Oggi, 16 aprile, ricorre la Giornata Mondiale contro la Schiavitù
infantile, che coinvolge nel mondo circa 400 milioni di bambini. Oggi,
secondo i dati diffusi dalle organizzazioni umanitarie, i bambini
rappresentano più del 10% del potenziale di manodopera, stimato in oltre
tre miliardi di persone. I piccoli schiavi apportano circa 13.000
milioni di euro annuali al Pil mondiale. Le organizzazioni denunciano,
in particolare, "potenti imprese multinazionali note in tutto il mondo,
con produzioni che vanno dalle automobili e l'abbigliamento fino alle
bevande e alle scarpe da ginnastica" ritenute colpevoli di "sfruttare
bambini e bambine nei Paesi poveri con sottocontratti per diminuire il
prezzo di una merce che si vende in altri luoghi e di cui quei bambini
non potranno mai usufruire". In concreto, si propone l'abolizione totale
della schiavitù infantile e la lotta "contro la disoccupazione e la
precarietà lavorativa imposta agli adulti, contro i salari da fame, i
contratti temporanei e per l'accesso ai servizi sociali fondamentali".
La scelta del 16 aprile come Giornata mondiale contro la Schiavitù
infantile non è casuale, perché è la data in cui morì, nel 1995, Iqbal
Masih, il bambino di 12 anni ucciso dalle mafie tessili del Pakistan
perché ne aveva denunciato gli sfruttamenti.
Nessuna ambizione giornalistica, solo il desiderio di esprimere le mie riflessioni su alcuni fatti che accadono. Tutto è opinabile però. Sempre
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