domenica 8 luglio 2012

Il generale Videla condannato a 50 anni di carcere. Per non dimenticare.



Jorge Rafael Videla (21 agosto 1925) è un generale argentino, dittatore e presidente del suo paese tra il 1976 e 1981. Arrivò al potere con un colpo di stato ai danni di Isabelita Peron. Il suo governo fu contrassegnato dalle violazioni dei diritti umani, e da contrasti frontalieri con il Cile che per poco non sfociarono in un conflitto.
Il colpo di Stato
Il Tenente Generale Videla fu nominato Comandante in capo dell'esercito dalla presidente Isabelita Peron.
Videla capeggiò il colpo di stato del 24 marzo 1976 con cui Isabelita fu sostituita da una giunta militare, formata da Leopoldo Galtieri in rappresentanza dell'esercito, dall'ammiraglio Emilio Eduardo Massera per la marina e dal generale Orlando Ramón Agosti per l'aviazione, dando inizio a quello che essi chiamarono processo di riorganizzazione nazionale. il 29 marzo assunse la carica di Presidente. Collaboratori erano anche Acosta e Alfredo Astiz. Il generale Jorge Rafael Videla, si nominò presidente a vita e prese il comando della Giunta militare. Attuò una repressione senza precedenti nei confronti della sinistra: decine di migliaia di persone furono arrestate, torturate e uccise.
Ci furono anche migliaia di desaparecidos, ovvero "scomparsi". In maggioranza, erano studenti che venivano catturati e torturati dai soldati e di cui non si sapeva più nulla. Oggi è quasi certo che sono stati quasi tutti uccisi. 

I diritti umani

La guerra sporca è un programma di repressione violenta di ribelli e dissidenti condotto da forze governative; caratterizzato dall'uso di sparizioni, torture, assassini e altre operazioni segrete e dalla massiccia violazione dei diritti umani e civili. Questo tipo di guerre si svolse in diversi paesi dell'America Latina nel corso degli anni '60, '70 e '80.
Il termine viene usato in particolare con riferimento alla repressione attuata dai dittatori argentini Jorge Rafael Videla, Roberto Eduardo Viola, Leopoldo Galtieri e, in misura minore, Reynaldo Bignone. Durante questo periodo che va dal 1976 al 1983 tra le 10.000 e le 30.000 persone vennero uccise o "scomparvero" (desaparecidos) e moltre altre migliaia vennero imprigionate e torturate.

Le torture

Sotto la dittatura argentina l'uso di torture disumane era assai frequente. Secondo i torturati e gli stessi carnefici i soldati incaricati della repressione, appliccavano i seguenti supplizi:
  • Scariche elettriche ad alto voltaggio, specialmente nelle parti delicate del corpo.
  • Bruciamento delle ferite tramite sigarette oppure piccoli lanciafiamme (con fiamme lunghe circa 30 centimetri).
  • Rottura di alcune ossa del corpo, in genere piedi o mani.
  • Ferimento dei piedi con spille o oggetti appuntiti.
  • Pestamento a sangue delle vittime. A volte, per non lasciare tracce, venivano pestate con sacchetti di sabbia.
Come è comprensibile, la maggior parte delle persone che subivano questo trattamento, morivano. Veniva appliccata anche la tortura psicologica, ovvero il far stare le vittime bendate per parecchi mesi senza far sapere nulla della loro sorte. Infine c'è da dire che 3.000 persone vennero narcotizzate e buttate vive nell'oceano Atlantico.

La segretezza

Esistevano molte organizzazioni per la difesa dei diritti umani che controllavano che non ci fossero abusi di persona. Quasi tutti sapevano della repressione nel Cile di Pinochet perché questa era stata trasparente. Tale regime subiva un'amplissima critica. La Giunta Militare Argentina invece voleva apparire all'estero come non repressiva per mantenere più stabile il suo potere, per questo le torture e le uccisioni vennero nascoste.
Di notte giravano camionette blindate o macchine che strappavano dalle loro case le vittime che portavano in luoghi segreti che solo i militari conoscevano. Al mattino, quando le persone chiedevano della sorte dei scomparsi, i poliziotti fingevano di non sapere, in questo modo la Giunta potè uccidere pure gli stranieri, come la diciassettenne svedese Daghmar Hagelin, torturata a morte dal tenente Alfredo Astiz.
Le madri e le nonne delle vittime, convinte ormai che fosse il governo a causare la loro scomparsa, si dettero appuntamento ogni giovedì a Plaza de Mayo, chiedendo conto della sorte dei loro figli o nipoti. Queste manifestazioni vennero considerate pericolose per la Giunta, e quindi, nella maggior parte dei casi, represse. Accadde anche che quelle che incitavano le manifestazioni vennero uccise per intimorire le altre, si stima che il numero delle donne di Plaza de Mayo uccise sia di 720.

I contrasti con il Cile

Uno degli ultimi motivi di contrasto non risolti tra Argentina e Cile era costituito dal possesso di tre isole nel Canale di Beagle (Picton, Lennox e Nueva). Nel 1977, l'Argentina rifiutò il lodo arbitrale ad essa sfavorevole del Regno Unito e, sul finire del 1978, i due paesi sudamericani furono molto vicini ad un conflitto armato che fu evitato solo grazie all'intervento di Papa Giovanni Paolo II, che iniziò un nuovo processo di mediazione, nominando come suo rappresentante personale il cardinale Antonio Samoré. i contrasti però non cessarono fino al 1984 quando fu firmato il Trattato di pace e amicizia.

