lunedì 31 dicembre 2012

2013 ragioni per sperare in un anno migliore


Ci lasciamo alle spalle un anno difficile e il nuovo anno non lascia presagire nulla di buono.
Troppe nubi si addensano e non riusciamo a intravedere la fine del tunnel.
Nonostante tutto abbiamo 2013 ragioni per sperare in un 2013 migliore.

AUGURI

sabato 29 dicembre 2012

Sulla candidatura del dott. Pietro Grasso. Un mio pensiero.

Che il procuratore Pietro Grasso (a differenza di tanti suoi colleghi) si sia dimesso dalla magistratura e poi abbia comunicato la decisione di candidarsi alle prossime elezioni, è atto che gli fa onore e dimostra come ancora questo paese ha, al servizio delle istituzioni, uomini di grandissima dignità.
Quello che mi ha colpito è il commento del vice segretario del Pd, Enrico Letta, sulla candidatura «quello di Grasso è il primo segnale di impegno durissimo del Pd contro le mafie. Altri ne verranno».
Ecco, il punto sta in questo. 
Il durissimo impegno contro le mafie non è testimoniabile dal numero dei magistrati candidati ma da ciò che ogni giorno i singoli militanti di partito fanno.
Dal modo di svolgere i compiti istituzionali, da come si amministra la cosa pubblica, da come si fa argine allo strapotere delle mafie.
Fino a quando la lotta alla mafia e l'impegno antimafia è delegato ed è testimoniato solo da uomini coraggiosi, come il dott. Grasso,  penso che difficilmente vinceremo questo antistato.
La lotta alla mafia si è nutrita nella storia siciliana più di braccianti agricoli semianalfabeti che di magistrati, più di sindacalisti che di ufficiali di polizia, senza nulla volere togliere al coraggio di tanti uomini dello stato che hanno sacrificato la loro vita all'impegno antimafia.
Mi fa specie, conseguentemente, l'affermazione di Letta. 
Sarebbe stato meglio dire che la candidatura di Grasso nelle liste del Pd è la dimostrazione dell'impegno del partito contro la mafia.
Forse, però, nella società dell'immagine sarebbe stato chiedere troppo.
Al Procuratore Grasso i migliori auguri e un sincero ringraziamento per la lezione di stile che ha voluto ancora una volta regalarci.

Nb.Non commento la candidatura del tira e molla Ingroia. Questa è un'altra storia.

mercoledì 26 dicembre 2012

Prima di licenziare un dipendente per inidoneità fisica bisogna provare l'impossibilità di ricollocarlo


Un'importante sentenza della Corte di Cassazione sui licenziamenti per inidoneità fisica dei dipendenti.
Le aziende devono provare l'impossibilità a ricollocare in altre mansioni, confacenti alle attitudini, i dipendneti interessati. 
Con sentenza n. 23330 del 18 dicembre 2012, la Cassazione ha affermato che, deve essere reintegrato il lavoratore licenziato perché affetto da un disturbo d'ansia se non si dimostra la sua "totale inidoneità allo svolgimento delle mansioni". Non solo, l’azienda deve anche provare l'impossibilità di una ricollocazione del medico.
La Suprema Corte, riprendendo la Corte territoriale ha affermato che "non solo non risultava dalle certificazioni mediche che la sopravvenuta, parziale inidoneità fisica del ricorrente avesse carattere permanente e quindi fosse definitivamente escluso un recupero della sua piena idoneità fisica, ma l'amministrazione aveva omesso di provare ... che, pur con la ridotta capacità lavorativa, il dipendente non potesse svolgere mansioni compatibili con l'organizzazione aziendale".   
Inoltre, la Cassazione ha confermato che, "l'illegittimità del recesso comporta anche per i dirigenti pubblici gli effetti reintegratori stabiliti dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori" "a prescindere dal numero dei dipendenti".   

lunedì 24 dicembre 2012

L'Agenda di Mario Monti e la mia.

Abbiamo superato indenni il 21 dicembre. (solo chi non ha mai sbagliato può criticare i Maya)
Del resto ne abbiamo già visto tante fine del mondo,  che una in più, una in meno non avrebbe fatto alcuna differenza.
Fa, invece, la differenza la scelta di “salire” nell’agone politico di Mario Monti.
Lo fa da professore, preparando un’agenda, nella quale inserisce le cose da fare nei prossimi anni.
25 cartelle, suddivise in 4 capitoli, dove sono affrontati i problemi più spinosi della società italiana e nelle quali sembrano sparire le divisioni tra destra e sinistra, che tanto hanno diviso le società nel secolo scorso.
Un documento tecnicistico, sicuramente ammaliante ma, a mio avviso, senza un’anima, senza alcuna passione, nel quale non trova adeguata rappresentanza quello che dovrebbe essere in un programma politico, il protagonista per eccellenza.
Manca l’uomo.
Stiamo attraversando gli anni più difficili, dopo quelli vissuti durante le guerre. In questo momento intravediamo solo macerie, con i ricchi sempre più ricchi e la classe media ricacciata indietro di decenni, senza alcuna speranza, senza alcuna fiducia.
Monti avrà scritto la sua agenda dietro la sua scrivania di Palazzo Chigi, senza guardare fuori dalla finestra, senza comprendere quello che in questi ultimi anni è avvenuto nelle nostre famiglie.
Verrebbe da chiedere come sia stato possibile trovare 4 miliardi di Euro per salvare il Monte Paschi di Siena e non si è trovato il miliardo di Euro per garantire la copertura della Cassa Integrazione in Deroga?
Verrebbe da chiedere perchè non si sono trovati i fondi per una legge sulla non autosufficienza?
Non vi è alcuna parola nell’agenda del sen.Monti sui reali motivi che ci hanno condotto in questa situazione, sugli errori delle banche, su una politica dissennata che in nome della libertà ha rimosso ogni controllo sull’operato dei poteri finanziari.
Mi hanno sempre detto che il potere è la capacità di fare le cose mentre la politica è la capacità di individuare le cose da fare.
Ecco, nell’agenda del governo che vorrei mi piacerebbe che ci fosse al centro il lavoro, non come merce di scambio ma come luogo nel quale gli individui trovano realizzazione, nel rispetto della loro dignità, nel riconoscimento dei loro diritti.
Mi piacerebbe che al centro si fossero i più poveri, i disoccupati, gli anziani, coloro che, senza portare alcuna responsabilità, stanno pagando il prezzo più alto della crisi.
Sarebbe bello se ci fossero la scuola pubblica e la sanità pubblica, che ci fosse una seria politica di ridistribuzione del reddito, per consentire di uscire dalla trappola della povertà.
Trappola, dove tanti, troppi, italiani sono caduti.
Queste ragioni mi inducono a richiudere in un cassetto l’Agenda di Monti, sperando che non siano in molti coloro che vorranno realizzarla.

domenica 23 dicembre 2012

ASpI........La nuova indennità di disoccupazione.

