giovedì 31 maggio 2012

I diritti dei lavoratori nel caso di terremoto e di emergenze

Il terremoto è una situazione di emergenza. E la legge prevede a carico del datore di lavoro e dei dirigenti di qualunque azienda obblighi specifici per la gestione di qualunque forma di emergenza, compreso i terremoti. Visto che evidentemente c’è molta disinformazione e tale proposito (e l’ informazione secondo obbligo di legge la dovrebbero garantire datori di lavoro e dirigenti), voglio ricordare ai lavoratori e ai cittadini quanto segue.
L’ articolo 18 del D.Lgs.81/08 impone come obbligo penale per datore di lavoro e dirigenti di:
- designare preventivamente i lavoratori incaricat i dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio, di primo soccorso e, comunque, di gestione dell’emergenza;
- adottare le misure per il controllo delle situazioni di rischio in caso di emergenza e dare istruzioni affinché i lavoratori, in caso di pericolo grave, immediato ed inevitabile, abbandonino il posto di lavoro o la zona pericolosa;
- asteners i, salvo eccezione debitamente motivata da esigenze di tutela della salute e sicurezza, dal richiedere ai lavoratori di riprendere la loro attività in una situazione di lavoro in cui persiste un pericolo grave e immediato;
- adottare le misure necessarie ai fini della prevenzione incendi e dell’evacuazione dei luoghi di lavoro, nonché per il caso di pericolo grave e immediato: tali misure devono essere adeguate alla natura dell’attività, alle dimensioni dell’azienda o dell’unità produttiva, e al numero delle persone presenti.
L’ articolo 43 del Decreto prevede poi come obbligo penale per datore di lavoro e dirigenti di:
- organizzare i necessari rapporti con i servizi pubblici competent i in materia di primo soccorso, salvataggio, lotta antincendio e gestione dell’emergenza;
- designare preventivamente i lavoratori incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio, di primo soccorso e, comunque, di gestione dell’emergenza;
- fare sì che i lavoratori addetti alla gestione delle emergenze siano formati, in numero sufficiente e dispongano di attrezzature adeguate, tenendo conto delle dimensioni e dei rischi specifici dell’azienda o dell’unità produttiva;
- informare tutti i lavoratori che possono essere esposti a un pericolo grave e immediato circa le misure predisposte e i comportamenti da adottare;
- programmare gli interventi, prendere i provvedimenti e dare istruzioni affinché i lavoratori, in caso di pericolo grave e immediato che non può essere evitato, possano cessare la loro attività, o mettersi al sicuro, abbandonando immediatamente il luogo di lavoro;
- adottare i provvedimenti necessari affinché qualsiasi lavoratore, in caso di pericolo grave ed immediato per la propria sicurezza o per quella di altre persone e nell’impossibilità di contattare il competente superiore gerarchico, possa prendere le misure adeguate per evitare le conseguenze di tale pericolo, tenendo conto delle sue conoscenze e dei mezzi tecnici disponibili;
- astenersi dal chiedere ai lavoratori di riprendere la loro attività in una situazione di lavoro in cui persiste un pericolo grave ed immediato.
Infine l’ articolo 44 del Decreto definisce chiaramente i diritti dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato:
