lunedì 13 ottobre 2014

Quando l'altro è un problema. La lezione di Tzvetan Todorov



In occasione dell'anniversario della scoperta dell'America, ripropongo il post sul libro di TodoroV.


Il libro ha come oggetto la conquista del Centro America da parte degli spagnoli nel ‘500 e nel ‘600, conquista che viene narrata mediante le vicende di cinque personaggi: Colombo, Cortès, Las Casas, Duran e Sahagùn. 
A ciascuno di questi personaggi l’autore fa corrispondere un differente atteggiamento nei confronti della conquista:in Colombo l’approccio prevalente è quello della scoperta, che lo conduce a una forte attenzione verso la natura e l’ambiente e a un sostanziale disinteresse nei confronti della popolazione indigena, che viene fondamentalmente assimilata alla natura;in Cortès prevale lo spirito di conquista e quindi la conoscenza del linguaggio e della mentalità della popolazione indigena in funzione del perseguimento di obiettivi militari. Cortès comprende rapidamente il mondo simbolico degli atzechi e dei maya e lo utilizza in modo molto efficace per rinforzare e comunicare meglio l’invicibilità degli spagnoli. L’autore ritiene anzi che uno dei motivi del rapido disfacimento dell’impero atzeco sia proprio da ricondurre a un sistema di credenze basato sull’inevitabilità del futuro, la cui direzione non poteva essere modificata e poteva essere letta mediante una serie di "segni". Cortès quindi indaga la popolazione indigena proprio per capirne il mondo spirituale e i relativi "segni" e quindi utilizzarli a proprio favore mediante un’accorta politica di comunicazione. Da questo punto di vista Cortès si presenta come un precursore della semiotica;in Las Casas, prete domenicano, il filo conduttore è l’amore per la popolazione indigena, che si basa su una concezione egualitaria e sull’idea che il popolo indo-americano avesse già valori cristiani e fosse quindi "buono", in contrapposizione con la crudeltà degli spagnoli. Come dice l’autore, l’approccio del prete domenicano si basa su categorie valutative e non sulla conoscenza dei costumi e della cultura degli atzechi. "Se il pregiudizio di superiorità è indiscutibilmente un ostacolo sulla via della conoscenza, si deve riconoscere che il pregiudizio di eguaglianza rappresenta un ostacolo ancora maggiore, perché porta a identificare puramente e semplicemente l’altro con il proprio ideale di sé (o con il proprio io)"; in Duran, prete domenicano cresciuto in America, emerge lo spirito di conoscenza, anche se all’interno di una visione meticcia dei rapporti con la popolazione indigena. Già l’ultimo Las Casas, dopo il famoso dibattito di Valladolid contro un altro prete che sosteneva l’inferiorità degli indigeni e il diritto di renderli schiavi, aveva scoperto la relatività delle varie posizioni ideali e la scomparsa di qualsiasi posizione privilegiata, rinunciando al diritto di assimilare gli indiani. Duran ritiene che la conoscenza della lingua e della cultura degli indigeni sia lo strumento fondamentale per poterli convertire al cristianesimo. Lo studio lo conduce a una sorta di ibridazione culturale, che si manifesta in vari modi, alcuni anche singolari: gli indigeni sono stati già oggetto di una predicazione cristiana e quindi le loro divinità sono simili al dio cristiano, ritiene di svolgere il compito di storico, di una storia di eroi (quella degli atzechi), narra la storia della conquista rispecchiando l’incredulità per il crollo di un impero così ben organizzato;Sahagùn, prete francescano, scrisse ben dodici libri, in atzeco e in spagnolo, nei quali descrive la civiltà di questo popolo. L’autore è il precursore dei moderni studiosi e quindi riesce a descrivere senza dare alcuna interpretazione. Molto interessante è il confronto tra la descrizione di un sacrificio umano da parte di Duran e da parte di Sahagùn, dal quale emerge con evidenza la descrizione fredda e distaccata da parte di quest'ultimo. Sahagùn utilizza dei questionari, la cui struttura riflette la sua idea di ciò che può essere una civiltà. Anche in lui la conoscenza riflette dei giudizi di valore. Il libro è molto complesso e articolato, ma in fondo cerca di rispondere ad alcune domande di fondo: è possibile conoscere l’altro? E' possibile salvaguardare la differenza nell’uguaglianza? E' possibile evitare il massacro, culturale e fisico, da parte del conquistatore? A queste domande l’autore non riesce a dare una risposta esauriente, ma il libro descrive un probabile percorso, dalla scoperta attraverso il massacro sino all’ibridazione culturale e al relativismo, e afferma come bisognerebbe partire dalla conoscenza reciproca, che a sua volta passa attraverso la comunicazione (conoscenza del linguaggio e dei "segni").

