La crisi del debito greco aggrava il risentimento tra le nazioni
europee. Tuttavia, la lotta dei Greci contro gli interessi economici
privati riguarda tutti noi.
Non sono mai stato così disperato dal dover spiegare questo e, al
tempo stesso, così pieno di speranza che le persone possano capire
questo semplice fatto: le proteste in Grecia vi riguardano tutti
direttamente.
Quello che sta succedendo ad Atene in questo momento è la resistenza
contro un’invasione brutale quasi quanto quella della Polonia nel 1939.
Gli invasori sono vestiti in giacca e cravatta invece che in uniforme e
sono dotati di computer portatili al posto dei fucili, ma non lasciamoci
ingannare: l’attacco contro la nostra sovranità è violento e profondo.
Gli interessi dei patrimoni privati stanno dettando le politiche che la
nostra nazione sovrana deve adottare, espressamente e direttamente
contro l’interesse nazionale. Ignorare questo significa ignorare il
pericolo. Forse preferite immaginare che tutto questo si fermerà lì?
Forse vi dite che l’ufficiale giudiziario non arriverà in seguito in
Portogallo, Irlanda, Spagna né in Inghilterra? Tutto questo è già
iniziato ed è per questo che non possiamo permetterci di ignorare ciò
che sta accadendo.
Sono loro che ci impongono tutte queste privatizzazioni. Josef
Schlarmann, storico esponente del partito di Angela Merkel ci ha fatto
recentemente una proposta, oh!, così utile:
dovremmo vendere le nostre isole a investitori privati al fine di
pagare gli interessi sul nostro debito, interessi che ci sono stati
imposti per stabilizzare le istituzioni finanziarie e il fallimento di
un’esperienza monetaria. E, naturalmente, è solo un caso che studi
recenti dimostrino che ci sono enormi riserve di gas nel Mar Egeo.
La Cina è coinvolta in tutto questo
poiché ha enormi riserve di valuta estera, di cui più di un terzo in
euro. Siti storici come l’Acropoli potrebbero essere privatizzati. Se
non rispondiamo alle richieste dei politici stranieri, il rischio è che
ce lo impongano. Trasformeranno il Partenone e l’antica Agorà in
Disneyland, e sotto-pagheranno persone per mascherarsi da Platone o
Socrate per recitare i capricci dei ricchi.
I greci sono caduti nella trappola del capitalismo
Capite bene che non sto cercando di giustificare i miei connazionali
di tutte le colpe. Abbiamo fatto un sacco di errori. Quando sono tornato
in Grecia nel 2006, ho passato i primi mesi a osservare un paese
completamente diverso da quello che avevo lasciato dietro di me nel
1991. Ogni cartello, ogni fermata di bus, ogni pagina di rivista
esaltava le virtù dei finanziamenti agevolati. Era una distribuzione di
denaro gratuito!
Avete contratto un prestito che non siete in grado di rimborsare? Venite da noi, contraete un prestito ancora più grande, e vi offriremo uno spogliarello come regalo di benvenuto! Naturalmente, i nomi delle società che hanno acquistato queste pubblicità non vi sono sconosciuti: HSBC, Citibank, Crédit Agricole, Eurobank, ecc.
Non senza rammarico, devo ammettere che abbiamo abboccato all’esca.
La psiche greca ha sempre avuto un tallone d’Achille: una crisi di
identità imminente. Siamo a cavallo di tre continenti e la nostra
cultura è sempre stata un crogiolo a immagine della nostra geografia. E
piuttosto che abbracciare questa ricchezza, abbiamo deciso di essere
definitivamente europei, capitalisti, moderni e occidentali. E
dannazione, siamo stati molto bravi a questo gioco! Eravamo in fila per
diventare i più europei, i più capitalisti, i più moderni e i più
occidentali. Eravamo adolescenti con la carta di credito platino dai
nostri genitori.
Non vedevo nessun paio di occhiali da sole che non fosse marcato
Diesel o Prada, nessun infradito senza il logo di Versace o di D &
G. Le automobili intorno a me erano Mercedes e BMW. Se qualcuno aveva la
sfortuna di fare le vacanze in una destinazione più vicina della
Thailandia, preferiva non parlarne. C’era una incredibile mancanza di
buon senso e nulla per avvertirci che questa primavera di ricchezza
rischiava di non essere eterna. Siamo una nazione addormentata che
cammina, sonnambula, verso il fondo della nostra nuova piscina
piastrellata all’italiana senza preoccuparci se i nostri piedi
toccheranno o no il fondo.