- il lavoratore che, in caso di pericolo grave, immediato e che non può essere evitato, si allontana dal posto di lavoro o da una zona pericolosa, non può subire pregiudizio alcuno e deve essere protetto da qualsiasi conseguenza dannosa;
- il lavoratore che, in caso di pericolo grave e immediato e nell’impossibilità di contattare il competente superiore gerarchico, prende misure per evitare le conseguenze di tale pericolo, non può subire pregiudizio per tale azione, a meno che non abbia commesso una grave negligenza.
Quindi i lavoratori devono pretendere da datore di lavoro e dirigenti che:
- esista e sia a conoscenza di tutti i lavorator i (anche gli esterni) dell’ azienda il documento formale “Piano di emergenza”, comprendente anche le procedure e le misure di comportamento (cosa fare e cosa non fare) in caso di terremoto;
- siano designati i responsabili e gli addetti alla gestione dell’ emergenza , che devono gestire e coordinare tutte le azioni da intraprendere in caso di terremoto;
- sia possibile abbandonare il posto di lavoro in condizioni di sicurezza ;
- non venga richiesto di rientrare nei luoghi di lavoro , se non dopo aver accertato tramite i Vigili del Fuoco o la Protezione Civile la sicurezza dei fabbricati, anche in vista di ulteriori scosse.
Anche nel caso di mancanza di una organizzazione aziendale della sicurezza, in caso di terremoto, i lavoratori devono:
- al termine delle prime scosse (in cui devono pensare a ripararsi sotto tavoli,
architravi, strutture portanti), anche se nessun responsabile dà l’ ordine di evacuazione, abbandonare immediatamente e senza indugi il fabbricato e portarsi a distanza di sicurezza (almeno 50 metri dallo stesso e da altri fabbricati;
- se non fanno parte delle squadre degli addetti alla gestione dell’ emergenza, non prendere nessuna iniziativa, ma pensare solo ad abbandonare (dopo le prime scosse) il posto di lavoro senza indugio e senza nessuna preoccupazione per danni a macchinari o beni aziendali;
- se fanno parte delle squadre degli addetti alla gestione dell’ emergenza, eseguire le azioni previste nel Piano di Emergenza, secondo la formazione ricevuta, ricordandocomunque che non sono né Vigili del Fuoco, né infermieri professionisti;
- se il fabbricato ha subito danni anche liev i (crepe, vetri rotti, distacchi di intonaco, evidenti inclinazioni o flessioni delle strutture portanti, ecc.) non rientrare all’interno dello stesso, nemmeno se lo chiede il capo o il datore di lavoro, a meno che non vi sia autorizzazione formale (scritta) da parte dei Vigili del Fuoco o della Protezione Civile;
- nel dubbio richiedere sempre l’ intervento dei Vigili del Fuoco o della Protezione Civile e non fidarsi di rassicurazioni generiche e non sopportate da fatti evidenti.
Visto che ormai terremoti importanti stanno interessando anche zone nel passato dichiarate non pericolose, i lavoratori, anche tramite i propri Rappresentanti per la Sicurezza (RLS) devono richiedere nell’ immediato futuro al datore di lavoro di certificare l’ idoneità dei luoghi di lavoro da un punto di vista strutturale (non necessariamente secondo la normativa antisismica, se non applicabile, ma secondo le leggi comunque vigenti e le norme applicabili, anche in zone classificate ufficialmente come non sismiche) e altrimenti devono pretendere che essi vengano peritati da enti o professionisti abilitati e richiedere i risultati della perizia.