sabato 27 settembre 2014

Riflessione autunnale



Ho finito di leggere il libro di Jože Pirjevec, Le guerre Jugoslave. 
Le guerre appunto, perché non di una guerra, come siamo portati a credere, ma di 6 vicende belliche che hanno attraversato il territorio di quella che fu la Federazione Jugoslava.
Serbi contro croati, croati contro bosniaci, serbi e croati contro bosniaci, serbi contro bosniaci.
Si dava il caso che in una regione i bosniaci erano alleati dei croati e in un'altra i croati massacravano i bosniaci.
Tutto questo dinanzi a una comunità internazionale attenta ai propria interessi economici, che ha atteso 4 anni anni, duecentomila morti e la distruzione di un paese prima di decidere di intervenire seriamente.
Un comune denominatore l'ho trovato: non consentire alla Bosnia Erzegovina di poter sperimentare la convivenza pacifica, la creazione di uno stato multietnico e plurireligioso.
La presenza maggioritaria di musulmani aveva impaurito tutti, a partire dalle autorità ecclesiastiche.
I musulmani andavano colpiti. Non si poteva avere nel cuore dell'Europa cattolica uno stato a maggioranza musulmana (basta vedere le difficoltà che si frappongono all'ingresso della Turchia nella Ue).
(ragionamento, quello mio, fatto con l'accetta)
Quello che mi interessa sottolineare è la considerazione che a distanza di 20 anni dalla fine dell guerre, permane in Bosnia, un fortissimo sentimento anti-occidentale. 
Siamo accusati di avere consentito ai serbi e ai croati di costruire il loro stato a spese della Bosnia.
Sentimenti che si esprimono con un rigetto della cultura occidentale. 
Dico questo, pensando all'attualità, perché spesso affidiamo al fanatismo religioso, il compito di spiegare la violenza dei comportamenti di alcuni gruppi terroristici.
Cosi, come non può sorprenderci il fatto, ormai acclarato, che migliaia di persone nate e cresciute nelle nostre città decidano di unirsi a loro.
Non ci poniamo il problema di come vivono i figli degli immigrati, sul reale grado di integrazione. 
Come pensiamo si sentano i ragazzi palestinesi di Gaza che hanno visto morire sotto le bombe israeliane i loro genitori, i loro amici, i loro fratelli? Come pensi si sentano i ragazzi libici o siriani che hanno visto morire tanti di loro sotto le bombe della civiltà. Per noi affermare che sono fanatici è una scorciatoia. 
Evita di riflettere sulle nostre responsabilità. 
Quanto contribuiscono le nostre bombe di civiltà a determinare l'esodo biblico verso le nostre coste?
Molti sostengono che la soluzione sarebbe nell'aiutarli nel loro paese. 
Facile a dirsi ma mi chiedo e chiedo quanto del nostro benessere siamo disposti a condividere?
Un mio amico mi diceva una volta che se un problema non ha soluzione non è un problema.
Quelli di cui sto parlando sono problemi che una soluzione l'hanno si chiama giustizia sociale. (almeno per me).

lunedì 15 settembre 2014

Renzi inaugura l'anno scolastico a Palermo

Il Presidente del Consiglio, Renzi, ha scelto Palermo per inaugurare l’anno scolastico 2014/15.
Andrà nella scuola intitolata a Don Pino Puglisi, sacerdote ucciso dalla mafia per il suo impegno in uno dei quartieri più difficili di Palermo.
Scelta forte, coraggiosa e dal forte significato simbolico 
Da quanto si apprende dai giornali (sarà vero?) in occasione della visita Renzi, sono stati acquistati banchi e sedie e, forse, la scuola è stata tirata un tantino a lucido.
Credo che questo sia un errore.
Si ha della realtà una rappresentanza non rispondente al vero.
Ci si fa un’idea delle condizioni delle scuole sbagliata. 
Meglio non nascondere sotto dei banchi e delle sedie nuove, il degrado nel quale versano la stragrande maggioranza delle scuole italiane.
Meglio non truccarsi e presentarsi per quella che si è.
Sarebbe la prima lezione di educazione civica che dovremmo impartire agli studenti.

