venerdì 1 settembre 2017

Claudio Fava e i cattivi che non lo vollero cinque anni fa

Ho letto l'intervista rilasciata ieri da Claudio Fava al Fatto Quotidiano
Ho ritrovato nelle sue parole la sua proverbiale "spacchiusaggene" che ne hanno fatto un personaggio "amatissimo" a sinistra.
Dalla sua ha soltanto la notorietà dovuta più alle sue indubbie capacità di scrittore che di quanto fatto da uomo impegnato in politica.
Nessuno ricorda un suo intervento propositivo, un impegno portato a compimento, un gesto a favore dei più deboli.
Eppure ha avuto (resta un mistero come sia riuscito ad averne) tante opportunità per farne di cose.
Ora a distanza di 5 anni ci riprova.
Concorrerà per la presidenza della regione.
Il deputato eletto in Lombardia dichiara la sua disponibilità a contribuire a una nuova rivoluzione siciliana (come se quella di Crocetta non ci bastasse e avanzasse).
Una cosa, più di altre mi ha colpito.
Fava rispondendo a una domanda del giornalista afferma che "cinque anni fa mi fu impedito di candidarmi".
Una cosa del genere detta dal vice presidente della commissione antimafia fa rabbrividire.
Come può dire una cosa del genere? Come può affermare che il mancato rispetto degli obblighi e dei requisiti imposti dalla legge elettorale siciliana abbia rappresentato una scelta discrezionale per impedirgli di candidarsi?
Dovrebbe essere felice di quella impossibilità imposta dalla legge (legge, si ricordi signor Fava, legge! Alla quale tutti sono obbligati a sottostare. Anche lei!) 
Le evitò, allora, una mala figura intergalattica. 
Si consoli, però, il tempo è galantuomo.
Il 5 di novembre, residenza permettendo, avrà modo di farla la sua mala figura.
E credo che dopo la sua intervista, la meriti tutta.
 

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