Tuttavia, questa irresponsabilità è solo una piccola parte del
problema. Il vero problema non è altro che l’emergere di una nuova
classe di interessi economici stranieri, governata dalla plutocrazia,
una Chiesa dominata dall’avidità e una dinastia di politici. E mentre
noi eravamo impegnati a prendere soldi in prestito e a spendere (la
cosiddetta “crescita”), loro stavano costruendo un sistema di corruzione
grossolaniopeggio di qualsiasi repubblica delle banane. La corruzione
era così diffusa e sfacciata che tutti alzavano le spalle, accettando il
sistema, o accettando di farne parte.
So che è impossibile da riassumere in un articolo la storia, la
geografia e la mentalità che hanno messo in inginocchiato il nostro
piccolo meraviglioso pezzo del continente, e trasformato una delle più
antiche civiltà del mondo nello zimbello Europa, fonte di ispirazione
per battute facili. So che è impossibile trasmettere la disperazione e
l’impotenza crescenti dietro le conversazioni che ho avuto con i miei
amici e la mia famiglia nel corso degli ultimi mesi. Ma è essenziale che
ci provi, perché la disumanizzazione e la demonizzazione del mio popolo
è in piena espansione.
Ho letto con stupore un articolo di un noto pubblicazione che
spiegava che la mafia sapeva come trattare con le persone che non pagano
i loro debiti, spiegando che “una mazza da baseball può essere la
soluzione per l’eterno caos greco”. L’articolo cercava di giustificarsi
introducendo una serie di generalizzazioni e pregiudizi in modo inesatto
quanto velenoso, al punto che se avessimo sostituito il termine “greco”
con “nero” o “ebreo”, l’autore sarebbe stato arrestato dalla polizia
con l’accusa di incitamento all’odio. (Metto sistematicamente
collegamenti ai siti che cito, ma questa volta non ho intenzione
diportare traffico a questa arpia)
Permettetemi quindi di sfatare un po’ di mitologia sviluppato da alcuni media.
Mito n° 1: i greci sono pigri
Questo riassume molto di quello che viene spesso detto o scritto
sulla crisi. Secondo questo punto di vista, l’etica mediterranea del
lavoro sarebbe lassista e spiegherebbe la nostra rovina. Tuttavia, i
dati OCSE mostrano che, nel 2008, i greci hanno lavorato in media 2.120
ore all’anno, cioè 690 ore in più dei tedeschi, 467 ore in più rispetto
gli inglesi e 365 ore più della media europea. Solo i coreani lavorare
più a lungo di noi. Inoltre, le ferie retribuite in Grecia sono in media
23 giorni, meno della maggior parte dei paesi europei tra cui il Regno
Unito (28 giorni) e la Germania (30 giorni).
Mito n° 2: i greci vanno in pensione troppo presto
La cifra di 53 anni come età media di pensionamento in Grecia è così
abusata che è diventata un dato di fatto. Questa cifra arriva in realtà
da un breve commento sul sito del New York Times. Da allora è stato ripetuto da Fox News e da altre pubblicazioni.
La verità è che i funzionari greci hanno la possibilità di andare in
pensione dopo 17,5 anni di servizio, ma con una pensione a metà. La
cifra di 53 anni è una media approssimativa del numero di persone che
effettivamente scelgono questa opzione (nella maggior parte dei casi per
cambiare lavoro) e quelli che continuano nel servizio pubblico fino
alla pensione completa. Guardandoi dati Eurostats
ci si rende conto che l’età media di pensionamento era 61,7 anni nel
2005, più di Germania, Francia o Italia, e più anche della media dei 27
paesi dell’Unione Europea. Inoltre, poiché la Grecia è stata costretta
ad aumentare l’età minima di pensionamento, questa cifra è destinata ad
aumentare ulteriormente in futuro.