domenica 14 settembre 2014

Chiù longa è a pinsata chiù ranni è a minchiata (stavolta è l'assessore Borsellino a pensare tanto)



Ci sarebbe da ridere se la questione non si prestasse ad alcune considerazione sul modo di operare degli assessori regionali e degli uffici di stretta collaborazione (scelti da loro).   È il caso questo dell'assessore alla salute Lucia Borsellino.
Andiamo per ordine: 
il 25 maggio 2014, il forum regionale del terzo settore, l'Anci Sicilia e l'Anfass Sicilia, richiedevano, con una lettera, un incontro agli assessori alla Salute, alla Famiglia e agli enti locali, per affrontare alcune delle questioni che attengono alle persone con disabilità.
A seguito di diverse pressioni,(la sensibilità non è qualità richiesta per fare l'assessore), l'assessore alla famiglia, Giuseppe Bruno,  convocava il 4 agosto la riunione richiesta. 
A partecipare oltre i richiedenti, il padrone di casa e due funzionari dell'Assessorato alla salute in rappresentanza dell'assessore Borsellino, impossibilitato, a loro dire, a presenziare per sopraggiunti e improrogabili impegni. 
Il giudizio sulla riunione era complessivamente positivo a partire dal metodo adottato. E' opportuno ricordare che erano presenti sia l'assessore alle politiche sociali del comune di Palermo e di Catania. 
Tutto bene? 
Certo, se non si presentasse l'imponderabile. 
Il  25 agosto, esattamente tre mesi dopo dalla richiesta,  con una comunicazione a firma dell'assessore Lucia Borsellino e del  dirigente generale era rassegnata la disponibilità a tenere la riunione richiesta il 25 maggio. (dimenticando di fissare la data e il luogo).
Immagino la lunga riflessione dell'assessore se tenere o meno la riunione.
Tre mesi per decidere, è il caso di ricordare che "chiú longa è a pensata, chiú ranni a minchiata" .
È in questo caso la minchiata è veramente grossa. 
Rendersi disponibili a una riunione che già si è tenuta mi sa di presa in giro. 
Così come è una minchiata pensare che la Giunta Crocetta sia all'altezza di governare la nostra Sicilia 

giovedì 11 settembre 2014

Quando i soldi ci sono e qualcosa (non si sa cosa) non funziona


Il Forum Regionale del Terzo Settore della Sicilia ha elaborato, su dati del Ministero degli Interni, uno studio sull'utilizzo dei Fondi Pac per l'infanzia e la non autosufficienza  nella nostra Regione.
Si tratta di una prima trance pari a 80 milioni di € a cui si aggiungeranno altri 152 milioni di €. Non sono certamente poca cosa.
A più della metà percorso, la stragrande maggioranza dei distretti socio-sanitari non risulta avere avuto approvato il progetto, presentato già a gennaio di quest'anno.
Non credo che la colpa, almeno questa volta, sia dei distretti siciliani ma qualcosa che non funziona deve esserci a livello centrale.
Teniamo presente che un progetto che non parte sono servizi che non vengono resi e opportunità di lavoro che sfumano.
Credo siano necessari interventi mirati presso l'Autorità di Gestione (Ministero degli Interni) per velocizzare l'iter approvativo.
L'assessorato alla Famiglia della Regione Siciliana e l'Anci Sicilia, unitamente ai soggetti del Terzo Settore, potrebbero svolger potrebbe un lavoro di sollecitazione in questa direzione

Lo studio del Terzo Settore Siciliano

mercoledì 10 settembre 2014

Ritorno


Era ormai dal mese di maggio che non aggiornavo questo blog. 
Riflettevo se era ancora il caso di tenerlo aperto. 
Sono ormai tanti gli strumenti di comunicazione esistenti e utilizzati che un blog come quello mio nulla aggiunge a quanto è possibile reperire sulla rete.
Una cosa, però, nella rete non si trova: quello che penso io, rispetto a quanto accade intorno a me.
Mi sono deciso, quindi, di continuare a tenerlo in vita, come se fosse un diario nel quale annotare le mie impressioni, le mie opinioni su fatti, persone e situazioni.
So bene che che ciò che penso non interesserà alcuno ma è un modo, per me, per fissare pensieri.
Poi se qualcuno li condividerà tanto meglio, significherà che in fondo non sono tanto sbagliato.

giovedì 1 maggio 2014

Buon Primo Maggio


Oggi primo maggio, festa internazionale del lavoro, i quotidiani grondano di retorica a buon mercato. Editorialisti, professori universitari, ricercatori, politici a spiegarci cosa sia la disoccupazione, come fare a uscire da questa situazione, delle iniziative da assumere per dare una risposta al bisogno di lavoro.