La legge di riforma del mercato del lavoro (denominata riforma Fornero) ha previsto dal 1 gennaio 2013 l'introduzione di una nuova tutela contro la disoccupazione.
Si tratta dell'Assicurazione Sociale per l'Impiego (ASpI) che  prende il posto della
  • disocupazione ordinaria non agricoli con i requisiti normali;
  • disocuupazione ordinaria non agricoli con i requisiti ridotti;
  • disoccupazione spesciale edile
  • la mobilità.
La riforma entrerà a regione del 2016.
Per godere della prestazioni occorrono gli stessi requisiti che oggi occorrono per la Ds, due anni di anzianità contributiva e 52 contributi settimanali nei due anni precedenti il licenziamento così come analoga è la durata, mentre è aumentata la misura.
Si passa dal 60% al 75% delle retribuzioni godute nei due anni precedenti il licenziamento.
E' opportuno ricordare che l'ASpI è riconosciuta per tutti i licenziamenti avvenuti dal 1 gennaio 2013. 
Per i licenziamenti avvenuti entro il 31 dicembre 2012, indipendentemente dalla data di presentazione della domanda, i lavoratori avranno riconosciuto la Disoccupazione Ordinaria

giovedì 13 dicembre 2012

La circolare del Ministero del Lavoro sulle collaborazioni a progetto

Il Ministero del Lavoro ha emanato la circolare N.29 avente per oggetto: L.n.92/2012 - collaborazione coordinata e continuativa a progetto  -indicazioni operative per il personale ispettivo.
La circolare, riprendendo molti contenuti della circolare Damiano del 2007, i cui contenuti furono svuotati dal ministro del lavoro Sacconi del Pdl,  chiarisce i comportamenti da seguire per la stipula, a decorrere dal 18 luglio 2012, data di entrata in vigore della Legge 92 (Riforma Fornero) di contratti di collaborazione a progetto.
L'obbiettivo è quello di fare emergere le false collaborazioni e valorizzare quelle genuine.
Troppo spesso, infatti,  tali contratti sono stati oggetto di controversie giudiziarie in quanto dissimulavano contratti di lavoro subordinato.
La nota individua, quindi, i criteri da adottare, la specificazione del progetto, che deve essere chiaro e predeterminato, le attività che possono essere svolte, le modalità di svolgimento delle stesse,  la retribuzione da riconoscere al lavoratore.
Facciamo attenzione, quindi,  quando si firma un contratto a progetto, evitiamo di essere presi in giro pretendendo il rispetto della legge.

domenica 9 dicembre 2012

Il mondo nel mese di novembre 2012

Come ogni mese, Angelo Gennari sul sito di Eguaglianza e Libertà, fa il punto di tutto ciò che di importante è accaduto nel mondo nel mese precedente.
Nulla di presuntuoso o di scientifico ma solo l'occasione per cercare di capire dove stiamo andando.
Io la trovo una lettura interessantissima .

Stop alle rassegne stampa online gratuite. Una vergogna!

Rassegna stampa on line addio. 
Dal prossimo anno le rassegne stampe di Camera e Senato saranno disponibili sul sito intranet per esigenze informative di parlamentari e di quanti hanno accesso alle reti intranet. 
Niente più possibilità di consultare le rassegne stampa on line da parte dei cittadini.
Nella giornata odierna Senato e Camera hanno raggiunto un accordo con la Fieg in merito alle modalità di pubblicazione delle rassegne stampa on line.
Il servizio che permette di consultare sul web gratuitamente e in modo aperto una selezione di articoli tratti dalle maggiori testate nazionali e divise per argomenti quindi sarà sospeso a partire dal prossimo anno.
Per il sito Help Consumatori, «hanno vinto gli editori, che reclamano la difesa del diritto d’autore. La consultazione delle rassegne stampa sarà possibile su intranet solo per parlamentari e “soggetti autorizzati”. Tagliati fuori tutti coloro che usavano lo strumento per leggere e documentarsi su più fonti di informazione».
La notizia è stata ufficializzata da un comunicato di Senato e Camera. «L’accordo – si legge nella nota – tiene conto della “specialità” della funzione istituzionale e democratica svolta dai due rami del Parlamento, individuando una soluzione condivisa compatibile con il diritto d’autore, tema in questo momento al centro di riflessioni e iniziative in diversi Paesi d’Europa e negli Stati Uniti».
«Il risultato – dice il sito Help Consumatori – sarà che le rassegne stampa rimarranno solo per pochi addetti ai lavori. Tagliati fuori da un servizio utile tutti i cittadini».
Intanto è da registrare la soddisfazione del presidente della Fieg Giulio Anselmi, (mi sorprenderebbe il contrario) che ha espresso «apprezzamento per l’accordo raggiunto con il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati sull’utilizzazione delle rassegne stampa; accordo che si pone in linea con il resto d’Europa, nel pieno rispetto della normativa sul diritto d’autore. L’interruzione della pubblicazione sui rispettivi siti internet degli articoli di giornali e l’impegno assunto da ambedue le Istituzioni di verificare la effettiva titolarità, in capo alle società ed agenzie di rassegne stampa, dei diritti di riproduzione e di utilizzazione economica dei prodotti editoriali da esse forniti – continua Anselmi – rappresentano un importante riconoscimento delle legittime richieste degli editori in materia di diritto d’autore».
Difficile immaginare che giornalisti freelance o semplici cittadini informati la pensino allo stesso modo.
Dovremmo fare sentire la nostra contrarietà. Per quanto mi riguarda, non acquisterò più quotidiani. 
Sarebbe bello se tale decisione fosse condivisa da moltissimi cittadini.

sabato 8 dicembre 2012

Politicamente scorretto, l'ultimo libro di Emanuele Macaluso



Emanuele Macaluso, in quest'intervista con Peppino Caldarola, lontana dalla rievocazione memorialistica, svolge un esame critico della storia della sinistra in questi vent'anni che ci separano dalla grande crisi della Prima Repubblica. E se c'è una preoccupazione che veramente lo assilla è la tabula rasa fatta dal '92 in poi nei confronti della tradizione culturale delle grandi forze politiche che hanno costruito la democrazia in Italia. Perché questo, pare a Macaluso, è il motivo principale dell'inadeguatezza attuale delle classi dirigenti. Ripercorrendo questo cammino, l'autore affonda il bisturi proprio sulle pseudocertezze che hanno animato l'attività e l'iniziativa politica degli eredi, loro malgrado, del PCI. 
Questa classe dirigente post-muro di Berlino, trovatasi all'appuntamento con la storia cioè dimostrare di saper governare il paese, per la prima volta dal dopoguerra -, non ha saputo esserne all'altezza. Coetaneo e amico di Napolitano, entrambi appartenenti alla corrente "migliorista" del PCI - sempre sotto accusa di intelligenza col nemico per l'atteggiamento riformista e non velleitariamente rivoluzionario -, Macaluso, oltre a tracciare una ricostruzione puntigliosa e non conformista di questi anni, fornisce un esempio di analisi lucida e dettagliata degli errori del centrosinistra e dei suoi presunti alleati.
Un libro assolutamente da leggere per cercare di interpretare il futuro delle forze politiche italiane e di ribadire la necessità di ricostituire in Italia, un partito autenticamente socialista che si iscriva nella più nobile tradizione del socialismo europeo.

domenica 2 dicembre 2012

Cosa è successo all'interno della scuola Diaz? Il libro di un dirigente della polizia, la sentenza della Cassazione, l'inchiesta di un giornalista inglese.


Ho finito di leggere il Libro "Diaz" di Vincenzo Canterini. 
Come era facile prevedere il suo racconto tende a nascondere le sue responsabilità e quelle dei suoi uomini, sanzionate dalla magistratura. 
Non possiamo, però, dire che "giustizia è fatta", troppi lati oscuri, troppe omissioni ancora permangono.
A distanza di 11 anni non sappiamo cosa sia accaduto, il perchè e come sia stato possibile che quei fatti accadessero.
Giorni di pura follia, nei quali la democrazia e le libertà civili furono sospese.
Non si tratta di chiedere vendette ma solo di conoscere la verità, solo la verità.
Il libro di Canterini ne racconta una parte, la sua. 
Una democrazia compiuta non deve avere paura del proprio passato, dei propri errori, riconoscerli per non commetterli più.
Pubblico la sentenza integrale della Corte di Cassazione che conferma la sentenza di appello, con la quale i vertici della Polizia furono condannati e l'inchiesta di un giornalista inglese che fu testimone dei fatti della Diaz.

