Presentata finalmente
la Relazione finale sull’attività svolta dalla Commissione parlamentare
di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro, le cosiddette
“morti bianche”. La Relazione è stata approvata dalla Commissione nel
corso della seduta del 15 gennaio 2013.Sono tra
gli obiettivi dell'inchiesta:
1) l’accertamento della dimensione del
fenomeno degli infortuni sul lavoro, con particolare riguardo al numero
delle cosiddette 'morti bianche', alle malattie, alle invalidità e
all’assistenza alle famiglie delle vittime;
2) le cause degli infortuni
sul lavoro con particolare riguardo alla loro entità nell’ambito del
lavoro nero o sommerso e al doppio lavoro;
3) il livello di applicazione
delle leggi antinfortunistiche e l’efficacia della legislazione vigente
per la prevenzione degli infortuni, anche con riferimento alla
incidenza sui medesimi del lavoro flessibile o precario.La
diminuzione degli infortuni del 2011 si accompagna ad un lieve aumento
dello 0,5 per cento della massa retributiva accertata per
l’assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali e
quindi ad un livello di occupazione da ritenersi stabile.Su
un arco temporale piu` ampio, si conferma il trend decrescente degli
infortuni nel loro complesso, che tra il 2002 ed il 2011 si sono ridotti
di circa il 38,0 per cento, passando da 1.614 a 1.002.Per
quanto riguarda gli infortuni mortali, nel 2011 rispetto all’anno
precedente si rileva una diminuzione sensibile nei servizi (-9,4 per
cento) e nell’industria (-3,7 per cento), mentre l’agricoltura registra
purtroppo un aumento del 2,7 per cento. Tra i settori più importanti,
una riduzione molto elevata si è verificata nei trasporti (-30,7 per
cento), nei servizi alle imprese e attivita` immobiliari (-26,2 per
cento) e nelle costruzioni (-10,6 per cento). Invece aumenti rilevanti
dei decessi per infortuni si sono avuti nella meccanica (+27,3 per
cento) e nella metallurgia (+19,0 per cento).Per
quanto riguarda la distribuzione territoriale del fenomeno
infortunistico, la riduzione registrata a livello nazionale (-6,6 per
cento tra il 2010 e il 2011) ha interessato tutte le aree del Paese, in
maniera crescente dal Nord al Sud (dal -6,1 per cento del Nord-Ovest al
-8,1 per cento del Mezzogiorno, passando per il -6,2 per cento del
Nord-Est e il -6,4 per cento del Centro), quest’ultimo in presenza di un
calo occupazionale dello 0,1 per cento. Considerando le varie Regioni,
praticamente quasi tutte vedono contrarsi il numero degli infortuni con
risultati piu` significativi in Molise (-12,5 per cento), Campania
(-11,1 per cento), Umbria (-10,4 per cento) e Basilicata (-10,2 per
cento). Nel Nord continua a concentrarsi oltre il 60 per cento degli
infortuni, essendo d’altra parte il territorio che assorbe la maggior
parte dell’occupazione (52 per cento del totale nel 2011). Le Regioni
con maggior numero di denunce di infortunio si confermano Lombardia
(127.007 casi), Emilia-Romagna (99.713) e Veneto (81.217): tre regioni
che concentrano da sole il 42 per cento dell’intero fenomeno. Per quanto
riguarda i casi mortali, la diminuzione del 5,4 per cento registrata a
livello nazionale fra il 2010 e il 2011 si presenta in maniera molto
piu` accentuata nel Mezzogiorno (-14,9 per cento, 48 vittime in meno) e
piu` contenuta nel Nord-Ovest (-2,2 per cento) e nel Centro (-0,5 per
cento), mentre il Nord-Est e` praticamente stazionario (+0,4 per cento, 1
vittima in piu`).A
livello territoriale, il 42,3 per cento degli infortuni a lavoratori
stranieri avviene nel Nord-Est e ben il 75 per cento al Nord. Nel
Mezzogiorno si registrano il 7,1 per cento delle denunce in complesso e
il 14,5 per cento degli eventi mortali. Per quanto riguarda le regioni,
gli infortuni si concentrano ovviamente in quelle a maggior maggior
densita` occupazionale: si tratta di Lombardia (24.981 denunce nel 2011,
pari al 21,6 per cento del complesso), Emilia-Romagna (22.404) e Veneto
(17.157) che insieme totalizzano il 55,8 per cento delle denunce e il
44,9 per cento dei decessi. Per i casi mortali, pero`, nel 2011 emerge
il Lazio con ben 19 morti.Uno
degli argomenti di maggiore rilievo affrontati nell’inchiesta della
Commissione è quello della sicurezza sul lavoro nel settore degli
appalti e subappalti. Anche se le disposizioni vigenti proibiscono
espressamente di effettuare ribassi sui costi per la sicurezza nelle
gare d’appalto, proprio al fine di garantire le massime tutele per i
lavoratori, nella pratica questo divieto viene spesso aggirato,
soprattutto attraverso la catena dei subappalti, che quanto più si
allunga tanto più rende difficili i controlli. La situazione si
riscontra soprattutto negli appalti del settore privato, per il quale la
legge non impone procedure di gara o meccanismi di selezione degli
appaltatori, essendo tutto basato sulla libera contrattazione delle
parti: la conseguenza è che normalmente i committenti scelgono le
imprese appaltatrici che offrono i prezzi più competitivi, magari a
scapito della qualità o di altri aspetti come le tutele della sicurezza
sul lavoro.
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