Credo che quanti scrivano un loro personale contributo alla lotta alla disoccupazione, lo hanno dato: sicuramente i loro figli e parenti più intimi, sono ben sistemati, ben retribuiti.
Chiaramente, nessuno dei loro figli ha avuto bisogno di raccomandazioni....sono bravi per definizione, per loro, la meritocrazia ha fatto premio su tutto e tutti. 
Gli sfigati sono gli altri.
Quelli che non si rassegnano ad avere un lavoro in nero, ad avere un lavoro precario, a subire angherie, a sottostare ai ricatti.
Ci presentano dati, ci dicono che quasi il 17% delle imprese non trova sul mercato il personale di cui avrebbero bisogno.
Dovrebbero, però, dirci che orari vengono chiesti, quale retribuzione verrà loro riconosciuto, quali diritti saranno garantiti, quali tutele avranno.
Eppure, esistono strumenti legislativi finalizzati alla formazione, a cosa servirebbero, se no, i contratti di apprendistato, i contratti di inserimento, gli stage o i tirocini?
La verità è che le imprese (i padroni) non vogliono assumere persone vogliono degli automi da sfruttare, da utilizzare, da spremere e poi da sostituire con automi più moderni, magari che costino meno. 
Per questo sono convinto che la disoccupazione prima ancora che un problema di carattere economico è una questione culturale, non dei giovani (come qualcuno più furbo degli altri ci indica) ma delle imprese.
Non si spiegherebbe diversamente l'assunto, tutto italiano, che non si assume perché non si può licenziare.  
Da almeno 20 anni la legislazione sul lavoro è stata massacrata, distrutta, profondamente modificata a vantaggio delle imprese, favorendo la precarietà e l'incertezza. 
I dati ci indicano che la disoccupazione, e quella giovanile in particolar modo, ha raggiunto livelli intollerabili. 
Sempre i "bravi e gli intelligenti" ci spiegano che è la crisi a mordere.
Allora, delle due l'una o è la crisi o è la legislazione. Alternative non esistono.
La finiscano, di prendere per il culo la gente, la finiscano di mettere i giovani contro coloro che giovani non sono più, la finiscano di chiedere più flessibilità, meno diritti, meno tutele.
Rispettino la dignità delle persone.
Credo che la pazienza stia per finire.
Buon Primo Maggio.

martedì 29 aprile 2014

A chi la spara più grossa. Berlusconi e i tedeschi



Ci risiamo  inizia la campagna elettorale e Berlusconi la spara più grossa. Stavolta si é trattato di fare i conti con i tedeschi,  di accusarli di non curare la memoria, di rimuovere lo sterminio di ebrei, zingari, gay ma anche tanti, tantissimi tedeschi che si opponevano al regime nazista.  (nella foto Dachau)
Che la cosa fosse studiata a tavolino e non una gaffe estemporanea, lo dimostra la prima pagina del Giornale (che fu di Montanelli e oggi miseramente finito nelle mani di Sallustri) che inneggia al nostro "statista" che ha messo a posto i tedeschi.
La cosa, a mio avviso, si presta ad alcune considerazioni che brevemente vorrei sottolineare. 
La prima, mi piacerebbe ascoltare qualche dirigente di Forza Italia criticare la frase di Berlusconi: il silenzio in questi casi é condivisione;
La seconda, si dimentica che i parlamentari di Forza Italia che saranno eletti alle prossime europee siederanno insieme ai parlamentari della Cdu, il partito della Merckel (il culone inchiavabile,  così come definita da Berlusconi) condivideranno lo stesso programma, voteranno insieme; troveranno intese, 
La terza, politicamente più importante delle altre, che Forza Italia aderisce al Ppe, il gruppo di ispirazione cristiana al quale aderiscono i partiti di centrodestra con Barroso, che ci hanno portato a questo punto.
Che hanno imposto una politica di sacrifici che  hanno ucciso le economie dei paesi mediterranei. 
In politica,  si sa, la coerenza non è un valore ma spesso una zavorra, questo non rimuove il fatto che i protagonisti di questa triste storia, dovrebbero trarne le opportune conseguenze. 
Credo, però,  che non accadrà nulla.
I voti di Berlusconi fanno troppo comodo al Ppe perchè venga espulso, lo sa bene la Merkel, che ha evitato accuratamente di esprimere un giudizio sulla sparata antitedesca del nostro eroe.
Questo lo sa bene anche Berlusconi,  che continuerà, pur di racimolare qualche voto, a parlare allo stomaco della gente, con toni e contenuti autenticamente antieuropei, pari a quelli della Lega, di Grillo e della Le Pen. 
Con buona pace di tutti coloro che credono a un'Europa autorevole,  sociale e solidale.