Di seguito la presentazione del libro
L’ex comandante del Primo reparto Mobile della Polizia di Roma, Vincenzo Canterini, ha pubblicato un libro – “Diaz“, scritto assieme a Gian Marco Chiocci e Simone Di Meo e pubblicato dall’editore Imprimatur del gruppo Aliberti – in cui ricostruisce la sua versione dell’azione di polizia contro la scuola Diaz al G8 di Genova del 2001. Per il tentativo di occultare le violenze compiute contro le persone che si trovavano ospitate nella scuola, la Corte di Cassazione ha di recente confermato le condanne nei confronti di alcuni importanti dirigenti di polizia tra cui lo stesso Canterini.  Nel libro Canterini ripete alcune delle cose che ha raccontato durante i processi, in particolare lasciando capire che l’azione sia stata voluta dai vertici della polizia per ritorsione sui problemi che le forze di polizia avevano avuto nel contenere le proteste del G8, e attribuendo le violenze peggiori ai molti agenti coinvolti disordinatamente nell’irruzione, scagionando con questo i suoi uomini del “Settimo nucleo” antisommossa: «È mia intenzione parlare di chi e perché ha voluto a tutti i costi la Diaz, di chi ha coperto i veri massacratori della scuola, di chi e perché ha depistato sulle responsabilità alte, chi e perché ha scientificamente gettato fango sul Settimo (…) Erano bestie vili, da rintracciare e rinchiudere in gabbia. A cui nessuno ha però dato la caccia. Dal 2001 sono libere e impunite grazie anche a chi c’era ma in effetti non c’era, a chi comandava senza comandare, a quanti si trovavano lì per caso, per volontà superiore, per depistare, per randellarne uno ed educarne cento».

giovedì 29 novembre 2012

Il XIV Rapporto di Sbilanciamoci



Presentato a Roma il XIV Rapporto di Sbilanciamoci! su: “Come usare la spesa pubblica per i diritti, l’ambiente, la pace”. Il Rapporto, oltre ad analizzare criticamente le politiche del governo italiano e di Unione e Commissione europea – formula 94 proposte specifiche e dettagliate, in una “manovra” da 29 miliardi di euro.
La filosofia della controfinanziaria n. 14 è opposta a quella delle politiche neoliberiste e di “austerity”: per fronteggiare la crisi bisogna investire nel rilancio dell’economia, nella redistribuzione della ricchezza e in un nuovo modello di sviluppo sostenibile e di qualità. Per far crescere la torta bisogna prima fare delle fette più eque per tutti.
La controfinanziaria – frutto di un lavoro collettivo della rete di Sbilanciamoci– va ad aggiungersi alle altre numerose iniziative culturali, politiche ed editoriali alle quali il sito sbilianciamoci.info sta lavorando. La "Rete europea degli economisti progressisti" è stata lanciata a Firenze 10+10 da Sbilanciamoci! e dai suoi "cugini" di dieci paesi europei con il documento che trovate in questa pagina. La chiusura dell'Ilva di Taranto decisa dall'azienda richiede un nuovo intervento pubblico che sappia tutelare il lavoro e l’ambiente; Riccardo Colombo e Vincenzo Comito in questa pagina spiegano come si potrebbe realizzare. L’Italia ha un problema più generale di politica industriale e l’appello di 50 economisti.(L'appello)
Il governo ha imposto un accordo sulla produttività inutile e dannoso, e 75 economisti firmano una critica e indicano un’alternativa. Abbiamo rotto il silenzio italiano sull’impossibile “Fiscal compact” pubblicando l’analisi degli “Economisti sgomenti” francesi nell’ebook presentato. È l’insieme di quest’anno di governo Monti che non ha funzionato, come spiega in dettaglio in questa pagina Pitagora.  Le proposte di Sbilanciamoci! spiegano come si può fare.

martedì 27 novembre 2012

Un post sulla situazione ellenica di un giornalista greco tradotto in italiano.

La crisi del debito greco aggrava il risentimento tra le nazioni europee. Tuttavia, la lotta dei Greci contro gli interessi economici privati riguarda ​​tutti noi.
Non sono mai stato così disperato dal dover spiegare questo e, al tempo stesso, così pieno di speranza che le persone possano capire questo semplice fatto: le proteste in Grecia vi riguardano tutti direttamente.
Quello che sta succedendo ad Atene in questo momento è la resistenza contro un’invasione brutale quasi quanto quella della Polonia nel 1939. Gli invasori sono vestiti in giacca e cravatta invece che in uniforme e sono dotati di computer portatili al posto dei fucili, ma non lasciamoci ingannare: l’attacco contro la nostra sovranità è violento e profondo. Gli interessi dei patrimoni privati stanno dettando le politiche che la nostra nazione sovrana deve adottare, espressamente e direttamente contro l’interesse nazionale. Ignorare questo significa ignorare il pericolo. Forse preferite immaginare che tutto questo si fermerà lì? Forse vi dite che l’ufficiale giudiziario non arriverà in seguito in Portogallo, Irlanda, Spagna né in Inghilterra? Tutto questo è già iniziato ed è per questo che non possiamo permetterci di ignorare ciò che sta accadendo.
Sono loro che ci impongono tutte queste privatizzazioni. Josef Schlarmann, storico esponente del partito di Angela Merkel ci ha fatto recentemente una proposta, oh!, così utile: dovremmo vendere le nostre isole a investitori privati ​​al fine di pagare gli interessi sul nostro debito, interessi che ci sono stati imposti per stabilizzare le istituzioni finanziarie e il fallimento di un’esperienza monetaria. E, naturalmente, è solo un caso che studi recenti dimostrino che ci sono enormi riserve di gas nel Mar Egeo. 
La Cina è coinvolta in tutto questo poiché ha enormi riserve di valuta estera, di cui più di un terzo in euro. Siti storici come l’Acropoli potrebbero essere privatizzati. Se non rispondiamo alle richieste dei politici stranieri, il rischio è che ce lo impongano. Trasformeranno il Partenone e l’antica Agorà in Disneyland, e sotto-pagheranno persone per mascherarsi da Platone o Socrate per recitare i capricci dei ricchi.
I greci sono caduti nella trappola del capitalismo
Capite bene che non sto cercando di giustificare i miei connazionali di tutte le colpe. Abbiamo fatto un sacco di errori. Quando sono tornato in Grecia nel 2006, ho passato i primi mesi a osservare un paese completamente diverso da quello che avevo lasciato dietro di me nel 1991. Ogni cartello, ogni fermata di bus, ogni pagina di rivista esaltava le virtù dei finanziamenti agevolati. Era una distribuzione di denaro gratuito!

sabato 24 novembre 2012

Produttività: Appello per un patto utile per il Paese

Un gruppo di economisti denuncia gli errori del Patto per la produttività, chiede alle Parti sociali di fermare il declino e al governo di sostenere l’impegno per relazioni industriali più eque, efficaci e produttive

