lunedì 19 agosto 2013

Spread e deficit: ma non erano collegati?


In questi giorni, a cavallo del ferragosto 2013, due notizie mi hanno particolarmente colpito.
Due notizie correlate tra loro, la prima che lo spread ha raggiunto un livello dal quale si era allontanato da luglio 2011; la seconda, che il debito pubblico italiano ha raggiunto il suo record storico.
Mi è venuto da riflettere sul fatto che negli ultimi due anni con la scusa dello spread ci siamo dovuti sorbire a parte il governo Monti, le sue ricette economiche e sacrifici di una portata inenarrabile. 
Il mettere ordine (il loro ordine) nei conti pubblici era trasformato nella precondizione per un abbassamento dello spread, il cui livello, ci dicevano, era insostenibile. 
Saremmo diventati come la Grecia (chissà cosa avrebbe significato).
Ci hanno terrorizzato.
Siamo stati costretti ad accettare cose che, in condizioni normali, senza il ricatto dello spread, non avremmo mai accettato. 
Voglio ricordare la riforma delle pensioni, la modifica dell'art.18, la modifica della Costituzione sul pareggio di bilancio, il fiscal compact e tanto altro.
Oggi scopriamo che le due cose non sono correlate
Che lo spread è una variabile indipendente rispetto al deficit pubblico.
Di questo, però, nessuno parla.
In virtù di questo legame, invece, si sono affermate le politiche recessive che tutti conosciamo e che ci stanno impoverendo, che producono ogni giorno nuovi disoccupati e forme di povertà a noi, fino adesso, sconosciute
Tutto questo in nome di "parametri"  di cui non fotte niente a nessuno, se si escludono quattro euroburocrati a Bruxelles e i molti banchieri che, grazie alla crisi e alle nostre spalle, si sono arricchiti.


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