Mito n° 3: La Grecia è un’economia debole, che non dovrebbe entrare nell’Unione Europea
Una delle affermazioni frequentemente rivolte alla Grecia è che la
sua appartenenza all’Unione Europea le è stata concessa grazie alla
sensazione che la Grecia sia la “culla della democrazia”. Questo non
potrebbe essere più lontano dalla realtà. Nel 1981, la Grecia è
diventata il primo membro della CEE dopo i sei paesi fondatori. Membro
dell’Unione Europea per 30 anni, la Grecia è classificata dalla Banca Mondiale come “Paese ad alto reddito.” Nel 2005, la Grecia si è classificata 22° Paese del mondo, in termini di sviluppo umano e qualità della vita – meglio di Francia, Germania e Regno Unito. Non più tardi del 2009, la Grecia aveva il 24° più alto PIL pro capite, secondo la Banca Mondiale. Inoltre, secondo uno studio della University of Pennsylvania,
la produttività della Grecia in termini di PIL reale per persona per
ora lavorata è superiore a Francia, Germania o Stati Uniti, e
addirittura il 20% più alta rispetto al Regno Unito.
Mito n° 4: Il primo salvataggio avrebbe dovuto aiutare il popolo greco, ma non è riuscito
No, questo piano non aveva lo scopo di aiutare la Grecia, ma
piuttosto di garantire la stabilità della zona euro, e soprattutto per
guadagnare tempo. E’ stato introdotto per evitare che un altro crollo
finanziario del tipo Lehman Brothers, in un momento in cui le
istituzioni finanziarie erano troppo deboli per resistervi. Secondo
l’economista Stéphanie Flanders della BBC:
In altre parole, la Grecia sembra essere meno capace di pagare di un anno fa, mentre il sistema, nel suo complesso, sembra più in forma per resistere a un fallimento. Guadagnare tempo ha funzionato per la zona euro. Ma non ha funzionato altrettanto bene per la Grecia
Se il piano di salvataggio fosse realmente stato istituito per
aiutare la Grecia, la Francia e la Germania non avrebbero insistito per
mantenere i futuri contratti per la vendita di armi del valore di
diversi miliardi di euro. Come Daniel Cohn-Bendit, l’eurodeputato e
leader dei Verdi in Parlamento spiega:
Negli ultimi tre mesi abbiamo costretto la Grecia a rinnovare miliardi di dollari di contratti di armi. Fregate francesi che i greci dovranno comprare per 2,5 miliardi di euro. Elicotteri, aerei, sottomarini tedeschi.
Mito n° 5: Il secondo piano è stato progettato per aiutare la Grecia e avrà sicuramente successo.
Ho guardato la dichiarazione congiunta di Merkel e Sarkozy l’altro
giorno. Era cosparsa di frasi come “i mercati sono preoccupati”, “gli
investitori hanno bisogno di rassicurazioni” e rivestita di espressioni
tecniche monetariste. Sembravano una squadra di ingegneri che fanno
piccole modifiche ad una sonda automatica in procinto di essere inviata
nello spazio. Il loro discorso era privo di ogni altro significato
diverso da quello di cui stiamo discutendo: l’estensione della miseria
che verrà, della povertà, del dolore e anche della morte della sovranità
di un partner europeo.
In realtà, la maggior parte dei commentatori sono d'accordo nel dire
che questo secondo pacchetto ha lo stesso obiettivo del primo:
guadagnare tempo per le banche a spese notevoli per il popolo greco. Non
c’è alcuna possibilità che la Grecia possa ripagare il suo debito. Il mancato pagamento è inevitabile.
Mito n° 6: I greci vogliono il piano di salvataggio, ma non l’austerità
Questo è il mito più resistente: i greci protestano perché non
vogliono per niente il piano di salvataggio. Si tratta di una pura
contro-verità. Hanno già accettato tagli di bilancio che sarebbero
inaccettabili nel Regno Unito (immaginate la politica di Cameron… e
moltiplicatela per 10).
Tuttavia, i risultati non arrivano da sei mesi. I salari di base sono
stati ridotti a 550 euro al mese. Mia madre, che ha quasi 70 anni, ha
lavorato tutta la vita per il Dipartimento di Archeologia del Ministero
della Cultura, ha pagato tasse, contributi previdenziali e pensionistici
per 45 anni ed ora la sua pensione è stata ridotta a meno di 400 euro. E
come il resto d’Europa, deve far fronte all’aumento dei prezzi di cibo
ed energia.