La volontà delle Parti sociali di giungere alla firma di un accordo programmatico per fermare il declino del sistema industriale italiano e muoversi in una prospettiva di crescita non può e non deve essere sprecata. Troppo evidenti sono, da un lato, le difficoltà di cui soffre il nostro sistema produttivo, così come, dall’altro lato, la necessità di offrire una prospettiva di crescita economica sostenibile e di benessere per le future generazioni.
Proprio perché condividiamo questa necessità e urgenza, riteniamo che il testo conclusivo accordo sulla produttività, proposto da Confindustria il 16 novembre 2012 alla firma delle varie organizzazioni imprenditoriali e sindacali delle imprese e dei lavoratori  costituisca un riferimento importante ma non conclusivo del confronto tra le Parti sociali. Questo testo deve essere migliorato affrontando i nodi ancora aperti, al fine che tutte le Parti sociali possano porvi con convinzione la loro firma. Se occorre tempo, si prenda tempo e si continui il confronto.
Riteniamo che i seguenti aspetti meritino una ulteriore riflessione.
1) Non è opportuno accordarsi sul merito di quanto deve essere fatto nella contrattazione collettiva per innescare un circolo virtuoso tra crescita delle retribuzioni e crescita della produttività prescindendo dalla questione aperta della democrazia sindacale, della certificazione della rappresentanza, della esigibilità degli accordi sottoscritti, dei diritti di rappresentare e contrattare – diritti da garantire sia per i firmatari che per i non firmatari degli accordi. Vi sono i presupposti condivisi nell’accordo del giugno 2011; occorre solo darne attuazione, per via negoziale tra le confederazioni o, in subordine, per via legislativa.
2) Gli strumenti di incentivazione fiscale per la diffusione della contrattazione di secondo livello e l’estensione delle retribuzioni variabili tramite la contrattazione di secondo livello (detassazione e decontribuzione) risultano efficaci solo se si introducono meccanismi di collegamento tra retribuzioni e risultati d’impresa centrati su: innovazione tecnologica ed organizzativa interna alle imprese; innovazione di prodotto e di qualità dello stesso; nuove tecnologie di produzione basate sulle ICT; nuovi disegni organizzativi dell’impresa e del lavoro; processi formativi, di valorizzazione e responsabilizzazione delle risorse umane, di coinvolgimento e partecipazione dei dipendenti e delle loro rappresentanze nella organizzazione del lavoro e della produzione (in attuazione dell’art. 46 della Costituzione). Essenziale risulta l’attivazione delle complementarità tra questi fattori che rendono moltiplicativo il loro impatto sulla produttività. Ogni scorciatoia che prediliga tradizionali indicatori di produttività e redditività output-oriented rischia di rendere inefficace il meccanismo premiante che si intende introdurre, lasciando aperta la strada a forme di salario variabile “cosmetiche” con effetti nulli sulla competitività delle imprese. Modelli di incentivazione dello sforzo lavorativo o di suddivisione del rischio sono tipici di concezioni di impresa arcaiche che introducendo comportamenti non-virtuosi possono perfino abbassare la produttività, la redditività e la competitività dell’impresa e dell’economia nel suo complesso, accrescendo le zone di rendita già presenti, che ostacolano le opportunità di ripresa.
3) La strategia che tende a far crescere il ruolo della contrattazione di secondo livello, aziendale e territoriale, a scapito di quella di primo livello, nazionale, in ragione anche della ridotta estensione attuale della contrattazione decentrata, corre il rischio di produrre una ulteriore riduzione delle protezioni e delle tutele che solo il contratto nazionale garantisce ai lavoratori dipendenti; al contempo con questa strategia si rischia che una quota della retribuzione certa fissata col contratto nazionale sia trasformata in retribuzione incerta perché variabile definita a livello decentrato, vanificando quell’aumento delle retribuzioni reali auspicato da molti come utile misura per sostenere la domanda interna, a tutto svantaggio non solo dei lavoratori ma del sistema delle imprese e dell’economia nel suo complesso.
Abbiamo a cuore il sistema produttivo italiano, la sua capacità concorrenziale nel contesto internazionale, la crescita della sua capacità di creare reddito e benessere sostenibili nel tempo per l’intera comunità. Al contempo siamo convinti che l’intero sistema delle imprese ed il mondo del lavoro tutto sono indispensabili per costruire insieme un cambio di direzione e imboccare insieme una via di uscita, ma non possono sopportare da soli i costi del necessario cambiamento strutturale. L’azione del Governo è altrettanto indispensabile, sul terreno delle politiche di innovazione, delle risorse economiche per supportare le imprese nelle loro strategie innovative, delle politiche di istruzione e di sostegno diretto al sistema della ricerca, pubblica e privata, di riduzione del carico fiscale sulla produzione di reddito e sul lavoro.
Per queste ragioni auspichiamo che il confronto tra le Parti sociali non si interrompa ma prosegua al fine di giungere alla firma di un Accordo per la crescita della produttività e della competitività in Italia che non prescinda da quanto sopra delineato ma che anzi se ne faccia carico in toto; ed al contempo auspicano che il Governo trovi la volontà politica e le risorse economiche per supportare la realizzazione concreta di tale Accordo.
20 Novembre 2012

Prof. Nicola Acocella, Università La Sapienza, Roma
Prof. Riccardo Leoni, Università di Bergamo
Prof. Paolo Pini, Università di Ferrara
Prof. Leonello Tronti, Università di Roma Tre

Coloro che desiderano aderire all’Appello sono invitati ad inviare una mail al seguente indirizzo:
indicando nell’Oggetto: Aderisco all’Appello “Un Patto che sia utile per il Paese"
e nel testo: Nome, Cognome, qualifica, città

venerdì 23 novembre 2012

25 novembre: Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

Le Sorelle Mirabal

Ojo de Agua (Santo Domingo): Patria (1924-1960);  Minerva (1926-1960);  Maria Teresa (1936-1960);  Dedé (1925 - vivente)

Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva, Antonia Maria Teresa Mirabal nacquero a Ojo de Agua provincia di Salcedo nella Repubblica Dominicana da una famiglia benestante. Combatterono la dittatura(1930-1961) del dominicano Rafael Trujillo, con il nome di battaglia Las Mariposas (Le farfalle).
Il 25 novembre 1960 Minerva e Maria Teresa decidono di far visita ai loro mariti, Manolo Tavarez Justo e Leandro Guzman, detenuti in carcere. Patria, la sorella maggiore, vuole accompagnarle anche se suo marito è rinchiuso in un altro carcere e contro le preghiere della madre che teme per lei e per i suoi tre figli. L’intuizione della madre si rivela esatta: le tre donne vengono prese in un’imboscata da agenti del servizio segreto militare, torturate e uccise.
Il loro brutale assassinio risveglia l’indignazione popolare che porta nel 1961 all’assassinio di Trujillo e successivamente alla fine della dittatura.
Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 54/134, dichiara il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in loro memoria.
La militanza politica delle tre sorelle Mariposas era iniziata quando Minerva, la più intellettuale delle tre, il 13 ottobre 1949, durante la festa di san Cristobal, organizzata dal dittatore per la società più ricca di Moca e Salcedo, aveva osato sfidarlo apertamente sostenendo le proprie idee politiche.
Quella data segna l’inizio delle rappresaglie contro Minerva e tutta la famiglia Mirabal, con periodi di detenzione in carcere per il padre e la confisca dei beni per la famiglia.
Minerva mostra fin da bambina un carattere forte e indipendente e una grande passione per la lettura, il suo paese e la libertà. La sua influenza sulle sorelle è notevole, soprattutto su Maria Teresa, la più piccola, che la prende a modello e cerca di emularla negli studi universitari, iscrivendosi ad Architettura, facoltà che non termina, conquistando soltanto il grado tecnico in Agrimensura.
Maria Teresa segue Minerva giovanissima nella militanza politica, dopo essersi fidanzata con un altro attivista politico, Leandro Guzmàn, amico del marito di Minerva.
Dopo la conclusione degli studi superiori Minerva chiede ai genitori il permesso di studiare Diritto all’Università (suo grande sogno fin dall’infanzia), ma la madre di oppone: conoscendo le sue spiccate idee politiche, teme per la sua incolumità. Per consolarla del diniego il padre le permette di imparare a guidare e le regala un automobile su cui, con grande audacia per i tempi, scorrazza da sola per tutta la provincia.
Ma nel 1952, all’età di ventisei anni, Minerva riesce a iscriversi all’Università di Santo Domingo, che frequenterà fra divieti e revoche. Dopo la laurea però non le viene consentito l’esercizio della professione.
Minerva, unica donna insieme a Dulce Tejada in un gruppo di uomini, il 9 gennaio del 1960 tiene nella sua casa la prima riunione di cospiratori contro il regime che segnò la nascita dell’organizzazione clandestina rivoluzionaria Movimento del 14 giugno e il cui presidente fu suo marito Manolo Tamarez Justo, assassinato nel 1963.
Minerva fu l’anima del movimento «Durante un’epoca di predominio dei valori tradizionalmente maschili di violenza, repressione e forza bruta, dove la dittatura non era altro se non l’iperbole del maschilismo, in questo mondo maschilista si erse Minerva per dimostrare fino a che punto ed in quale misura il femminile è una forma di dissidenza». (Dedè Mirabal)
Ben presto nel Movimento 14 giugno, oltre alla giovanissima (quando fu assassinata aveva soltanto venticinque anni) Maria Teresa e al marito, che già da anni erano attivisti politici, furono coinvolti anche la materna e solidale Patria e il marito Pedro Gonzalez.
Patria aveva abbandonato gli studi presso una scuola secondaria cattolica di La Vega (come farà Dedé per badare all’attività familiare) per sposare a sedici anni un agricoltore. Patria è molto religiosa e generosa, allegra e socievole; si definisce “andariega”, girovaga, perché ama molto viaggiare. Era madre di quattro figli (ma l’ultimo visse soltanto pochi mesi) e non esita ad aderire al movimento per « non permettere che i nostri figli crescano in questo regime corrotto e tirannico».
La loro opera rivoluzionaria è tanto efficace che il Dittatore in una visita a Salcedo esclama: «Ho solo due problemi: la Chiesa cattolica e le sorelle Mirabal».
Nell’anno 1960 Minerva e Maria Teresa vengono incarcerate due volte; la seconda volta vengono condannate a cinque anni di lavori forzati per avere attentato alla sicurezza nazionale, ma a causa della cattiva reputazione internazionale di Trujillo dopo l’attentato al presidente venezuelano Betancourt, vengono rilasciate e messe agli arresti domiciliari.
Anche i loro mariti e il marito di Patria, Pedro Gonzalez, vengono imprigionati e torturati.
Trujillo progetta il loro assassinio in modo che sembri un incidente, per non risvegliare le proteste nazionali e internazionali; infatti i corpi massacrati delle tre eroine vengono gettati con la loro macchina in un burrone.
L’assassinio delle sorelle Mirabal provoca una grandissima commozione in tutto il paese, che pure aveva sopportato per trent’anni la sanguinosa dittatura di Trujillo. La terribile notizia si diffonde come polvere, risvegliando coscienze in letargo.
L’ unica sorella sopravvissuta, perché non impegnata attivamente, Belgica Adele detta Dedé, ha dedicato la sua vita alla cura dei sei nipoti orfani: Nelson, Noris e Raul, figli di Patria; Minou e Manuelito, figli di Minerva, che avevano perso il padre e la madre, e Jaqueline figlia di Maria Teresa, che non aveva ancora compiuto due anni. Dedé esorcizzerà il rimorso per essere sopravvissuta alle amatissime sorelle dandosi il compito di custode della loro memoria: «Sopravvissi per raccontare la loro vita». Nel marzo 1999 ha pubblicato un libro di memorie Vivas in su jardin dedicato alle sorelle, le cui pagine sono definite come «fiori del giardino della casa museo dove rimarranno vive per sempre le mie farfalle».
La loro vita è stata narrata anche dalla scrittrice dominicana Julia Alvarez nel romanzo Il tempo delle farfalle (1994), da cui è stato tratto nel 2004 il film di Mariano Barroso In The time of Butterflies, con Salma Hayek.

giovedì 22 novembre 2012

Le risposte del Ministero del Lavoro a quesiti relativi alla sicurezza sul lavoro

Il Ministero del Lavoro risponde a quesiti sulla sicurezza sul lavoro riguardanti
a) la formazione a distanza;
b) gli obblighi relativi ai "buoni di lavoro";
c) sulla redazione del documento di valutazione;
d) microclima;
e) stage e tirocini.
 
Si possono effettuare corsi di formazione per i lavoratori addetti al primo soccorso in modalità e-learning (quindi a distanza)?
(Quesito del 1 ottobre 2012)


Premesso che la materia della formazione non rientra fra le competenze primarie di questa Direzione Generale per essere più propriamente attinente all’ambito delle competenze delle Regioni e delle Province autonome, si forniscono, in ordine al quesito proposto, le seguenti osservazioni.

Anzitutto, si evidenzia che, in materia di primo soccorso, il comma 2 dell’articolo 45 del
D.Lgs.9 aprile 2008 n.81 e s.m.i., anche noto come Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, prevede che la disciplina relativa ai “requisiti del personale addetto e la sua formazione” sia individuata nelle previsioni del D.M. 15 luglio 2003 n.388. Tale provvedimento, in particolare, dispone, all’articolo 3, commi 2, 3 e 4, quanto segue:
“2. La formazione dei lavoratori designati e' svolta da personale medico, in collaborazione, ove possibile, con il sistema di emergenza del Servizio Sanitario Nazionale. Nello svolgimento della parte pratica della formazione il medico può avvalersi della collaborazione di personale infermieristico o di altro personale specializzato.
3. Per le aziende o unità produttive di gruppo A i contenuti e i tempi minimi del corso di formazione sono riportati nell'allegato 3, che fa parte del presente decreto e devono prevedere anche la trattazione dei rischi specifici dell'attività svolta.
4. Per le aziende o unità' produttive di gruppo B e di gruppo C i contenuti ed i tempi minimi del corso di formazione sono riportati nell'allegato 4, che fa parte del presente decreto.”

Alla luce delle considerazioni su espresse, pertanto, si ritiene che la formazione degli addetti al primo soccorso possa essere effettuata solo in parte in modalità e-learning atteso che, constando la stessa di una parte pratica, non potrà prescindersi da lezioni in aula effettuate mediante un approccio di carattere operativo con esercitazioni pratiche, al fine di garantire maggior efficacia nell’acquisizione delle nozioni trasmesse e nell’apprendimento di comportamenti volti a realizzare una concreta tutela della salute dei lavoratori.