domenica 20 aprile 2014

Se al Presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati 240.000€ all'anno sembrano pochi

Credevo di averne viste tante, che nulla potesse sorprendermi ma non avevo fatto i conti con il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati.
E' stato sufficiente che il Governo assumesse la decisione di porre un tetto allo stipendio dei dirigenti pubblici, individuandolo nell'indennità che annualmente percepisce il Capo dello Stato, che l'ineffabile presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, dott.Rodolfo Sabelli, gridasse allo scandalo, affermando che riducendo il compenso ai giudici si compromette l'autonomia della magistratura.
Sono stato, da sempre, convinto, che il contributo che gran parte della magistratura ogni giorno offre all'affermazione dei valori della legalità sia fondamentale per il convivere civile ma che "ridurre" lo stipendio a 240.000 € annui rappresenti, come dichiarato dal Sabelli  "una mortificazione della categoria, tale da dequalificare in prospettiva la Magistratura, non più in grado di attrarre le migliori professionalità"  e che....."la retribuzione dei magistrati sia garanzia dell’autonomia e indipendenza della giurisdizione" mi pare francamente fuori luogo.
A maggior ragione quando le persone interessate, come dice lo stesso presidente dell'ANM, sono solo poche decine.
E' stata quella di Sabelli una caduta di stile, ha perso una bella occasione per stare zitto. Credo che abbia prodotto un grave danno a tutti i suoi colleghi.
In ogni caso dovesse ritenere che i magistrati italiani guadagnino poco, non ha che da dirlo, sono certo che tantissime persone che sopravvivono con stipendi ben più bassi di 240.000 € all'anno, sarebbero ben disposti ad aiutarli.
Non vorremmo che i magistrati fossero costretti a farsi corrompere pur di mantenere la famiglia.


lunedì 24 marzo 2014

Crocetta, Confindustria e Sole 24ore

Da tempo Pierangelo Buttafuoco, giornalista, scrittore siciliano, dedica al nostro Presidente della Regione degli editoriali, degli elzeviri al vetriolo.
Ne mette a nudo le debolezze, le contraddizioni, le incapacità. Si leggono con piacere anche se lasciano un retrogusto amaro.
Quello che si è presentato come la vera novità, quello che ha promesso una stagione di riforme, di rivoluzione, si sta rivelando una vera iattura per la nostra isola e con lui la squadra di governo di cui si è circondato.
Gli scritti di Buttafuoco fin'ora hanno trovato spazio su un giornale, Il Foglio, che sarà autorevole ma è letto soltanto da quelle persone che ci scrivono e forse da qualche loro amico, spinto da pietà misericordiosa.
E' certo, infatti, che se dovesse scoppiare la guerra in Ucraina, per saperne qualcosa sarebbe necessario comprare un altro giornale.
Detto questo, stavolta, l'editoriale di Buttafuoco ha trovato spazio sul sito mobile del Sole 24Ore.
Non credo sia un caso. 
Le insofferenze del gruppo dirigente di Confidustria Sicilia sono diventate di dominio pubblico; forse, hanno iniziato a comprendere che le uniche cose che stanno portando a casa non sono gli affari ma parole. Parole e poi ancora parole.
Liquidato Bianchi (persona seria e competente), stanno avvertendo Crocetta, alla vigilia di un rimescolamento politico del Governo.
Cominicano che non staranno a guardare. E per farlo quale migliore occasione di un editoriale sul giornale confindustriale?
Per inciso nell'articolo (sotto il link), per dirla alla Pierangelo Buttafuoco, ci sono tante minchiate

