sabato 28 novembre 2015

Crisi economica e terrorismo: il combinato disposto per togliere diritti e libertà

Con la scusa della crisi hanno compresso i diritti, allungata la vita lavorativa, ridotte le prestazioni di welfare, fatto vivere nell'incertezza e nella paura.
Sempre lo stesso mantra: si è vissuto al di sopra delle nostre possibilità, non possiamo più permettercelo. 
Ci ha accompagnato il terrore dello spread. 
Il risultato? abbiamo accettato cose che, in condizioni normali, non avremmo mai creduto possibile.
Ora è la volta del terrorismo.
Grazie alla paura di un attentato, di una guerra in casa nostra, mentre loro continuano a fare affari con l'Isis, finanziandolo e rafforzandolo, ci indicano che l'unica strada per sconfiggerlo è mettere sul piatto della lotta un poco della nostra libertà, una parte della nostra democrazia.
Niente di eccezionale (dicono), si comincia con una piccolissima limitazione nell'uso di internet, poi con piccole e soprattutto condivise limitazioni nel diritto di manifestare (si sa, le manifestazioni sono un luogo troppo ghiotto per i "terroristi") e via di questo passo fino a.............(chi può dirlo?)
A nessuno viene in mente che la crisi e il terrorismo si combattano con le armi dell'equità e della giustizia sociale, dello sviluppo sostenibile, riconoscendo a tutti quello che il Papa nel suo viaggio apostolico in terra d'Africa ha chiamato il diritto delle tre T: Tierra, Techo, Trabajo.
Sarà un sogno ma vale la pena provare a realizzarlo.




Ho partecipato alla colletta alimentare. Mi sono vergognato.

Oggi, come molti, recandomi al supermercato per fare la spesa ho incontrato i volontari del banco alimentare e di tante altre associazioni che, aderendo alla giornata della raccolta alimentare, sensibilizzavano sulla necessità di fare degli acquisti da donare ai poveri.
Ho aderito. 
Ho acquistato generi di prima necessità e non deperibili e uscendo ho lasciato la mia busta, pensando di vere fatto un gesto di solidarietà per qualcuno più sfortunato.
Rientrando a casa ho. però, cambiato i miei sentimenti, non più contento di avere fatto una buona cosa ma mi sono vergognato.
Mi sono vergognato di essere cittadino di un paese che non riesce a garantire a tutti i suoi cittadini un pasto proteico almeno ogni due giorni.
Mi sono vergognato di abitare in una paese dove tanti bambini non possono comprare un paio di scarpe.
Di vivere in un paese dove mi tocca condividere i dubbi amletici del ministro del lavoro: è meglio laurearsi con 95/110 a 21 anni o a 28 con 110/110 e non si discute, al contrario, dei tanti, ormai troppi, giovani che per questioni economiche devono rinunciare agli studi universitari.
Mi sono vergognato di abitare in un paese ingiusto, dove l'aiuto agli esclusi è delegato alla buona volontà di tante associazioni no profit, all'impegno quotidiano di centinaia di migliaia di volontari, come quelli del Banco alimentare.
Io pago le tasse, pago tutti i ticket e tutte le compartecipazioni alle spese possibili e immaginabili. Ed è giusto che lo faccia ma vorrei che chi incassa questi soldi, lavori e si impegni affinché tutti i cittadini facciano il loro dovere e che aiuti chi non ce la fa.
Spendano meglio i nostri soldi! Non per comprare armi o noleggiare aerei ma per riconoscere diritti e dignità a tutti i coloro che vivono in Italia, a partire da una sana e corretta alimentazione. (e a leggere anche i dati Istat  a quanto pare non sono pochi)
Io mi sono vergognato ma mi auguro che si vergognino anche coloro che ci governano.


Nb. Grazie al Banco Alimentare e a tutti i volontari




sabato 21 novembre 2015

La Sicilia e la crocettite cronica acuta

La vicenda della Lantieri (neoassessore alla funzione pubblica della Regione Siciliana), della sua presunta incompatibilità, della discussione politica politica che ne è seguita, la dice lunga sul degrado al quale ci ha condotto quello che abbiamo eletto presidente della regione.
Non sarà il numero romano che segue le parole governo Crocetta a indicarci un cambio di rotta, dell'assunzione di responsabilità, dello scatto di orgoglio che tutti auspichiamo.
Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti: a partire da coloro che ritengono di essere i dirigenti del Pd.
La nostra regione soffre di una patologia grave e irreversibile: la crocettite cronica acuta.
Prima se ne prende atto, prima sarà possibile somministrare le cure del caso.
Accanisirsi con eventuali V, VI, VII (governi Crocetta) ucciderebbe il malato.
La Sicilia, i siciliani non meritano questo.

mercoledì 18 novembre 2015

Oltre le vuote parole c'è la riflessione. (Consiglio di lettura)