I lavoratori autonomi sono obbligati a redigere il Documento di valutazione dei rischi ai sensi dell’articolo 28 del d.lgs. 9 aprile 2008, n. 81?
(Quesito del 14 settembre 2012)


A riscontro di quanto richiesto, si evidenzia che l’articolo 21 del D.Lgs.9 aprile 2008 n.81
e s.m.i., anche noto come Testo unico di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (di seguito T.U.), stabilisce che i componenti dell’impresa familiare di cui all’articolo 230-bis del codice civile, i lavoratori autonomi che compiono opere o servizi ai sensi dell’art. 2222 del codice civile, i coltivatori diretti del fondo, i soci delle società semplici operanti nel settore agricolo, gli artigiani e i piccoli commercianti, soggiacciono all’obbligo di utilizzare attrezzature di lavoro in conformità alle disposizioni di cui al Titolo III, munirsi di dispositivi di protezione individuale ed utilizzarli conformemente alle disposizioni del medesimo Titolo III e munirsi di apposita tessera di riconoscimento corredata di fotografia, contenente le proprie generalità (ma quest’ultimo obbligo è previsto solo nell’ipotesi in cui effettuino la loro prestazione in un luogo di lavoro nel quale si svolgano attività in regime di appalto o subappalto).
L’articolo 21, al comma 2, poi, prevede la facoltà degli stessi soggetti, in relazione ai rischi propri delle attività svolte e con oneri a proprio carico, di beneficiare della sorveglianza sanitaria secondo le previsioni dell’art. 41 del T.U. (fermi restando gli obblighi previsti da norme speciali) e partecipare a corsi di formazione specifici in materia di salute e sicurezza sul lavoro, incentrati sui rischi propri delle attività svolte, secondo quanto previsto dall’articolo 37 del T.U. (anche in tal caso fermi restando gli obblighi previsti da norme speciali).
Alla luce delle considerazioni su esposte ed in risposta al quesito formulato, si evidenzia che i soggetti su menzionati non saranno obbligati a redigere il documento di valutazione dei rischi, atteso che tale obbligo incombe unicamente in capo a chi riveste la qualifica di datore di lavoro.

mercoledì 21 novembre 2012

http://www.pippodinatale.info

A due anni dall'apertura di questo blog, ho voluto provare una nuova esperienza, quella di acquistare un dominio che è www.pippodinatale.info.
Da oggi, quindi, il mio blog è raggiungibile sia all'indirizzo http://lavoroeoltre.blogspot.it sia www.pippodinatale.info.
Da parte mia farò del mio meglio per rendere il blog sempre più interessante e utile.
Grazie a tutti voi che lo avete visitato e soprattutto a coloro che lo visiteranno.

Quando la precarietà diventa un problema di salute. Una ricerca in proposito

Uno studio su un campione di lavoratori tra i 15 e i 30 anni mostra come il lavoro a tempo determinato riduca il loro benessere psicologico e la loro felicità. Specialmente se sono uomini e non ricevono assistenza economica dalla famiglia.
 
Le condizioni di lavoro nei paesi europei sono cambiate drasticamente negli ultimi venti anni, testimoniando una riduzione dei contratti “standard” full-time e un aumento dei contratti a tempo determinato. Tutto ciò si è verificato anche in Italia, dove, in seguito all’entrata in vigore della legge Biagi, il lavoro a tempo determinato si è diffuso ampiamente, particolarmente tra i giovani.

LE BASI DELLA RICERCA
A pochi anni dall’entrata in vigore della legge Biagi il panorama italiano comincia a essere arricchito dalle prime verifiche empiriche sulla possibilità che il lavoro temporaneo rappresenti un canale di ingresso nel mercato del lavoro a tempo indeterminato, o se possa essere invece una trappola che conduce a una situazione di “precariato permanente”. (1) Sono quasi del tutto assenti invece, a livello nazionale, lavori che mettono in relazione lavoro atipico e salute dei lavoratori, contributi di cui è ricco il panorama internazionale.
La letteratura empirica sull’influenza delle condizioni contrattuali che considera il lavoro temporaneo e quello permanente mette in rilievo soprattutto uno svantaggio: la riduzione del benessere psicologico dei lavoratori sembra essere molto simile a quella causata dalla disoccupazione con cui il precariato condivide molte caratteristiche, come basse credenziali e basso reddito. Questi risultati trovano conferma in una ricerca basata sui dati della survey «Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari» condotta dall’Istat tra il 2004 e il 2005 (i più recenti dati disponibili ad oggi), integrati con i micro-dati forniti dalla Banca d’Italia dell'«Indagine sui bilanci delle famiglie italiane» - nota come Shiw, dall’inglese Survey on Households Income and Wealth - che contiene informazioni sul reddito e sulla ricchezza delle famiglie. L’analisi è condotta su un campione di 8280 individui attivi nel mercato del lavoro e di età compresa tra i 15 (età minima legale per iniziare a lavorare in Italia nel 2005) e i 30 anni. (2) Sono i giovani lavoratori infatti a essere stati maggiormente interessati dal processo di liberalizzazione del mercato del lavoro che ha investito l’Italia nell’ultima decade.
Per studiare le conseguenze sul benessere individuale del lavoro temporaneo e della mancanza di sicurezza sul lavoro, l’analisi considera quattro indicatori di salute: la salute percepita, una misura di felicità, una misura oggettiva di benessere fisico e una oggettiva di salute mentale.
La salute percepita è stata inferita impiegando un indicatore di benessere/malessere psicofisico raccomandato dall’Oms: alla domanda «Come va in generale la sua salute?» l’intervistato risponde esprimendo un giudizio su una scala categorica a cinque valori (molto male, male, discretamente, bene, molto bene). È stato, inoltre, utilizzato il questionario SF-12 dalla Health Related Quality of Life Instrument Short Form. Si tratta di un questionario composto da dodici domande dalle quali vengono ricavati due indici sintetici relativi alla funzionalità fisica e mentale, il Physical Component Summary (Pcs) score e il Mental Component Summary (Mcs) score. Tali indicatori sono stati per prima introdotti dalla Rand Corporation e sono largamente utilizzati come misure oggettive di benessere fisico e psicologico. Infine, è stata utilizzata una misura di felicità: si tratta di un indicatore misurato ancora su una scala ordinale che va da 1 a 5, dove 1 indica “Così infelice che le sembra che la vita non abbia valore“ e 5 “felice e interessato alla vita”.



martedì 20 novembre 2012

I professionisti dell'antimafia di Leonardo Sciascia


Nell'anniversario della scomparsa di Leonardo Sciascia, rileggiamo il suo intervento su quelli che furono (non da Lui) definiti i "professionisti dell'antimafia"
La documentatissima analisi dello storico inglese Christopher Duggan sul fenomeno criminale sotto il regime mussoliniano - Anche nel sistema democratico può avvenire che qualcuno tragga profitto personale dalla lotta alla delinquenza organizzata - Uomini pubblici che esibiscono a parole il loro impegno contro le cosche e trascurano i propri doveri amministrativi

SOMMARIO: Due autocitazioni, da "Il giorno della civetta" e da "Ciascuno il suo", per chiarire cosa egli pensi, da sempre, sulla mafia. Segnala poi il libro recentemente uscito in Italiano, di uno storico inglese che ha studiato la mafia sotto il fascismo, non tanto in quel che essa era in sé ma per ciò che se ne pensava intorno (Christopher Duggan, "La mafia durante il fascismo"). Purtroppo, a nulla servono i buoni libri (neanche i suoi due, citati all'inizio) per far apprendere una "dolorosa e in qualche modo attiva coscienza del problema"; anche i suoi, forse, sono stati letti tutt'al più "en touriste", alla ricerca del "lieto fine". Ma quando Luigi Sturzo, nel 1900, scrisse un dramma sulla mafia, esso non aveva - già allora - un lieto fine. Poi, a don Sturzo è succeduta la DC, un partito "a dir poco indifferente al problema".