giovedì 13 marzo 2014

...Se non si spendono nemmeno i soldi che ci sono



QUANDO NON SI SPENDONO NEMMENO I POCHI SOLDI
CHE CI SONO

Sta avviandosi a conclusione la fase di programmazione dei piani di zona per le politiche sociali 2013/2015.
I 55 distretti socio-sanitari, individuati dalla Regione Siciliana DOVRANNO entro il 31 marzo presentare il loro Piano, prevedendo i servizi e gli interventi che intendono realizzare sul territorio in tema di politiche sociali.
Le risorse a disposizione sono poche, 70 milioni di Euro, a queste si aggiungeranno altre risorse, al momento difficilmente quantificabili, che saranno trasferiti dallo stato alla regione per interventi di carattere specifico e vincolato.
L’esiguità delle risorse non può rappresentare, però,in ogni caso, un alibi per non svolgere appieno i compiti che ciascun distretto è chiamato a svolgere.
La lettura dei dati (elaborati su fonti della Regione Siciliana) ci consegnano un quadro allarmante.
La programmazione dei piani di zona è triennale, quella che si sta predisponendo è la quarta programmazione.

Cosa è successo nelle precedenti programmazioni

Programmazione 2004/2006
Somma impegnata
123.790.541,37

Somma erogata ai distretti
114.107.368,01

Somma spesa dai distretti
102.379.185,62

Residui da inviare ai distretti

9.683.173,36
Residui da utilizzare dai distretti

11.728.182,39

Totale risorse non spese 21.411.355,75

Programmazione 2007/2009
Somma impegnata
49.387.694,00

Somma erogata ai distretti
49.387.694,00

Somma spesa dai distretti
44.243.674,41

Residui da inviare ai distretti


Residui da utilizzare dai distretti

5.144.019,59

Totale risorse non spese 5.144.019,59

Programmazione 2010/2012
Somma impegnata
130.291.458,00

Somma erogata ai distretti
61.434.347,64

Somma spesa dai distretti
38.045.257,12

Residui da inviare ai distretti

68.857.110,88
Residui da utilizzare dai distretti

92.246.200,88

Totale risorse non spese 92.246.200,88

Il quadro complessivo è che a fronte di 303.469.693,37 Euro risultano non spesi 118.801.576,122 Euro

E’ probabile che la situazione sia leggermente modificata ma non in misura tale da determinare una inversione di tendenza significativa.

Va aggiunto, altresì, che nel triennio 2010/2012 la Regione ha destinato ai distretti ulteriori somme per interventi specifici per un importo di Euro 66.760.239.
Di quest’ultime risorse non sia hanno notizie precise quante ne siano state effettivamente spese.
Va ricordato , infine, che il Ministero ha deliberato in relazione ai due fondi (quello delle politiche sociali e delle non autosufficienze) per il 2014 un importo pari € 52.180.000,00
E’ triste per la nostra Regione, a fronte di emergenze sociali mai cosi drammatiche, che non si riescano a spendere anche quelle poche risorse a disposizione.
Dietro alle aride cifre ci sono persone in carne e ossa che attendono servizi, interventi, risposte ai loro bisogni primari.
Il Forum propone:
  1. indagine conoscitiva sui distretti e sui motivi che hanno determinato la mancata spesa;
  2. intervenire con poteri sostitutivi nel caso i ritardi siano dovuti da incapacità amministrativa;
  3. creazione di un servizio di sostegno Anci-Assessorato Famiglia per quei distretti che non sono in grado per difficoltà, anche per assenza di personale, a predisporre tutti gli adempimenti burocratici propedeutici all’utilizzo delle risorse.
  4. coinvolgimento dell’Associazionismo, del Volontariato e della Cooperazione Sociale per il sostegno alle attività delle Amministrazioni comunali
Palermo 10 marzo 2014.

domenica 26 gennaio 2014

Crocetta vs Aronica. L'Autonomia è una cosa seria. Sarebbe l'ora di usarla meglio

E così dopo 48 ore di attacchi pesantissimi da parte dell'assessore all'economia Bianchi (scopriamo che parla) e del presidente Crocetta, il Commissario dello Stato ha reagito, ammonendo Crocetta di stare attento alle parole.

