Con
l'ultimo provvedimento di ieri (28 marzo 2020) e in attesa del
decreto preannunciato per aprile, il quadro degli interventi
emergenziali predisposti dal Governo si sta definitivamente
componendo.
Essi
rispondono alla logica di garantire la tenuta sociale del Paese,
consentire che nessuno resti indietro e che tutti possano
mettere insieme il pranzo con la cena.
Cosa
complicatissima in un paese, come l'Italia, dove le diseguaglianze
sociali e territoriali nell'ultimo decennio si sono cosi acuite da
divenire eticamente inaccettabili.
Tantissimi
sono i provvedimenti, tante sono le risorse messe a disposizione,
molti anche gli strumenti di intervento, ma la questione decisiva è
che ciascuno di essi venga attivato con estrema celerità.
Innanzitutto va espressa la gratitudine del paese nei confronti di
coloro che continuano, correndo rischi, a lavorare nella sanità ,
nei trasporti e nei settori essenziali alla sopravvivenza delle
persone.
Epperò,
dobbiamo con onestà, riconoscere che non tutti i cittadini sono
colpiti dalla crisi nello stesso modo; una parte non ha subito tagli
del proprio reddito, altri non hanno subito alcuna conseguenza dalla
chiusura delle attività, qualcuno può addirittura aver aumentato i
propri profitti.
Proprio
a quest'ultimi dovemmo rivolgere un accurato appello a non utilizzare
i provvedimenti del Governo, lasciando che a beneficiarne siano solo
coloro che ne hanno necessità.
Non
sospendiamo, se NON ABBIAMO PERSO IL REDDITO,
il pagamento dei mutui, non rinviamo il pagamento degli F24, non
utilizziamo gli strumenti di sostegno al reddito se non realmente
necessario.
Qualcuno
ha detto che siamo in guerra.
Appunto
per questo evitiamo che, come in guerra, ci siano quelli che muoiono
e quelli che, al contrario, si arricchiscono.
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