Dal sito Articolo21 un articolo dell'avv. Marco Spezia

domenica 27 maggio 2012

I libri di "sbilanciamoci". Il lavoro in Italia

La riforma del mercato del lavoro che il governo ha presentato lo scorso aprile sotto la pressione dei mercati finanziari non è certo quella di cui abbiamo bisogno. Ancora una volta non si è preso atto che l’epoca della deregolamentazione non ha portato a più occupazione, ma a disuguaglianze crescenti e a una maggiore precarietà, spingendo le imprese su un sentiero di crescita di breve respiro. I più colpiti sono stati i giovani, il cui ingresso sul mercato del lavoro è divenuto frammentato e le cui prospettive sono ora messe in discussione dalla peggiore crisi economica del dopoguerra. Se solo si riuscisse a mettere da parte quella buona dose di ideologia che pervade molti dei discorsi sul mercato del lavoro, avremmo modo di renderci conto che le alternative al liberismo ci sono. E sono praticabili. Grazie al contributo di economisti e studiosi del lavoro in Italia, il nuovo ebook di Sbilanciamoci.info ci spiega perché l’impianto della riforma Fornero non ci convince. E ci racconta come sia invece possibile sovrapporre la logica del lavoro a quella del mercato (o dei mercati), scommettendo su formazione, innovazione e una maggiore copertura sociale. Mentre i dati sul lavoro peggiorano di mese in mese e il governo non vede alternativa a quella che annuncia il peggioramento delle condizioni di chi lavora, è bene mostrare che la strada segnata dall’austerità e dalla flessibilità non è l’unica percorribile.
Quanto ai dati, nel 2011 sono stati circa 23 milioni gli occupati in Italia.(1) Circa 2,1 milioni di persone sono state invece in cerca di lavoro. Fra queste, la metà sono ex-occupati, l’altra metà ex-inattivi o in cerca di prima occupazione. È di quasi 2,9 milioni però la schiera di chi si dichiara disponibile a lavorare senza tuttavia cercare attivamente un lavoro: fra questi, quasi 1,2 milioni dichiara espressamente di non cercarlo perché scoraggiato. In Italia, il numero di questi “inattivi” è di molto superiore alla media europea, quasi 5 volte quello della Germania, il triplo di quello della Spagna. In parte, questo è dovuto all’assenza di una forma diretta di sussidio di disoccupazione, in parte è il portato dell’economia sommersa. Resta comunque un dato allarmante che si contrappone al dato sulla disoccupazione (8,4%), ben al di sotto della media europea (9,6%).

mercoledì 16 maggio 2012

Grecia: anatomia di crac

In Grecia si ritornerà a votare. I risultati delle elezioni del 6 maggio, hanno consegnato una quadro politico frammentato che non ha consentito di fare un Governo che potesse contare su di una maggioranza parlamentare.
Si ritornerà, dunque, a votare il prossimo giugno e già i tecnocrati europei stanno disegnando scenari drammatici, minacciando i greci nel caso di vittoria di partiti contrari agli immani sacrifici cui sono costretti.
E' difficile, però, convincere il popolo greco ad avere un atteggiamento positivo nei confronti dell'Europa, che li ha ridotto alla fane e alla povertà.
Il futruo, quindi, non è solo nelle mani di chi voterà ma anche dei partner europei che dovranno decidere se aiutare la Grecia o abbondonarla al proprio destino.
Del resto anche nella ex Yugoslavia l'Europa si è comportata in questo modo. 
Forse non abbiamo la misura di ciò che è stato chiesto alla Grecia e ai suoi abitanti.
E' il caso di esprimere non solo solidarietà ma anche un impegno concreto per la Grecia.
Stanno uccidendo una nazione e un popolo. 
E dopo la Grecia a chi toccherà? 
Pubblico un'articolo della nota economista Loretta Napoleoni, che in maniera sintetica ci parla della situazione greca.


giovedì 10 maggio 2012

Keynes: “La riduzione della spesa statale è una follia"

Una conversazione radiofonica tra Keynes e Sir Josiah Stamp sulla spesa pubblica. Il dialogo trasmesso dalla BBC il 4 gennaio 1933. Sono passati 80 anni ma questa intervista risulta di straordinaria attualità e dimostra come le idee sbagliate siano così dure a morire. 
Keynes, adottando l’approccio macroeconomico, smonta una per una le tesi del partito dell’austerità, in particolare quella per cui lo Stato deve risparmiare (come farebbe una famiglia) per ripagare i propri debiti, ma anche l’idea tipicamente neoclassica che dalla crisi si possa uscire grazie all’azione individuale nel libero mercato. Se qualcuno se lo chiedesse, nell’anno in cui Keynes rilasciava questa intervista il debito pubblico britannico sfiorava il 180% sul Pil. Il testo è stato pubblicato da Manifestolibri (1996). 