Storicamente, in Sicilia, il fascismo stentò a sorgere dove il socialismo era debole. E la mafia, che aveva impedito lo sviluppo del socialismo, era già fascismo. Tanto che essa cominciò a temere certe manifestazioni più intransigenti e "rivoluzionarie" di settori del fascismo, degli ex-combattenti, dei giovani nazionalisti, ecc., temuti anche dal fascismo agrario del nord: come è il caso di Alfredo Cucco, fascista di linea radical-borghese, arrestato dallo stesso fascismo. In Sicilia ci fu uno scambio, tra il fascismo ed agrari ed esercenti di zolfare; il fascismo dava loro sicurezza, ma questi dovevano liberarsi delle frange criminali. Questa fu opera del prefetto Mori, uomo di gran senso del dovere verso lo Stato, che così venne favorendo le aree fasciste conservatrici a danno delle più "progressiste".: insomma, con Mori si ha il paradosso di una "antimafia" come "strumento del potere". Qualcosa di simile può succedere anche oggi: chi rimprovererà un sindaco che si occupi di mafia magari trascurando di amministrare la sua città? In altro campo, c'è da segnalare un episodio che ha visto il dottor Paolo Borsellino scavalcare, nell'assegnazione al posto di procuratore della repubblica di Marsala, un altro concorrente più anziano, perché questi non era stato mai incaricato di processi contro la mafia...

(CORRIERE DELLA SERA, 10 gennaio 1987)
Autocitazioni, da servire a coloro che hanno corta memoria o/e lunga malafede e che appartengono prevalentemente a quella specie (molto diffusa in Italia) di persone dedite all'eroismo che non costa nulla e che i milanesi dopo le Cinque giornate, denominarono "eroi della sesta".

1. "Da questo stato d'animo sorse, improvvisa, la collera. Il capitano sentì l'angustia in cui la legge lo costringeva a muoversi; come i suoi sottufficiali vagheggiò un eccezionale potere, una eccezionale libertà di azione: e sempre questo vagheggiamento aveva condannato nei suoi marescialli. Una eccezionale sospensione delle garanzie costituzionali, in Sicilia e per qualche mese: e il male sarebbe stato estirpato per sempre. Ma gli vennero alla memoria le repressioni di Mori, il fascismo: e ritrovò la misura delle proprie idee, dei propri sentimenti... Qui bisognerebbe sorprendere la gente nel covo dell'inadempienza fiscale, come in America. Ma non soltanto le persone come Mariano Arena; e non soltanto qui in Sicilia. Bisognerebbe, di colpo, piombare sulle banche: mettere mani esperte nelle contabilità, generalmente a doppio fondo, delle grandi e delle piccole aziende; revisionare i catasti. E tutte quelle volpi, vecchie e nuove, che stanno a sprecare il loro fiuto [...] sarebbe meglio si mettessero ad ann
usare intorno alle ville, le automobili fuoriserie, le mogli, le amanti di certi funzionari: e confrontare quei segni di ricchezza agli stipendi, e tirarne il giusto senso." (Il giorno della civetta, Einaudi, Torino, 1961.)

2. "Ma il fatto è, mio caro amico, che l'Italia è un così felice Paese che quando si cominciano a combattere le mafie vernacole vuol dire che già se ne è stabilita una in lingua... Ho visto qualcosa di simile quarant'anni fa: ed è vero che un fatto, nella grande e nella piccola storia, se si ripete ha carattere di farsa, mentre nel primo verificarsi è tragedia: ma io sono ugualmente inquieto." (A ciascuno il suo, Einaudi, Torino, 1966.)

lunedì 19 novembre 2012

A Leonardo Sciascia

Il 20 novembre 1989 moriva Leonardo Sciascia. Uno dei più lucidi intellettuale del nostro tempo.
Uno che ha sempre detto ciò che ha pensato.
Oggi più che mai, Leonardo Sciascia, ci manca. 
Manca a noi, manca alla Sicilia, manca all'Italia.
Lo voglio ricordare con il film di Elio Petri "A ciascuno il suo" tratto dall'omonimo racconto
 

domenica 18 novembre 2012

Diseguaglianza, conflitto sociale e sindacati in America

Sul sito www.insightweb.it è stato pubblicato il saggio "Diseguaglianza, conflitto sociale e sindacati in America" di Antonio Lettieri, Presidente del Centro Internazionale di Studi Sociali.
Il saggio, di cui consiglio la lettura, indaga sulle diseguaglianze in America e di come la legislazione antisindacale di Reagan prima e di Bush (padre e figlio dopo) abbiano acuito le differenze tra le diverse classi sociali.
Il saggio dimostra come nei paesi dove il Sindacato è debole, sono più forti le ingiustizie, è più alto il tasso di disoccupazione e la crisi colpisce in maniera maggiore.
Il tutto viene messo a confronto con la situazione tedesca, dove le crisi aziendali sono state affrontate non con i licenziamenti ma con riduzioni temporanee dell'orario di lavoro.
Uno sguardo è dedicato alla crisi del 1929 e al modo con il quale la politica degli investimenti pubblici varata dal Presidente Franklin_Delano_Roosevelt, consentì agli Stati Uniti di uscire dalla crisi.
Una strada per l'Italia? 

Il saggio sulla diseguaglianza, sul conflitto sociale e il sindacato nell'America di Obama

sabato 17 novembre 2012

L'ultimo libro di Federico Rampini.


E' propro vero che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità e che non possiamo più permetterci uno stato sociale degno di questo nome?
Federico Rampini, giornalista di Repubblica, ha scritto un libro di cui consiglio la lettura. Un'analisi lucida e attenta che dovrebbe fare riflettere i tanti "modernisti" della sinstra nostrana. 

Tutta l'Europa viene associata a un sistema statalista e assistenziale, che deprime l'iniziativa individuale e la creatività, condannandosi a una perpetua stagnazione. L'idea che "Europa = declino" è diventata in America un luogo comune. Il paradosso è che anche molti tra gli europei condividono questa lettura pessimistica del loro modello ed è sorprendente osservate quanto siano poco europee le soluzioni proposte in Europa per affrontare la crisi. Nonostante la scarsa simpatia o attrazione verso un mercato libero all'americana, con i conseguenti eccessi di flessibilità e dunque di insicurezza, molti in Europa pensano ormai che lo stato sociale a cui sono stati abituati e la tradizione di spesa pubblica keynesiana siano condannati. Ma che cosa succederà se i governi europei finiranno con il convincersi che gli Americani hanno ragione? E come è possibile che perfino la Germania, la nostra prima della classe in quanto a efficacia del modello sociale che si prende cura dei cittadini dalla culla alla tomba, stia costringendo i suoi partner europei a smantellare molte delle conquiste legate alla sanità, alle pensioni, alla pubblica amministrazione?. Siamo sicuri che sia questa la strada giusta? 
(dalla recensione del sito della Feltrinelli)


giovedì 15 novembre 2012

La versione aggiornata del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali rende disponibile online - nella Sezione dedicata alla Sicurezza sul Lavoro - il testo coordinato del Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n. 81 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro con le disposizioni integrative e correttive introdotte dal Decreto Legislativo 3 agosto 209 n.106.
In particolare il testo, nella versione novembre 2012, è aggiornato con le note introdotte per effetto delle disposizioni contenute nella Direttiva n. 2012/11/UE; nella Legge 12 luglio 2012 n. 101, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 162 del 13 luglio 2012, di conversione del Decreto Legge 12 maggio 2012 n.57; nel  Decreto Interministeriale del 6 agosto 2012 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.218 del 18 settembre 2012; nella Legge 1 ottobre 2017 n.177 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 244 del 18/10/2012, come da errata corrige pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 245 del 19/10/2012.
Il Testo Unico avrebbe dovuto semplificare le procedure, essere di facile consultazione, aiutare tutti i soggetti ad attuare le norme previste
Infatti ne risulta una piccola enciclopedia di 645 pagine. (è evidente che il documento non va stampato
Il testo non riveste carattere di ufficialità ma costituisce solo un supporto conoscitivo per gli operatori.