Non una minaccia, spero, sarebbe gravissimo, più un consiglio.
In una situazione economico-sociale complicatissima, indicare, però, il prefetto Aronica quale responsabile del default sociale della Sicilia, potrebbe indurre qualcuno, che vede messo in discussione il proprio futuro, a compiere qualche gesto eclatante.
A chi ricopre incarichi pubblici non é dato usare le parole come pietre anche se per nascondere i propri errori.
Non sono un costituzionalista, non ho alcun titolo scientifico o accademico per esprimere un giudizio tecnico sull'impugnativa del Commissario dello Stato, mi permetto solo di dare un giudizio politico. 
Buona parte dei rilievi del Commissario si basano sull'art.81 della Costituzione, 
"Lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.
Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali.
Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte.
Le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.L'esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l'equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, nel rispetto dei princìpi definiti con legge costituzionale
Il testo è stato modificato con l'inserimento della clausola del pareggio in bilancio. 
Resto convinto che questa norma, introdotta nel 2012, la Sicilia ne è una riprova, produrrà solo macelleria sociale.
In poche parole, tutte le norme devono prevedere l'esatta quantificazione dei costi e l'individuazione delle risorse con le quali farvi fronte.
Sembra una norma di buon senso ma al contrario colpirà il finanziamento delle politiche sociali. Non fosse altro che in questo campo è quasi impossibile individuare la platea dei destinatari.
Ora, la domanda é, il governo e l'Ars sono stati in grado di quantificare esattamente le risorse economiche necessarie a far fronte ai nuovi impegni di spesa?
Cosa c'entra l'autonomia siciliana con la superficialità legislativa?
Quello che hanno fatto i governi precedenti è sotto gli occhi di tutti ma questo non esime Crocetta dall'obbligo di invertire la rotta. Lo abbiamo votato anche per questo.
Proseguendo mi chiedo cosa c'entra lo statuto siciliano con Il comma 6 dell’art. 13 
della finanziaria? Norma impugnata in quanto affida la riscossione dei ruoli di contribuenza dei consorzi di bonifica alla SERIT S.p.A.
SERIT S.p.A. che il Commissario dello Stato, ritiene che non esista più? 
Si può legiferare così? 
Governare é assumersi le proprie responsabilità, governare é proporre soluzioni, governare é rispettare norme e regolamenti. 
É quello che si chiede a Crocetta. La finisca con gli annunci mediatici, ai quale pare nessuno creda più proclamando risultati mai conseguiti e governi,
non sottraendosi al confronto non ritenendo di essere l'unico depositario della verità e giustizia.
Caro on.le Crocetta,
non metto in dubbio la sua volontà rivoluzionaria ma al momento sarei felice se almeno tentasse di svolgere al meglio il mestiere per il quale è stato eletto e viene pagato, quello di Presidente della Regione. 
E' chiedere troppo?

giovedì 2 gennaio 2014

In Gazzetta Ufficiale il Piano Biennale sulla Disabilità

"La ratifica italiana della Convenzione sui diritti delle Persone con Disabilità dell'ONU (CRPD) ha aperto un nuovo scenario di riferimento giuridico, culturale e politico. Da quel momento le persone con disabilità non devono più chiedere il riconoscimento dei loro diritti, bensì sollecitare la loro applicazione e implementazione, sulla base del rispetto dei diritti umani. Le persone con disabilità divengono parte integrante della società umana e lo Stato italiano deve garantire il godimento di tutti i diritti contenuti nella Convenzione per sostenere la loro «piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri"

Con questa premessa si apre il Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, messo a punto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e ora adottato formalmente con il Decreto del Presidente della Repubblica 4 ottobre 2013, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre 2013.

