domenica 17 luglio 2016

Qualche bomba in meno e qualche libro in più possono fare la differenza

Un altro attentato. Una sola persona è riuscita a seminare morte e violenza tra quanti stavano festeggiando la festa nazionale francese.
Un attentato low cost. 
E' stato sufficiente noleggiare un tir e il "gioco è fatto".
Purtroppo è anche la dimostrazione che questa forma di terrorismo non potrà essere sconfitta: dovremo abituarci a convivere con essa e per lungo tempo. 
Quello di Nizza è l'ultimo atto di una guerra, gli esperti la definiscono asimmetrica, che si combatte non più nei deserti mediorientali o tra le montagne afgane (lontane dalle telecamere o dei media occidentali) ma nelle nostre città, nei nostri aeroporti, nei luoghi che frequentiamo, nei nostri ritrovi.
Una guerra che non può essere combattuta con le armi tradizionali, ancorché avanzate tecnologicamente, ma va condotta con intelligenza, usando gli strumenti che i nostri sistemi democratici dispongono a partire dalle politiche di inclusione, dal riconoscimento dei diritti,  dalla partecipazione, da una seria politica di cooperazione allo sviluppo internazionale.
È evidente che occorre sapere declinare questi quattro punti. Declinarli significa cambiare il nostro modo di pensare, di operare, di collaborare.
Quando investiamo in politiche di inclusione? È possibile che la cooperazione internazionale rappresenti l'occasione per gli affari delle grandi imprese? È possibile che la cooperazione internazionale sia la formazione degli eserciti di tanti paesi che li utilizzano per reprimere le aspirazioni di libertà delle popolazioni? E' possibile che con l'alibi dell'esportazione della democrazia esportiamo armi e strumenti di morte?
Non si tratta di fare i buonisti ma di fermarci un attimo a riflettere non più sul nostro passato in quei paesi ma al nostro presente e soprattutto al nostro futuro in quelle realtà.
Forse qualche bomba in meno e qualche diritto in più potrebbero consentirci di vincere.

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