giovedì 31 agosto 2017

Crocetta, la politica, i sentimenti, la compassione

Spesso i sentimenti che suscitano i politici sono tra loro contrastanti: si va dall'invidia alla rabbia. Dal considerarli disonesti per definizione, al ritenerli solo e semplicemente "cosa inutile".
Mai avrei immaginato di trovarmi nella condizione di dover provare per un uomo politico un senso di compassione.
Parlo di quel sentimento che si nutre per i derelitti della terra, per gli ultimi, per coloro che hanno ormai poco da vivere.
È questo lo stato d'animo che provo per Crocetta e per tutta quella corte dei miracoli che in questi 5 anni hanno vissuto accanto a lui e soprattutto sono "pasciuti" grazie a lui.
Oggi più che mai mi appare quanto mai veritiero quel detto che vuole il tempo essere galantuomo.
Cinque anni fa, il gelese fu beneficiato da quel politico di gran fiuto che porta il nome di Miccichè, oggi se avesse un tantino di naso capirebbe che la sua storia politica è giunta al capolinea.
Dovrebbe comprendere che il suo galleggiare nel mare della politica siciliana non è stato dovuta alla sua capacità amministrativa ma molto più prosaicamente all'attaccamento alla poltrona da parte degli altri.
A partire dal PD che ha riempito le segreterie particolari degli assessori con propri uomini, garantendo loro (a spese nostre) stipendi e prebende. 
La festa è finita. Il 5 novembre si vota (a scadenza naturale) e ciascuno va per la sua strada, ignorando le grida di dolore di Crocetta.
Il quale, pateticamente, rivendica per il  suo Megafono e per le sue scarpe da tennis la natura autenticamente rivoluzionaria.
Peccato che nessuno di noi se ne sia accorto.
Mi fa pena per il fatto che ancora non si sia reso conto di quanto sia sgradita la sua presidenza.
Spesso i politici perdono il contatto con la realtà, vivono in un mondo surreale creato ad arte dagli amici più intimi dissimulando la triste e dura realtà.
Come si usa, del resto, fare con quei parenti ammalati, cui si nasconde la gravità della patologia della quale soffrono. 
Sarà triste per lui (anche per questo suscita compassione) scoprire  che la maggioranza dei siciliani il 6 novembre prima ancora del nuovo presidente, festeggeranno il fatto che a presiedere il governo regionale non ci sia più lui.

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