Con la scusa della crisi hanno compresso i diritti, allungata la vita lavorativa, ridotte le prestazioni di welfare, fatto vivere nell'incertezza e nella paura.
Sempre lo stesso mantra: si è vissuto al di sopra delle nostre possibilità, non possiamo più permettercelo.
Ci ha accompagnato il terrore dello spread.
Il risultato? abbiamo accettato cose che, in condizioni normali, non avremmo mai creduto possibile.
Ora è la volta del terrorismo.
Grazie alla paura di un attentato, di una guerra in casa nostra, mentre loro continuano a fare affari con l'Isis, finanziandolo e rafforzandolo, ci indicano che l'unica strada per sconfiggerlo è mettere sul piatto della lotta un poco della nostra libertà, una parte della nostra democrazia.
Niente di eccezionale (dicono), si comincia con una piccolissima limitazione nell'uso di internet, poi con piccole e soprattutto condivise limitazioni nel diritto di manifestare (si sa, le manifestazioni sono un luogo troppo ghiotto per i "terroristi") e via di questo passo fino a.............(chi può dirlo?)
A nessuno viene in mente che la crisi e il terrorismo si combattano con le armi dell'equità e della giustizia sociale, dello sviluppo sostenibile, riconoscendo a tutti quello che il Papa nel suo viaggio apostolico in terra d'Africa ha chiamato il diritto delle tre T: Tierra, Techo, Trabajo.
Sarà un sogno ma vale la pena provare a realizzarlo.