domenica 13 maggio 2018

Quando a vincere è l'equilibrio del terrore. Trump e la Corea del Nord.


I giornali degli ultimi giorni ci hanno informato che il presidente degli Stati Uniti, il prossimo 12 giugno si incontrerà con il dittatore coreano Kim Jong-Un
I commenti sono stati unanimemente improntati all'ottimismo. 
Tutti a dichiarare che è possibile sottoscrivere un trattato di pace e si possa avviare, finalmente, la denuclearizzazione della penisola coreana. 
Ecco, per me, il nodo sta proprio in questo: denuclearizzare la penisola coreana
È lecito chiedersi se il raggiungimento di questo obiettivo non sia il frutto dell'arsenale nucleare della Corea del Nord?
Provo a spiegarmi meglio, se la Corea del Nord non avesse dimostrato di poter colpire il territorio americano o il Giappone, questo incontro si terrebbe? 
Mi vengono in mente le parabole di Saddam Hussein o di Gheddafi.
Se avessero avuto la bomba atomica, ci saremmo avventurati nelle guerre per esportare la democrazia? 
E con Assad cosa ci saremmo comportati?
Per non parlare dell'India e del Pakistan.
E' la sconfitta, purtroppo, del pacifismo o la vittoria del sempre attuale "Si vis pacem, para bellum". 
Credo che Kim Jong-Un si sia dimostrato un grandissimo stratega con buona pace di coloro che lo dipingevano come un bambino capriccioso e viziato. Così come credo, alla luce di queste considerazioni e alla luce delle esperienze di cui parlavo prima, la denuclearizzazione della penisola coreana è un sogno e tale rimarrà.
E' mia convinzione che fino a quando Kim Jong-Un avrà il suo bottone, seppur piccolo, ha un assicurazione sulla vita. Sia sulla sua che quella del suo paese. 

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