Stamp: … leggiamo continuamente sui giornali, credo restando noi stessi confusi, tutte queste controversie sullo spendere e sul risparmiare. A che conclusioni pensi che il pubblico sia giunto in merito? Ritieni che tutte queste discussioni abbiano fatto emergere dei punti particolari, rendendoli chiari, o è tutto così confuso come all’inizio?
Keynes: La mia impressione è che l’umore della gente stia cambiando. C’era un bel po’ di panico circa un anno fa. Ma non è forse vero che ora ci si sta rendendo conto abbastanza generalmente che la spesa di un uomo è il reddito di un altro uomo? Comunque, questa mi sembra essere la verità fondamentale, che non deve mai essere dimenticata. Ogni volta che qualcuno taglia la sua spesa, sia come individuo, sia come Consiglio Comunale o come Ministero, il mattino successivo sicuramente qualcuno troverà il suo reddito decurtato; e questa non è la fine della storia. Chi si sveglia scoprendo che il suo reddito è stato decurtato o di essere stato licenziato in conseguenza di quel particolare risparmio, è costretto a sua volta a tagliare la sua spesa, che lo voglia o meno.

S.: Ciò significa che egli riduce il reddito di un secondo uomo, e che qualcun altro rimarrà senza lavoro.
K.: Sì, questo è il guaio. Una volta che la caduta è iniziata, è difficilissimo fermarla.

S.: Un momento. Osserviamo il risparmio di un Ministero o di un individuo, e consideriamo il suo effetto. Un paese o una città, proprio come un individuo, debbono vivere nei limiti delle loro risorse o si troverebbero in grave difficoltà se provassero a spingersi oltre. Molto presto intaccherebbero il loro patrimonio.
K.: Ci può essere solo un obiettivo nel risparmiare, ed è esattamente quello di sostituire una spesa con un altro e più saggio tipo di spesa.

S.: Sostituire! Questo mi fa comprendere il punto. Ad esempio, se il Governo o le autorità locali risparmiassero per ridurre le imposte o i saggi di interesse e permettessero agli individui di spendere di più; o se gli individui spendessero meno in consumi, per usare essi stessi il denaro nella costruzione di case o di fabbriche, o per prestarlo ad altri a tale scopo. Non servirebbe tutto ciò ad aggiustare le cose?
K.: Ma, caro Stamp, è questo che sta accadendo? Ho il sospetto che le autorità spesso risparmino senza ridurre i tassi di interesse o le imposte, e senza passare il potere di acquisto aggiuntivo agli individui. Ma anche quando il singolo riceve il potere di acquisto aggiuntivo, di solito sceglie la sicurezza o, quanto meno, pensa che sia virtuoso risparmiare e non spendere. Ma non sono veramente questi risparmi, tesi a far abbassare i saggi e le imposte, che sono al centro delle mie polemiche. Sono piuttosto quelle forme di risparmio che comportano un taglio della spesa, nei casi in cui quest’ultima dovrebbe essere naturalmente coperta con il debito. Perché in questi casi non c’è alcun vantaggio connesso col fatto che il contribuente avrà di più, a compensare la perdita di reddito dell’individuo che subisce il taglio.

sabato 5 maggio 2012

Caro Monti, facciamo due conti e ti diamo qualche consiglio.


 
Nel ricordare che in tutto il mondo occidentale per "SPENDING REVIEW" si intende la revisione della spesa (non taglio), per renderla più efficace, pubblico un contributo comparso sul sito della campagna "Sbilanciamoci" che fornisce qualche consiglio utile al Presidente Monti e ai suoi tecnici, su dove e come intervenire per qualificare la spesa pubblica italiana.

