troverebbe nell'impossibilità di garantire l'erogazione di moltissimi servizi.
A questa e tante altre domande risponde l'indagine della Corte dei Conti sull'Agenzia dell'Impiego Siciliana e in particolare sulla gestione e utilizzo del fondo per il precariato.
Nessuno intende salvare o assolvere una classe politica che porta la responsabilità ma non è accettabile che a pagaresiano i lavoratori.
Sarebbe consigliata la lettura prima di emettere sentenze ed esprimere giudizi.

 

La narrazione e i fatti. Il governo Meloni fa scuola

NARRAZIONE: “si introduce un esonero dal versamento del 100 per cento dei contributi previdenziali ed assicurativi a carico del datore di la...