La politica economica

José Alfredo Martínez de Hoz guidò l'economia durante tutta la presidenza di Videla. Sebbene poi cercherà di dissociarsi dagli aspetti repressivi del regime, questi furono necessari per evitare ogni possibile resistenza alle sue misure economiche, basate sull'apertura al mercato e sullo smantellamento della previgente legislazione in materia di lavoro.
Uno dei risultati di tali politiche fu che il valore nominale del debito estero aumentò di quattro volte.

La battaglia dell'immagine

Il processo di riorganizzazione nazionale incontrò gli ostacoli maggiori nel cercare di costruire una sua immagine all'estero. Vari gruppi di oppositori esiliati e alcuni governi denunciarono ripetutamente la situazione dei diritti umani in Argentina. Il governo sudamericano rispose con slogan e attribuendo le critiche ad una "campagna antiargentina".
Già il 19 maggio 1976 Videla fu protagonista di un pranzo molto discusso con un gruppo di intellettuali argentini, Ernesto Sábato, Jorge Luis Borges, Horacio Esteban Ratti (presidente dell'Associazione argentina degli scrittori) e padre Leonardo Castellani, in cui alcuni dei presenti manifestarono la loro preoccupazione riguardo agli scrittori detenuti o scomparsi.
Il campionato mondiale di calcio del 1978 fu lo scenario ideale con cui la dittatura tentò di guadagnare l'appoggio popolare. Il trionfo della nazionale argentina permise a Videla, nel momento della consegna della coppa di ricevere l'applauso della folla radunata allo stadio di River Plate.
Tra il 6 e il 20 settembre 1979, la Commissione Interamericana dei Diritti Umani visitò il paese e ricevette denunce dai parenti degli scomparsi e dalle vittime di altri abusi ed ebbe colloqui con membri del governo e dell'opposizione.
Nel 1980, il dirigente dell'organizzazione SERPAJ (Servicio Paz y Justicia) Adolfo Pérez Esquivel ricevette il Premio Nobel per la pace, denunciando con forza ancora maggiore le violazioni dei diritti umani in Argentina.

La fine della dittatura

Il 29 marzo 1981 Jorge Rafael Videla venne deposto dai soldati e sostituito con Roberto Eduardo Viola (1924 - 1994), il quale provocò l'ultima strage di Alfredo Astiz, che questa volta fece uccidere 5,000 prigionieri in un campo di concentramento.
Roberto Eduardo Viola fu deposto il 22 dicembre 1981 da Leopoldo Galtieri (1926 - 2003), il quale represse 5 manifestazioni, di cui 3 fatte dalle madri dei desaparecidos. La popolarità della Junta militare e di Leopoldo Galtieri diminuiva e l'inflazione aumentava: quindi questi, il 26 marzo 1982 organizzò l'invasione della Falkland, dette in argentino, Malvinas, possedimento inglese.
Anche questa volta i militari dettero prova di ferocia mandando i soldati nelle discoteche e costringendo i ragazzi lì dentro ad andare in guerra; quelli che si opponevano vennero giustiziati oppure uccisi a forza di botte.
La guerra delle Falklands nel giugno 1982 si risolse in una sconfitta, provocando 632 morti tra gli argentini e 255 tra gli inglesi, quindi il 18 giugno dello stesso anno Galtieri dette le dimissioni e fu sostituito da Reinaldo Bygnone (1928 -) il quale il 10 dicembre 1983 fu costretto a permettere libere elezioni, dalle quali uscì eletto il radicale Raul Alfonsin (1927).

Processo ai colpevoli

  • Jorge Rafael Videla fu processato nel 1985 per aver fatto torturare e uccidere 30,000 oppositori e nello stesso anno fu condannato all'ergastolo (anche se in una sontuosa villa), ma nel 1990 fu liberato sotto la pressione dei militari da Carlos Saul Menem (1935 -); è ancora in vita.
  • Roberto Eduardo Viola: nel 1984 fu processato per violazione dei diritti umani e nel 1985 fu condannato all'ergastolo. L'"ergastolo" però era in una ricca villa provvista di tutte comodità e oltretutto nel 1990 fu liberato sotto pressione dei militari. Nel 1994 morì all'età di 70 anni.
  • Leopoldo Galtieri: nel 1985 fu processato per violazione dei diritti umani e nel 1986 fu condannato all'ergastolo, sempre in una sontuosa villa. Nel 1991 fu liberato sotto pressione dei militari. Nel 2000 fu di nuovo processato per rapimento di bambini, ma morì il 16 gennaio 2003, all'età di 76 anni e 6 mesi.
  • Reynaldo Bignone: per aver permesso libere elezioni non fu mai processato ed è ancora in vita.

Frasi di militari argentini

  • "Prima elimineremo i sovversivi, poi i loro collaboratori, poi i loro simpatizzanti, successivamente quelli che resteranno indifferenti e infine gli indecisi". Frase di un generale argentino, ripetuta da Jorge Rafael Videla.
  • "Dobbiamo eliminare i sovversivi, per salvare l'Argentina". Frase di Jorge Rafael Videla".

    Dal sito dittatori e dittature

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