Il Presidente del Consiglio ha invitato gli italiani a segnalare gli sprechi da eliminare. La campagna Sbilanciamoci! ogni anno pubblica una “controfinanziaria” con proposte per evitare gli sprechi e usare la spesa pubblica per i diritti, la pace e l’ambiente. Ecco qualche consiglio a Monti

 

Legalità e giustizia fiscale:

Tassa patrimoniale In questa crisi i ricchi non stanno pagando alcun prezzo, e il peso della crisi ricade interamente sulle fasce più povere della popolazione. Proponiamo perciò una tassa patrimoniale del 5 per 1000 sui patrimoni oltre i 500mila euro, con alcune correzioni di carattere progressivo (possibile grazie alla registrazione dei beni sulla dichiarazione dei redditi) sul prelievo. In questo modo potrebbero entrare nelle casse dell’erario una somma intorno ai 10 miliardi e 500 milioni di euro.
Progressività. Il nostro sistema fiscale ha perso in questi anni un carattere di vera progressività. Non si tratta solo di raccogliere più risorse, quanto di dare un maggiore senso di giustizia fiscale. Per questo Sbilanciamoci! propone l’aliquota del 45% per i redditi al di sopra dei 70.000 euro e al 49% l’aliquota oltre i 200.000 euro. Si potrebbero recuperare così 1 miliardo e 200 milioni che sarebbero soprattutto (per il 77%) a carico dei contribuenti al di sopra dei 200.000 euro annui.
Rendite. Oggi gli interessi sui depositi bancari vengono tassati al 27%, mentre gli interessi sulle obbligazioni, le plusvalenze e i rendimenti delle gestioni individuali e collettive subiscono un prelievo di appena il 12,5%. L’unificazione delle rendite finanziarie ha rappresentato per anni una delle priorità di politica fiscale promossa da Sbilanciamoci! e rappresenterebbe un importante risultato per la giustizia fiscale nel nostro paese. È possibile portare la tassazione di tutte le rendite al 23%, una soglia che ancora resta allineata con i grandi paesi europei e che non presenta quindi rischi di fughe di capitali. In questo modo sarebbe possibile ottenere almeno 2 miliardi di euro.
Tassare i diritti televisivi per lo sport spettacolo Come per la pubblicità, il business dello sport-spettacolo ha effetti distorsivi sul mercato e distoglie risorse dallo sport per tutti. Si propone pertanto di adottare il metodo francese di tassazione dei diritti televisivi per finanziare lo sport per tutti e la costruzione di impianti pubblici polivalenti. Con un’aliquota del 5% sul totale dei diritti versati si potrebbero raccogliere circa 40 milioni di euro.
Tassare la pubblicità Gli investimenti pubblicitari in Italia sono circa 10 miliardi di euro. Nell’era della grandi concentrazioni dei media e delle agenzie pubblicitarie nessuno può negare l’effetto distorsivo che questa ha su consumi, stili di vita e sulla stessa regolarità della concorrenza tra le imprese. La proposta, dunque, è di frenare i margini di profitto dell’intero comparto pubblicitario aumentando del 5% il prelievo sugli utili, con il duplice obiettivo di ridimensionarne l’invadenza e di drenare risorse da dedicare alla scuola e ad attività culturali per tutti. L’introito atteso è di circa 500 milioni di euro.
Tassa automobilistica sull’emissione di CO2 Fino ad oggi la tassazione dei veicoli avviene sulla base della cilindrata e dei cavalli fiscali. Chiediamo che la tassazione sui veicoli avvenga in modo progressivo sulla base dell’emissione di CO2 che colpirà progressivamente i veicoli più potenti ed ecologicamente inefficienti (come i Suv o i veicoli di vecchia immatricolazione). Le maggiori entrate derivanti da questo diverso modo della tassazione dei veicoli ammonta a 500 milioni di euro.
Misure fiscali penalizzanti per la produzione e il commercio (consentito dalla legge), delle armi La proposta è una sovrattassa del 4% sul fatturato dell’industria bellica e di un aumento di 200 euro per le licenze (oggi sono oltre 50.000) di armi per la difesa personale; queste misure potrebbero portare un ricavo di circa 270 milioni di euro.

