domenica 10 febbraio 2013

Formazione universitaria: lo spread che mi fa più paura.

Nei giorni scorsi il Consiglio Nazionale universitario ha pubblicato un rapporto nel quale descrive un mondo accademico in crisi: crollo delle iscrizioni, tagli ai bilanci degli atenei, riduzione del personale e dell'offerta formativa.
Una situazione al limite del collasso. 
Tra il 2003 e il 2012 le iscrizioni nelle università italiane sono diminuite del 17%, perdendo 58 mila studenti.
La causa principale del tracollo è rappresentata dalla crisi finanziaria, perchè sono sempre più le famiglie che non sono più in grado di mantenere per anni un figlio che studia, il numero tende ad aumentare.
A ciò va aggiunto la drastica riduzione delle borse di studio per gli studenti meritevoli e l'aumento dei costi di mantenimento degli studenti fuori sede.
Da sempre abbiamo considerato l'istruzione la precondizione per la mobilità sociale, per consentire alle classi meno abbienti di accedere ad una vita migliore ma i dati del Cun ci indicano che ormai gran parte della popolazione non può più accedere alla formazione universitaria e che la stessa tende, per ovvie ragioni di bilancio, a peggiorare la propria qualità.
Tutti i paesi hanno cercato di non tagliare le risorse all'istruzione e alla ricerca, ritenendo che gli investimenti in questi settori fossero strategici per uscire dalla crisi.
In Italia, con la Gelmini prima e con il governo tecnico dopo, si è fatto tutto il contrario.
La formazione è stata vista come un costo che andava ridotto, così è stato.
Pagheremo carissimo questa scelta miope che ci fa ritornare indietro di decenni.
Forse è questo lo spread che dovrebbe preoccuparci di più.

Nessun commento:

Posta un commento

La narrazione e i fatti. Il governo Meloni fa scuola

NARRAZIONE: “si introduce un esonero dal versamento del 100 per cento dei contributi previdenziali ed assicurativi a carico del datore di la...