domenica 8 settembre 2013

Il Papa, i Generali, l'Argentina e l'appello per la pace.


Sono molti coloro che hanno espresso perplessità sul comportamento di papa Bergoglio durante la tragica dittatura dei generali argentini.
Ci si è interrogati sulla eventuale coerenza tra l'appello per la pace (che ha portato più di 100.000 persone in Piazza San Pietro) e la mancata denuncia, quando non connivenza, con la dittatura.
A tal proposito si fa riferimento ad alcuni libri-inchiesta editati dopo la dittatura.
Va sottolineato che la gerarchia ecclesiastica, a partire dal Nunzio apostolico, Pio Laghi, figura molto controversa, di cui si discute ancora, si schierò apertamente con i generali, ritenendo che essi avevano ricevuto il mandato di "bonificare" la società argentina da quelli che erano considerati comunisti e sovversivi. 
Io non ho elementi per esprimere giudizi sul ruolo esercitato all'epoca dall'attuale papa.
Valuto, però,  quello che accade oggi, e cioè che Papa Francesco dall'alto del suo magistero ha rappresentato e rappresenta una delle poche voci che ci invita a riflettere su quanto si sta preparando al nostro orizzonte: distruzioni, morti innocenti immolati sull'altare della democrazia e della difesa dei diritti umani.
Democrazia e difesa dei diritti umani dei quali si fanno garanti quelle "democrazie" che mai alzarono la voce per condannare il genocidio argentino.
Penso, che, oggi, sia più importante riflettere su questo. 

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