Un buon amico di mio nonno, Panagiotis K., ha combattuto in guerra 70
anni fa, a fianco delle democrazie occidentali. Una volta tornato, ha
lavorato per 50 anni in un cantiere navale, pagato le tasse,ha
accumulato i suoi diritti alla pensione. All’età di 87 anni è dovuto
tornare nella sua città natale per lavorare al suo “pervoli” – un
piccolo giardino coltivabile – piantando verdure e allevando quattro
polli. In modo che lui e sua moglie di 83 anni possano, forse, avere
qualcosa da mangiare…
Un medico spiegava ieri ad Al-Jazeera che gli infermieri sono così
disperati che chiedono mance (tangenti?) ai pazienti in cambio delle
loro cure, in ospedali che sono ancora gratuiti. Coloro che non possono
permettersi di pagare se ne vanno con la loro malattia, o muoiono. Il
giuramento di Ippocrate è rotto dalla disperazione, nello stesso luogo
in cui è stato concepito.
Lotta universale
La lotta dei Greci non è una lotta contro i tagli: non c’è nulla da
tagliare, il coltello del Fondo Monetario Internazionale ha già
dissanguato il Paese, fino alle ossa paralizzate dall’artrite. I greci
si rendono conto che un secondo piano di salvataggio non è altro che un
calcio a una lattina vuota dentro una grondaia. Capiscono anche che il
bilancio primario della Grecia è in realtà in rosso di 5 miliardi di
euro. I rimanenti 48 miliardi di euro corrispondono al servizio del
debito, compresi tra gli altri gli interessi del primo piano di
salvataggio (che corrisponde a un terzo del piano). L’Unione europea, la
BCE, il FMI ora vogliono aggiungere nuovo debito in cima alla pila
esistente, solo per soddisfare i pagamenti di interessi dell’anno
seguente.
I Greci hanno capito il gioco. E dicono: «Adesso basta, tenetevi i vostri soldi».
Il mio paese ha sempre attratto occupanti aggressivi. La sua
posizione geografica strategica combinata con bellezze naturali e
storiche suscita invidia. Ma noi siamo testardi. Siamo usciti da 400
anni di occupazione ottomana, 25 generazioni sotto le quali la nostra
identità era proibita, pena la morte. Ma la nostra lingua, le nostre
tradizioni, la nostra religione e la musica sono rimaste intatte.
Mia sorella è andata a protestare a Piazza Syntagma, mi dice che ciò
che sta accadendo è bello, pieno di speranza, e gloriosamente
democratico. Una folla assolutamente non di parte di centinaia di
migliaia di persone occupato la piazza di fronte al Parlamento. Essi
condividono quel poco di cibo e bevande che hanno. Un microfono è
disponibile, e chiunque può parlare per qualche minuto – e offrono anche
un voto per alzata di mano. Cittadinanza, insomma.
Ed ecco cosa dicono:
Non soffriremo più a lungo perché i ricchi possano continuare ad arricchirsi. Non autorizziamo nessun politico – hanno fallito in modo così spettacolare – a prendere in prestito più denaro per nostro conto. Non ci fidiamo di loro né di coloro che ci prestano i soldi. Vogliamo nuovi rappresentanti responsabile al timone, non coloro che sono contaminato dai fallimenti del passato. Quelli sono a corto di idee.
Ovunque vi troviate nel mondo, le loro parole funzionano.
Il denaro è una merce inventata per aiutare le persone, facilitando
le transazioni tra loro. Non è una ricchezza in se stessa. Ricchezza
sono le risorse naturali, l’acqua, il cibo, la terra, l’educazione, il
talento, lo spirito, l’ingegneria, l’arte. In questo il popolo greco non
è più povero di quanto fosse due anni fa. Così come il popolo spagnolo,
irlandese o britannico non sono più poveri.
Eppure noi tutti soffriamo a diversi livelli, solo perché alcune
somme (che rappresentano denaro che non è mai realmente esistito) siano
trasferite da una colonna all’altra di un bilancio.
Questo è il motivo per cui la posta in gioco in Grecia riguarda anche
voi: perché si tratta di una lotta per il nostro diritto
all’autodeterminazione, a cercare nuovi processi politici, il nostro
diritto alla sovranità contro gli interessi della aziende private che ci
trattano come bestie per il proprio beneficio. Si tratta di una lotta
contro un sistema che assicura che coloro che fanno il male non sono mai
puniti, mentre i più poveri, le persone più oneste che lavorano di più
sono quelli che portano il peso.
I Greci dicono a tutto questo. E voi, che cosa dite?
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