domenica 16 maggio 2021

L'ultimo compagno. Emanuele Macaluso il romanzo di una vita. Di Concetto Vecchio.

                                                          

Mi è capitato alcune volte di consigliare la lettura di un libro che mi era particolarmente piaciuto.

Un libro ti piace perchè ti intriga la storia, per il modo con cui è scritto, perche ti consente di riflettere, di riverderti. Stavoltà è diverso. 

Il libro di Concetto Vecchio, giornalista di Repubblica, di cui avevo apprezzato il libro "Cacciateli" sull'emigrazione italiana in Svizzera, non è una normale biografia (come ce ne sono tante) è una conversazione con Emanuele Macaluso, durante la quale entrambi si mettono a nudo.

Ne esce fuori un quadro che sintetizza l'Italia dal 1943 ai giorni nostri.

Bravi. Bravo Concetto Vecchio.

Di Macaluso è stato detto tutto e, spesso, il contrario di tutto.

Io, che ho avuto la fortuna di conoscerlo, di pranzare con Lui e sua moglie Enza a casa di Nicola Boccadutri, figlio di Luzio, ne ricordo la curiosità insaziabile. Le sue domande su tutti i temi dell'attualità politica siciliana, la sua ironia, lo sguardo vivo e sempre attento mi affascinavano da un lato e intristivano dall'altro. Aveva l'età di mio padre (iscritto al PCI dal 1944) e pensavo come saremmo stati più poveri alla sua morte. A quanto ci sarebbero mancati i suoi libri, i suoi commenti su facebook, le sue interviste.

Mi sono venute in mente leggendo il libro tutte le occasioni che ho avuto modo di incontrarlo. Ai due giorni a Palermo in occasione della Città che Apprende dell'Auser Nazionale, durante la quale affascinò la platea con il suo intervento, alla consegna della tessera onoraria della mia Associazione, all'ultima volta che mi aveva cercato tramite Nicola Boccadutri per parlare della presentazione di un libro su Portella della Ginestra. 

Era il mito, il dirigente politico, uno che era la storia della sinistra italiana. 

Vecchio, però, fa un'operazione che nessuno avrebbe voluto o saputo fare: ci restituisce l'uomo Emanuele Macaluso.

Di questo, non possiamo che essergliene grati.

Leggetelo. Ne vale veramente la pena.

E un grazie all'avv.Giuseppe D'Acqui (Vecchio nei ringraziamenti spiega il perchè). Senza il suo acume, la sua vivacità intelletuale e senza le sue ricerche il libro, sarebbe, forse, stato monco.



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