Emanuele Macaluso, in quest'intervista con Peppino Caldarola, lontana
dalla rievocazione memorialistica, svolge un esame critico della storia
della sinistra in questi vent'anni che ci separano dalla grande crisi
della Prima Repubblica. E se c'è una preoccupazione che veramente lo
assilla è la tabula rasa fatta dal '92 in poi nei confronti della
tradizione culturale delle grandi forze politiche che hanno costruito la
democrazia in Italia. Perché questo, pare a Macaluso, è il motivo
principale dell'inadeguatezza attuale delle classi dirigenti.
Ripercorrendo questo cammino, l'autore affonda il bisturi proprio sulle
pseudocertezze che hanno animato l'attività e l'iniziativa politica
degli eredi, loro malgrado, del PCI.
Questa classe dirigente post-muro
di Berlino, trovatasi all'appuntamento con la storia cioè dimostrare di
saper governare il paese, per la prima volta dal dopoguerra -, non ha
saputo esserne all'altezza. Coetaneo e amico di Napolitano, entrambi
appartenenti alla corrente "migliorista" del PCI - sempre sotto accusa
di intelligenza col nemico per l'atteggiamento riformista e non
velleitariamente rivoluzionario -, Macaluso, oltre a tracciare una
ricostruzione puntigliosa e non conformista di questi anni, fornisce un
esempio di analisi lucida e dettagliata degli errori del centrosinistra e
dei suoi presunti alleati.
Un libro assolutamente da leggere per cercare di interpretare il futuro delle forze politiche italiane e di ribadire la necessità di ricostituire in Italia, un partito autenticamente socialista che si iscriva nella più nobile tradizione del socialismo europeo.
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