Stamane al supermercato ho assistito a una scena che desidero socializzare nella speranza e con l'augurio che in futuro ciò che ho visto non abbia a ripetersi.
Come sempre all'ingresso sostano dei giovani immigrati africani che in cambio degli spiccioli inseriti nel carrello aiutano a sistemare quanto acquistato in macchina.
Nulla di invadente e richiesta fatta sempre con il sorriso e il massimo rispetto.
Una signora, invece, evidentemente molto contrariata dal figlioletto che non voleva sentirne di scendere dalle giostrine poste all'interno del supermercato, ha trovato il modo per convincerlo.
Ha fatto avvicinare il giovane immigrato e indicandolo al bambino lo ha minacciato dicendo che se non fosse sceso immediatamente il "negro" se lo sarebbe portato via.
Avreste dovuto vedere i lacrimoni di quella povera creatura e il salto compiuto per gettarsi tra le braccia della madre, che, tutta sorridente, poteva, finalmente, uscire dal supermercato.
Mi chiedo se e quando crescendo, il bambino dimenticherà ciò che sua madre (la persona, forse, di cui si fidava di più) una domenica mattina gli disse in un supermercato e cioè che un "negro" lo avrebbe portato via se avesse continuato a non ubbidire.
La strada per superare e non instillare nei nostri figli la paura del diverso è ancora lunga e tutta in salita.
Ed è tutta dentro di noi.
Come sempre all'ingresso sostano dei giovani immigrati africani che in cambio degli spiccioli inseriti nel carrello aiutano a sistemare quanto acquistato in macchina.
Nulla di invadente e richiesta fatta sempre con il sorriso e il massimo rispetto.
Una signora, invece, evidentemente molto contrariata dal figlioletto che non voleva sentirne di scendere dalle giostrine poste all'interno del supermercato, ha trovato il modo per convincerlo.
Ha fatto avvicinare il giovane immigrato e indicandolo al bambino lo ha minacciato dicendo che se non fosse sceso immediatamente il "negro" se lo sarebbe portato via.
Avreste dovuto vedere i lacrimoni di quella povera creatura e il salto compiuto per gettarsi tra le braccia della madre, che, tutta sorridente, poteva, finalmente, uscire dal supermercato.
Mi chiedo se e quando crescendo, il bambino dimenticherà ciò che sua madre (la persona, forse, di cui si fidava di più) una domenica mattina gli disse in un supermercato e cioè che un "negro" lo avrebbe portato via se avesse continuato a non ubbidire.
La strada per superare e non instillare nei nostri figli la paura del diverso è ancora lunga e tutta in salita.
Ed è tutta dentro di noi.
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