Il Piano è frutto della riflessione condotta in seno all'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità e rappresenta - si legge nel Piano - un primo contributo alla definizione di una strategia italiana sulla disabilità, in accordo con il primo Rapporto all'ONU sulla implementazione della CRPD, consegnato dall'Italia nella seconda metà del 2012, per promuovere la progressiva e piena inclusione delle persone con disabilità in tutti gli ambiti della vita sociale, economica e culturale.
Il Programma d'Azione Biennale segna il culmine di un processo che ha visto coinvolto l’Osservatorio nella sua complessità, grazie alla partecipazione delle principali federazioni delle persone con disabilità e alla costituzione di sei gruppi di lavoro aperti al contributo di ulteriori esperti ed esponenti del mondo dell’associazionismo.
Le sette linee d’azione coinvolgono diversi soggetti istituzionali Ministeri, Regioni, Ssn, Enti locali, della società civile e delle imprese, nei diversi ambiti di competenza prevedendo la messa a punto di nuove norme e di azioni specifiche in ogni ambito di interesse della vita della persona disabile.
Ecco le sette linee d’azione:
Linea di intervento 1 - Revisione del sistema di accesso, riconoscimento/certificazione della condizione di disabilità e modello di intervento del sistema socio-sanitario
Primo obiettivo è la riforma della legge della Legge 104/92 che preveda l'introduzione specifica della definizione di "persona con disabilità" indicato dalla Convenzione ONU a cui associare, con valenza per l'intero territorio nazionale e come riferimento per il Servizio sanitario nazionale e per il sistema degli Enti Locali, un processo di valutazione/accertamento della condizione di disabilità globale e modulare, unitario e coerente con l'articolo 1 della stessa Convenzione ONU.
La parte del nuovo sistema valutativo orientata alla definizione di una progettazione personalizzata e all’erogazione di interventi assistenziali e finalizzati all’inclusione sociale, scolastica e lavorativa è basata sulla valutazione dei funzionamenti della persona con riferimento specifico ai principali luoghi di vita della persona con disabilità: famiglia, scuola e lavoro.
Coerentemente con la definizione dei livelli essenziali di assistenza sanitaria e sociale alla persona con disabilità, riferiti ai principali diritti indicati dalla Convenzione ONU, e organizzati anche tenendo conto delle indicazioni già formulate dalla Legge 328/2000 all’art. 24 che distingue tra almeno tre tipologie: benefici orientati al sostegno del reddito, interventi assistenziali e interventi volti a facilitare i processi di inclusione, le formule allocative devono prevedere un aumento percentuale delle risorse destinate ai processi di inclusione sociale che costituiscono lo strumento principale per assicurare dignità alla persone e rendere maggiormente efficace ed efficiente la spesa.
Linea di intervento 2 - Lavoro e occupazione
L’obiettivo è favorire il mainstreaming della disabilità all'interno delle politiche generali per il lavoro e nella raccolta dati, aggiornado la legislazione in vigore e renderla più efficace nell’offrire occasioni di lavoro, in particolare attraverso un miglior funzionamento del collocamento mirato di cui alla legge 68/99.
Per farlo sono previste sia modifiche normative per aggiornare la legislazione e renderla più efficace nell’offrire occasioni di lavoro, che azioni di politica attiva sul lavoro prevedendo strategie atte a favorire il miglior funzionamento del collocamento mirato di cui alla legge 68/99.
Linea di intervento 3 - Politiche, servizi e modelli organizzativi per la vita indipendente e l’inclusione nella società 
Vita dipendente


L’obiettivo principale è definire linee comuni per l’applicazione dell’articolo 19 della Convenzione Onu (Vita indipendente ed inclusione nella società), fissando i criteri guida per la concessione di contributi, per la programmazione degli interventi e servizi e la redazione dei progetti individualizzati.

Vengono assunti come principi guida quelli espressi dall’articolo 19 della Convenzione ONU, superando e/o integrando la normativa vigente, con particolare attenzione:
a) al contrasto delle situazioni segreganti e delle sistemazioni non rispondenti alle scelte o alla volontà delle persone;
b) alla verifica che i servizi e le strutture sociali destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adattate ai loro bisogni.
Vengono definiti gli standard e i criteri minimi per l’autorizzazione, funzionamento, riconoscimento, accreditamento del servizi per la promozione della vita indipendente operanti in forma pubblica o privata nel territorio. Precondizione degli standard è la garanzia della “partecipazione alla vita comunitaria da parte della persona disabile” nell’erogazione di prestazioni e servizi.
Nel supporto alla domiciliarità e alla residenzialità si assume come criterio regolatore che le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione.
Per la parte di benefici e servizi orientati specificamente ai processi di inclusione sociale viene rafforzato il diritto del cittadino con disabilità e il dovere del sistema socio-sanitario, di elaborare in accordo e condivisione, una progettazione personalizzata, e la definizione di un budget integrato di progetto anche con previsione di investimenti decrescenti in funzione degli obiettivi raggiunti e consolidati, e una chiara identificazione delle responsabilità di realizzazione, e monitoraggio (case management) degli interventi. Le norme garantiranno la libertà di scelta dei servizi accreditati attivabili a fronte del progetto e la possibilità di forme di finanziamento diretto alla persona.

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