venerdì 17 settembre 2010

Il contratto, Federmeccanica e la Fiom

Ho scritto queste brevi riflessioni quando non ero ancora conoscenza delle determinazioni del comitato centrale della FIOM. Abbiamo letto tutti le dichiarazioni dei dirigenti della FIM e del UILM sulla disdetta da parte di Federmeccanica del ccnl. Tutti a sostenere che non cambia nulla e che, al contrar io, bisogna interpretare la scelta padronale come uno stimolo a modernizzare le relazioni industriali nel nostro paese e al contempo un modo per rispondere alle minacce della FIOM. Ma le cose stanno veramente così? Non sarebbe opportuno dire la verità? Dire, cioè, qual è la reale intenzione e qual è il reale obiettivo delle aziende? Per fare questo occorre comprendere meglio cosa comporta la disdetta del contratto.
Non sono un giurista ma un sindacalista che ha un minimo di conoscenza del diritto del lavoro e di contrattazione e mi permetto di fare alcune puntualizzazione. In generale nel nostro paese i rapporti di lavoro sono regolati da due strumenti, uno il codice civile (leggi) l'altro il ccnl. Ora, le leggi prevedono dei diritti e dei doveri inderogabili al di sotto dei quali non si può andare. Il ccnl regolamentando in maniera precisa i rapporti di lavoro individua i settori, i livelli, i trattamenti economici e normativi dei lavoratori. È del tutto evidente che i ccnl essendo frutto di una pattuizione tra le parti tengono conto dei rapporti di forza esistenti tra i soggetti che sottoscrivono il contratto. Si spiegano così le differenze esistenti tra i contratti. La mossa di Federmeccanica va letta sotto quest'ottica: l'accordo di Pomigliano fa da spartiacque. Per applicare le deroghe occorre che il ccnl le preveda. In caso contrario un giudice del lavoro non potrà non rilevarne la inapplicabilità. Su questo la FIOM ha fatto sapere che intraprenderà le legittime azioni giudiziarie. Era necessario, quindi, eliminare l'ostacolo principale, il contratto nazionale.
Ecco fatto. Federmeccanica decide la disdetta. Ora si è pronti a discutere (è facilmente intuibile con chi) per un ccnl leggero nel quale senza derogare al codice civile (purtroppo per loro ancora impossibile) si può decidere tutto. Alcuni esempi: l'orario di lavoro e le ferie? regolamentate dal D.lgs.66, la malattia? Posso non pagarti i 3 giorni di carenza e decidere di non integrare quanto corrisposto dall'Inps. Questo per dirne alcune ma l'elenco potrebbe continuare. Mi chiedo è proprio quello che vogliono Cisl, Uil e Ugl? È quello che vogliono veramente le aziende? Soprattutto, è quello che vogliono le persone che lavorano? Fermiamoci, prima che sia tropo tardi. In questi casi si sa da dove si parte ma non si conosce l'approdo. Ciò a maggior ragione nelle regioni più economicamente arretrate, nelle quali il potere contrattuale è molto più debole. Senza la tutela del ccnl siamo tutti più deboli e alla mercè dei datori di lavoro. La produttività non aumenta comprimendo i diritti e i salari ma investendo in innovazione e ricerca. Aggiungo che tali ragionamenti non sono mai stati fatti in Germania o in Svezia per citare due paesi europei a più alta vocazione esportatrice. In ultimo, mi sia permesso sottolineare che la scelta della Fiat e di Federmeccanica non aiuta nemmeno quelle forze riformiste che credono ancora in un cambiamento possibile che sappia fare sintesi degli interessi delle aziende e dei diritti dei lavoratori. In caso contrario l'unica risposta che può venire dal mondo del lavoro è la lotta. Dura.

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