Ambiente e sviluppo sostenibile:

Riduzione stanziamenti grandi opere Si propone l’abbandono della logica delle grandi opere – costose e incerte sotto il profilo attuativo - a favore della ottimizzazione delle reti esistenti e del loro uso (con i necessari adeguamenti e potenziamenti). In particolare proponiamo la cancellazione del finanziamento di 1,543 miliardi destinati dalla Legge di Stabilità 2012 alle grandi opere.
Eliminazione finanziamento all’autotrasporto di merci Si propone di cancellare le misure previste dalla Legge di Stabilità del 2012 di 400 milioni di euro a favore dell’autotrasporto merci, che invece andrebbe disincentivato a favore di forme di trasporto più sostenibile (intermodalità, autostrade del mare, uso del trasporto su rotaia) delle merci per il paese.

martedì 1 maggio 2012

Il pareggio di bilancio nella Costituzione


In silenzio, senza alcun coinvolgimento dell'opinione pubblica, a differenza di quanto accaduto in occasioni analoghe, il Parlamento ha approvato in via definitiva, con una maggioranza che esclude il ricorso al referendum confermativo, una riforma di alcuni articoli della Costituzione, introducendo il principio del pareggio di bilancio.
Si afferma il principio, quindi, che non sarà possibile ricorre al debito per far fronte a impegni di spesa, discendenti da nuovi leggi.
Un principio, già presente nella Costituzione, stavolta a uso e consumo del dio mercato, all'apparenza giustissimo che provocherà danni immensi.
Le uniche deroghe previste sono contemplate in caso di eventi eccezionali o di fasi avverse del ciclo economico. Va sottolineato che il riconoscimento di tali situazioni prevede un percorso tortuoso e una maggioranza qualificata in Parlamento da renderle impraticabili. 
Tranne qualche lodevole eccezione, nessuno ha tentato di spiegare quali saranno le ricadute concrete nella vita quotidiana delle persone, a maggior ragione oggi che attraversiamo una profonda crisi e siamo in recessione economica.
Non sono un giurista e non mi permetto, conseguentemente, di esprimere una valutazione giuridica, certo è che tali modifiche hanno un solo scopo, dare preminenza alle questioni di bilancio e della finanza rispetto ai diritti e alla qualità della vita dei cittadini.
Immaginiamo una famiglia che intende investire sul futuro dei propri figli, accendendo un mutuo per fare fronte alle spese dell’istruzione. Se le nuove regole si applicassero anche alle economie domestiche, la famiglia non potrebbe farlo, sarebbe costretta a tagliare altre spese o, peggio, a vendere i gioielli di famiglia.
Ed è quello che accadrà in Italia. E’ facile prevedere dove si taglierà (sanità, istruzione, previdenza) e chi comprerà i “gioielli” che saranno venduti. (vedi la discussione aperta dal Governo sulla famosa "spending review")
Del resto, abbiamo l’esperienza della dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali e delle conseguenze per i cittadini nonché delle grandissime plusvalenze ottenute dalle grandi società immobiliari.
La discussione sul pareggio di bilancio (fortemente voluta dalla Germania) non riguarda solo il nostro Paese ma tutte le nazioni occidentali.
Anche in Usa (paese con il più grande debito al mondo) la discussione è aperta.
Una discussione molto vivace, che ha visto scendere in campo illustri economisti a cominciare da cinque vincitori del premio Nobel, che hanno preparato appello per chiedere al Presidente Obama, al Senato americano e alla Camera dei Rappresentanti di non inserire tale principio nella Costituzione americana.
Pubblico tale appello affinché ognuno possa farsi un’idea di cosa stiamo parlando e possa porsi (come ho fatto io) una domanda, cosa ne pensano gli economisti italiani?

Buon Primo Maggio


La narrazione e i fatti. Il governo Meloni fa scuola

NARRAZIONE: “si introduce un esonero dal versamento del 100 per cento dei contributi previdenziali ed assicurativi a carico del datore di la...