Il Testo Unico aggiornato

martedì 13 novembre 2012

Il documento della Rete degli economisti progressisti "Per una nuova politica economica europea"

Al Forum Firenze 10+10 è stata lanciata la Rete europea degli economisti progressisti (European Progessive Economists Network) in un meeting promosso da Euromemorandum, Economistes Atterrés francesi, Sbilanciamoci! dall’Italia, Another Road for Europe. La Rete ha elaborato il documento sulle politiche economiche alternative per l’Europa che pubblichiamo.
 
L’European Progessive Economists Network ha raccolto gruppi di economisti, ricercatori, istituti e coalizioni della società civile che criticano le politiche economiche e sociali dominanti che hanno portato l’Europa alla crisi attuale. Vogliamo promuovere un ampio dibattito in Europa su politiche alternative basate sui seguenti sei punti:

1. Le politiche di austerità dovrebbero essere rovesciate e va radicalmente rivista la drastica condizionalità imposta ai Paesi che ricevono i fondi d’emergenza europei, a partire dalla Grecia. Le pericolose limitazioni imposte dal “fiscal compact” debbono essere rimosse, in modo che gli Stati possano difendere la spesa pubblica, il welfare, i redditi, permettendo all’Europa di assumere un ruolo più forte nello stimolare la domanda, promuovendo il pieno impiego e avviando un nuovo modello di sviluppo equo e sostenibile. Le politiche europee dovrebbero ridurre gli attuali squilibri nella bilancia dei pagamenti, obbligando al riequilibrio anche i Paesi in surplus.

2. Le politiche europee dovrebbero favorire una redistribuzione che riduca le diseguaglianze, e andare verso l’armonizzazione dei regimi di tassazione, mettendo fine alla competizione fiscale, con uno spostamento dell’imposizione dal lavoro verso i profitti e la ricchezza. Le politiche europee dovrebbero favorire i servizi pubblici e la protezione sociale. L’occupazione e la contrattazione collettiva devono essere difese; i diritti del lavoro sono un elemento chiave dei diritti democratici in Europa.
3. Di fronte alla crisi finanziaria in Europa – segnata dall’interazione tra crisi delle banche e del debito pubblico – la Banca Centrale Europea deve operare come prestatore di ultima istanza per i titoli di Stato. Il problema del debito pubblico deve essere risolto con una responsabilità comune dell’Eurozona; il debito deve essere valutato attraverso un “audit” pubblico.
4. È necessario un ridimensionamento radicale della finanza, attraverso una tassa sulle transazioni finanziarie, l’eliminazione delle attività speculative e il controllo del movimento dei capitali. Il sistema finanziario dovrebbe essere ricondotto a forme di controllo sociale e trasformato in modo che promuova investimenti produttivi sostenibili dal punto di vista sociale ed ambientale e l’occupazione.

5. Una transizione ecologica profonda può offrire una via d’uscita dalla crisi in Europa. L’Europa deve ridurre la sua impronta ecologica e l’utilizzo d’energia e risorse naturali. Le sue politiche devono favorire nuovi modi di produrre e di consumare. Un grande programma di investimenti che promuovano la sostenibilità può offrire posti di lavoro di alta qualità, espandere competenze in ambiti innovativi e ampliare le possibilità d’azione a livello locale, specialmente sui beni comuni.

6. In Europa la democrazia deve essere estesa a tutti i livelli. L’Unione europea deve essere riformata e va invertita la tendenza alla concentrazione di potere nelle mani di pochi stati e istituzioni fuori dal controllo democratico, che è stata aggravata dalla crisi. L’obiettivo è di ottenere una maggiore partecipazione dei cittadini, un maggiore ruolo per il Parlamento Europeo, e un controllo democratico più significativo sulle decisioni chiave.
Di fronte al rischio di un collasso dell’Europa, le politiche europee devono cambiare strada e un’alleanza tra società civile, sindacati, movimenti sociali e forze politiche progressiste è necessaria per portare l’Europa fuori dalla crisi prodotta da neoliberalismo e finanza, e verso una vera democrazia. L’European Progressive Economists Network vuole contribuire a questo cambiamento.

domenica 11 novembre 2012

Il discorso di Barak Obama subito dopo la rielezione.

Grazie mille.
Stanotte, a più di 200 anni dopo che una ex colonia si è conquistata il diritto di determinare da sola il suo destino, l'impegno nel perfezionamento dell'unione continua.
Va avanti grazie a voi. Va avanti perché avete riaffermato lo spirito che ha trionfato sulla guerra e la depressione, che ha sollevato questo Paese dalla profondità della disperazione fino alle alte vette della speranza, il credere che mentre ognuno di noi insegue il suo sogno personale, facciamo però parte di una famiglia americana e insieme trionferemo o cadremo come una sola nazione e un solo popolo.
Questa notte, in questa elezione, voi, Americani, ci avete ricordato che anche se la nostra strada è stata dura, anche se il nostro viaggio è stato lungo, ci siamo fatti forza, abbiamo combattuto, e nei nostri cuori sappiamo che il meglio per gli Stati Uniti d'America deve ancora venire.
Voglio ringraziare ogni americano che ha partecipato a questa elezione, che abbia votato per la prima volta o aspettato in fila per molte ore.
E questa è una cosa che dobbiamo sistemare. Che abbia calpestato marciapiedi o alzato una cornetta, tenuto in mano un cartello per Obama o per Romney, avete fatto sentire la vostra voce e avete fatto la differenza
Ho appena parlato con il governatore Romney e mi sono congratulato con lui e con Paul Ryan per una campagna che abbiamo combattuto duramente. Possiamo avere lottato con forza, ma soltanto perché amiamo questo paese profondamente e teniamo con così tanta forza al suo futuro. Da George a Lenore fino al loro figlio, Mitt, la famiglia Romney ha scelto di donare indietro all'America molto con il proprio servizio e questa è l'eredità che onoriamo a cui plaudiamo stanotte. Nelle settimane scorse, ho anche pensato a un incontro con il governatore Romney per parlare di come possiamo lavorare insieme per portare avanti questo Paese.
Voglio ringraziare il mio amico e partner negli ultimi quattro anni, un felice guerriero americano, il miglior vice presidente che si possa desiderare, Joe Biden.
E non sarei l'uomo che sono oggi senza la donna che vent'anni fa ha acconsentito a sposarmi. Lasciatemelo dire in pubblico: Michelle, non ti ho mai amata di più. Non sono mai stato più fiero di guardare il resto dell'America innamorarsi di te, come first lady di questa nazione. Sasha e Malia, davanti ai nostri occhi state crescendo e diventando due bellissime, forti e intelligenti giovani donne, proprio come vostra madere. Sono davvero fiero di voi. Ma per ora credo che un cane sia più che sufficiente.

La narrazione e i fatti. Il governo Meloni fa scuola

NARRAZIONE: “si introduce un esonero dal versamento del 100 per cento dei contributi previdenziali ed assicurativi a carico del datore di la...