martedì 30 agosto 2022

Quando c'erano i partiti e anche la democrazia

Finalmente la campagna elettorale è entrata nel vivo. Abbiamo i nomi e i volti di chi si contenderà un seggio in Parlamento e in Assemblea Regionale Siciliana.

E proprio qui inizia il bello.

Scoprire candidati passati, nel volgere di qualche giorno, dall'essere candidati in un partito trasformarsi in grandi sostenitori di un altro, per non parlare della campagna ascquisti fatta da Calenda & soci e da Fratelli d'Italia pronti, come l'Arca di Noè, ad imbarcare tutto e il contrario di tutto, anche cugini, cognati ed affini, per non parlaredi parlamentari uscenti che per fare un terzo mandato hanno cambiato partito o di quelli che dichiarano di avere scelto la Meloni ma tengono a precisare di non essere mai stati di destra ma solo dei cattolici moderati. Come se avesse un senso definirsi tali.

Sarà che sono profondamente legato (vuoi anche per ragioni anagrafiche) al secolo scorso, quello delle ideologie per intenderci, ma resto convinto che aderire ad un partito rappresenta una scelta di vita.

E ho grande nostalgia di quando la campagna elettorale era battere il territorio strada per strada. Di quando la sera si usciva per fare attacchinaggio, di quando chi cambiava partito si toglieva il saluto era considerato un traditore della causa, a cui bisognava togliere perfino il saluto, di quando si era pronti a fare botte per un manifesto coperto o attaccato in un posto sbagliato, quando si restava chiusi in una stanza per trovare l'aggettivo più appropriato da aggingere a un documento.

Sono cresciuto in questo clima, sono cresciuto in una sezione di partito (oratorio laico) e constato che tanti non sanno cosa sia, abituati come sono a frequentare solo segreterie dei singoli parlamentari.

Ho partecipato a tanti congressi del mio partito, durante i quali si scontravano opzioni politiche diverse e dall'esito dello stesso dipendeva la scelta del gruppo dirigente che avrebbe guidato il partito fino al congresso successivo.

Piange il cuore a vedere cosa sia diventata la politica. A vedere come si scelgono i gruppi dirigenti, a leggere il dibatttito politico attraverso i 280 caratteri di twitter.

L'art.49 della Costituzione ci ricorda "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale" e a guardare cosa siano diventati la gran parte dei partiti italiani non c'è da stare allegri per il futuro del nostro Paese.

Non è, quindi, un caso che al precipitare delle situazioni si ricorra sempre ai tecnici, a cui far fare il lavoro sporco, nella speranza che non si mettano in testa di farsi un partito.

Dini, Monti, Passera docet.

La democrazia di un paese si esercita attraverso i partiti e se i partiti non esistono più, il rischio che si corre è che sparisca la democrazia.

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