Ne L'ipocrisia dell'OccidenteFranco Cardini, con gli strumenti dello storico, racconta le varie fasi dell’attacco musulmano all'Occidente con una personale chiave interpretativa. Dietro lo scontro di civiltà, usato strumentalmente da minoranze sparute, si nascondono interessi precisi. Al servizio di questo mito cooperano più o meno consapevolmente una diplomazia internazionale traballante e voltagabbana e un universo mediatico allarmista e ricercatore di consensi legittimanti.
Diciamo la verità: è duro sentirsi convinti di appartenere a una civiltà civicamente e culturalmente superiore a qualunque altra in quanto detentrice di valori universali ed avere al tempo stesso l’amara consapevolezza di non trovarsi affatto all'altezza di dimostrarlo. Parigi, la città per tanti versi emblematica della libertà di pensiero e dei diritti dell’uomo, è stata sconvolta fra mercoledì 7 e venerdì 9 gennaio da una terribile catena di eventi luttuosi e delittuosi che per un verso l’hanno lasciata sconvolta, per un altro hanno determinato da parte dei suoi cittadini e di tanti altri convenuti nelle sue piazze e nelle sue strade – tra cui decine di leader politici europei – una risposta che si è proposta come energica e unitaria, e per un altro verso ancora hanno fatto emergere, proprio dalla dinamica di quella risposta (la manifestazione repubblicana di domenica 11), una serie di problemi inattesi, ai quali è stato arduo fornire una convincente risposta.
La mattina del 7 gennaio 2015 due fratelli di fede musulmana d’origine nordafricana, cittadini francesi, Chérif e Saïd Kouachi, rispettivamente di trentadue e trentaquattro anni, hanno fatto irruzione nella sede del settimanale «Charlie Hebdo» – famoso per le sue vignette satiriche nei confronti dell’Islam, come anche del cristianesimo e dello stesso ebraismo – e hanno sterminato quasi tutti i redattori insieme con alcuni appartenenti al personale di custodia nonché, fuori dall'edificio, l’agente di polizia Ahmed Merabet, quarantaduenne, musulmano. Dopo una drammatica fuga sono riusciti a nascondersi in un edificio non lontano da Parigi da dove la polizia li ha stanati due giorni dopo, abbattendoli. È poi emerso che almeno uno dei due, Chérif, era già noto alla polizia e sotto sorveglianza e che era collegato a un gruppo affiliato ad al-Qaeda implicato in una filière di reclutamento di giovani guerriglieri francesi alla volta dell’Iraq e collegato con l’organizzazione Jabhat al-Nusra. Intanto, giovedì 8, il giovane musulmano Coulibaly, in apparenza sprovvisto di legami con i due terroristi, ha a sua volta ucciso nei pressi del Parco di Montrouge, nel XIV arrondissement, un’agente della polizia urbana e quindi il giorno dopo, la mattina del 9, assalito un supermarket kasher alla Porte de Vincennes, nel XX, catturando alcuni ostaggi tra i clienti dell’esercizio, cittadini di religione ebraica che stavano preparandosi allo shabbat, e abbattendone quattro. Nello stesso giorno è stato ucciso dai membri di un reparto di polizia che aveva fatto irruzione nei locali del supermarket.
L’incalzare degli eventi ha causato una ridda di notizie false o inesatte, un accavallarsi di commenti e di polemiche. A caldo, il massacro dei giornalisti e dei vignettisti di «Charlie Hebdo» – già da tempo nel mirino degli islamisti a causa di alcuni disegni che satireggiavano la figura del profeta Muhammad – ha provocato una grande manifestazione largamente spontanea, in Place de la République, il cui carattere era quello della rivendicazione del diritto alla satira come parte della libertà di stampa e di quella tout court di espressione, obiettivo concettuale della strage. I convenuti avevano infatti innalzato una foresta di penne e di matite simboleggiando con quel gesto la loro volontà di rispondere con le armi della libera e coraggiosa critica ai kalashnikov degli attentatori: le armi del pensiero e dell’ironia contro quelle del terrorismo fanatico e ottuso che sa solo uccidere e ama la morte. Il motto «Je suis Charlie», immediatamente tradotto in molte lingue (arabo compreso), esprimeva la volontà di sottolineare come il settimanale colpito rappresentasse tutti coloro che credono nei valori universali della difesa di una libertà insofferente di limiti e di tabù.

martedì 17 novembre 2015

Non avrete il mio odio ma il mio disprezzo

Fino a qualche giorno fa l'uso della forza da parte della Russia nello scenario mediorientale era visto come una concreta minaccia alla pace nel mondo.
Le loro bombe, tutt'altro che intelligenti, stavano compiendo stragi di civili e non avrebbero mai contribuito alla pacificazione.
Le stragi di Parigi, hanno compiuto il miracolo.
Le loro bombe da stupide si sono trasformate in geniali, i loro bombardamenti sono, adesso, fondamentali per vincere la minaccia del terrorismo dell'Isis.
Ipocriti.
Per tale ragione non avrete il mio odio. L'unica cosa che sono disposto a darvi è solo il mio disprezzo.

Holland, l'isis e la guerra

Sull'onda delle emozioni, sulle note della marsigliese e in uno scenario fortemente  simbolico (la Reggia di Versailles), Holland ha chiesto tre cose:
  • l'unita della nazione;
  • la modifica dei vincoli di bilancio imposti dalla UE;
  • la modifica della Costituzione. 
Solo così, ha detto, si vincerà la guerra che la Francia intende muovere all'isis. 
Da uomo della strada, quale sono ma in questo momento mi fanno più paura le parole del presidente francese che le bombe dell'isis.

Nb. Il fatto che Holland sia socialista e un elemento in più alla paura che provo.

La narrazione e i fatti. Il governo Meloni fa scuola

NARRAZIONE: “si introduce un esonero dal versamento del 100 per cento dei contributi previdenziali ed assicurativi a carico del datore di la...