martedì 18 maggio 2021

Giustizia giusta ma non sia una questione di soldi

I giornali di oggi riportano, con evidenza alcuni, con meno altri, la notizia che la Corte Europea dei diritti dell'Uomo  ha chiesto all Governo Italiano di avere chiarimenti sullo svolgimento del processo  che portò alla condanna in via definitiva di Silvio Berlusconi.
Vengono posti alcuni quesiti ai quali entro settembre il Governo dovrà dare delle risposte.
Non voglio entrare nel merito delle domande e del processo (non sono un giurista), così come non conosco le refluenze che un'eventuale condanna del nostro Paese possa avere nella vita quotidiana di ciascuno di noi.
Queslllo che mi ppiacerebbe sapere quanto abbia speso Berlusconi, in termini di parcelle per i suoi avvocati e di spese legali per giungere a questo punto.
E questo per comprendere quanti cittadini italiani avrebbero, in analoga situazione,  potuto avviare procedura. 
La giustizia è giusta non solo quanto vengono garantiti i tempi. l'imparzialità del giudizio, il rispetto dei diritti dell'imputato la giustizia è giusta quando tutti i i cittadini sono posti nella condizione di esercitare i propri diritti.
Quando ricorrere alla giustizia è un diritto per tutti e di tutti.
Una discriminizazsione tra chi può e chi non può sarebbe intollerabile politicamente, umanamente, eticamente. 
A quel punto la giustizia non è più giusta ma è solo ingiustizia
 

domenica 16 maggio 2021

L'ultimo compagno. Emanuele Macaluso il romanzo di una vita. Di Concetto Vecchio.

                                                          

Mi è capitato alcune volte di consigliare la lettura di un libro che mi era particolarmente piaciuto.

Un libro ti piace perchè ti intriga la storia, per il modo con cui è scritto, perche ti consente di riflettere, di riverderti. Stavoltà è diverso. 

Il libro di Concetto Vecchio, giornalista di Repubblica, di cui avevo apprezzato il libro "Cacciateli" sull'emigrazione italiana in Svizzera, non è una normale biografia (come ce ne sono tante) è una conversazione con Emanuele Macaluso, durante la quale entrambi si mettono a nudo.

Ne esce fuori un quadro che sintetizza l'Italia dal 1943 ai giorni nostri.

Bravi. Bravo Concetto Vecchio.

Di Macaluso è stato detto tutto e, spesso, il contrario di tutto.

Io, che ho avuto la fortuna di conoscerlo, di pranzare con Lui e sua moglie Enza a casa di Nicola Boccadutri, figlio di Luzio, ne ricordo la curiosità insaziabile. Le sue domande su tutti i temi dell'attualità politica siciliana, la sua ironia, lo sguardo vivo e sempre attento mi affascinavano da un lato e intristivano dall'altro. Aveva l'età di mio padre (iscritto al PCI dal 1944) e pensavo come saremmo stati più poveri alla sua morte. A quanto ci sarebbero mancati i suoi libri, i suoi commenti su facebook, le sue interviste.

Mi sono venute in mente leggendo il libro tutte le occasioni che ho avuto modo di incontrarlo. Ai due giorni a Palermo in occasione della Città che Apprende dell'Auser Nazionale, durante la quale affascinò la platea con il suo intervento, alla consegna della tessera onoraria della mia Associazione, all'ultima volta che mi aveva cercato tramite Nicola Boccadutri per parlare della presentazione di un libro su Portella della Ginestra. 

Era il mito, il dirigente politico, uno che era la storia della sinistra italiana. 

Vecchio, però, fa un'operazione che nessuno avrebbe voluto o saputo fare: ci restituisce l'uomo Emanuele Macaluso.

Di questo, non possiamo che essergliene grati.

Leggetelo. Ne vale veramente la pena.

E un grazie all'avv.Giuseppe D'Acqui (Vecchio nei ringraziamenti spiega il perchè). Senza il suo acume, la sua vivacità intelletuale e senza le sue ricerche il libro, sarebbe, forse, stato monco.



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