Una tenaglia di povertà e
deprivazione che giorno dopo giorno stringe ai fianchi sempre più
bambini e adolescenti, costringendoli a vivere un presente con
pochissimo “ossigeno”: cibo al discount, pochi o nessun libro,
scuola solo la mattina senza neanche un’ora in più per attività
di svago e socializzazione, e poi a casa, in uno spazio piccolo e
soffocante, nient’altro da fare nel tempo libero perché non ci
sono soldi e gli aiuti che arrivano dai servizi sociali se ci sono,
sono pochi, perché il Comune è in default.
È
il contrario di ciò che dovrebbe essere l’infanzia e di come
dovrebbe essere il nostro paese per le sue giovani generazioni
quanto emerge ne “L’Italia SottoSopra”, il 4°
Atlante dell’Infanzia (a rischio) in
Italia di Save the Children, diffuso stamattina alla presenza, tra
gli altri, dell’Autorità Garante per l’Infanzia e
l’Adolescenza Vincenzo
Spadafora,
del Dirigente nel Servizio Studi di Struttura Economica e Finanziaria
della Banca d’Italia Paolo
Sestito,
del Direttore Dipartimento Statistiche Sociali ed Ambientali
ISTAT Linda
Laura Sabbadini
Sono
oltre 1 milione i minori che vivono in povertà assoluta, il 30% in
più nel 2012, pari a 1 minore su 10, documenta
“L’ItaliaSottoSopra”
con l’aiuto anche di 50 mappe; 1 milione e 344 mila vivono in
condizioni di disagio abitativo; 650.000 in comuni indefault o
sull’orlo del fallimento, e per la prima volta è di segno negativo
la percentuale di bambini presi in carico dagli asili pubblici, scesa
dello 0,5%. Il 22,2% di ragazzini è in sovrappeso e il
10,6% in condizioni di obesità: il cibo buono costa e le famiglie
con figli hanno ridotto i consumi e gli acquisti (-138 euro in media
al mese), anche alimentari; 1 bambino su 3 non può permettersi
un apparecchio per i denti. 11 euro mensili il budget delle famiglie
più disagiate con minori, per libri e scuola, una cifra 20 volte
inferiore a quella del 10% delle famiglie più ricche; sui 24 paesi
Ocse, Italia ultima per competenze linguistiche e matematiche nella
popolazione 16-64 anni e per investimenti in istruzione: +0,5% a
fronte di un aumento medio del 62% negli altri paesi europei (Ocse);
sono 758.000 gli early school leavers e
oltre 1 milione i giovani disoccupati.
“In
questa fase di crisi i bambini e gli adolescenti si ritrovano stretti
in una morsa: da una parte c’è la difficoltà di famiglie
impoverite, spesso costrette a tagliare i consumi per arrivare alla
fine del mese, dall'altra c’è il grave momento che
attraversa il Paese, con i conti in disordine, la crisi del welfare,
i tagli dei fondi all’infanzia, progetti che chiudono. In
mezzo, oltre
un milione di minori in povertà assoluta,
in contesti segnati da disagio abitativo, alti livelli di dispersione
scolastica, disoccupazione giovanile alle stelle”, commenta Valerio
Neri,
Direttore Generale Save the Children Italia.“Un numero così grande
e crescente di minori in situazione di estremo disagio, ci dice
una cosa semplice: la febbre
è troppo alta e persistente e i palliativi non bastano più, serve
una cura forte e strutturata. E la cura è, secondo Save the Children
ma anche istituzioni autorevoli come la Banca d’Italia e l’Ocse,
investire in formazione e scuola di qualità, laddove l’Italia è
all’ultimo posto in Europa per competenze linguistiche e
matematiche della sua popolazione. La recessione non è
iniziata soltanto 5
anni fa in conseguenza della crisi dei mutui subprime o degli
attacchi speculativi all’euro, ma affonda le sue radici nella crisi
del capitale umano, determinata dal mancato investimento, a tutti
livelli, sui beni più preziosi di cui disponiamo: i bambini, la loro
formazione e conoscenza. Sotto questo aspetto, l’Atlante non offre
solo una mappa di ciò che non va, ma mostra bene in controluce ciò
che si può e si deve fare per rimettere a posto le cose”.
La
crisi nel carrello
Tra
il 2017 e il 2012, la spesa media mensile dei nuclei con bambini si è
ridotta di 138
euro (pari al 4,6%),
quasi il doppio rispetto a quanto accaduto sul totale delle famiglie.
I tagli sono andati a colpire soprattutto l’abbigliamento, i mobili
e elettrodomestici, la cultura, il tempo libero e i giochi: quelli
più consistenti si registrano al Sud e al Centro
(rispettivamente - 2,56 e 1,82) per quanto riguarda il vestiario, al
Nord per la sanità (-0,66%) e nuovamente nel Mezzogiorno per il
tempo libero e la cultura (-0,90 punti percentuali). Per quanto
riguarda la spesa alimentare, nel 2012 il 66% di famiglie con figli
- ovvero ben 4 milioni 400 mila nuclei familiari con prole - ha
ridotto la qualità/quantità della spesa per almeno un genere
alimentare.
Il
default dei servizi sociali e degli enti locali
Sono
oltre 650
mila i
minori che vivono in comuni completamente falliti (72) o sull’orlo
della bancarotta (52). Amministrazioni costrette ad alzare al
massimo le tasse per le prestazioni fondamentali o anche a ridurre
alcuni servizi cruciali, come si evince dal calo (-0,5%) - per la
prima volta dal 2004 - di bambini iscritti agli asili comunali nel
2011-2012.
L’ascesa
della povertà infantile
Dal
2007 al 2012 i minori in povertà assoluta sono
più che raddoppiati, passando da meno di 500 mila a più
di un milione.
Solo nel 2012, il loro numero è cresciuto del 30% rispetto all'anno precedente, con un vero e proprio boom al Nord (+ 166 mila minori,
per un incremento del 43% rispetto al 2011) e al Centro (+41%). Il
Sud già fortemente impoverito ha conosciuto un aumento relativamente
più contenuto (+20%) e raggiunto la quota stratosferica di mezzo
milione di
minori nella trappola della povertà.
Ma
chi sono i bambini che non hanno il necessario per una vita
dignitosa? Sono
i figli di genitori disoccupati (+8,5% il tasso di povertà assoluta
nelle famiglie senza occupati), oppure monoreddito ( +3,1%
l’escalation della povertà), o ancora bambini i cui genitori hanno
un livello d’istruzione basso. Fra i nuclei familiari con
capo-famiglia privo di titolo di studio, l’incidenza della povertà
assoluta è stata del 3,1%.
“Tra
povertà economica e povertà educativa c’è una stretta relazione
e l’una alimenta l’altra in un circolo perverso”,
sottolinea Raffaela
Milano,
Direttore Programmi Italia-Europa Save the Children Italia. “Se si
comparano i consumi di una famiglia in povertà con una benestante,
si rileva che, nella prima, le spese per il pane e il cibo assorbono
quasi il 35% del reddito mensile a fronte dell’11% circa di una
famiglia più agiata. Così, i meno abbienti cercano di risparmiare
dove possono e finisce che all'istruzione - libri scolastici,
lezioni private, rette - possano destinare appena 11 euro al mese e
24 alla cultura, tempo libero e gioco a fronte dei 360 euro
delle famiglie più abbienti. Questo deficit di spesa educativa delle
famiglie in povertà non è compensato da investimenti pubblici su
welfare ed educazione, con il risultato che i bambini più poveri
vivono una gravissima contrazione delle opportunità educative
indispensabili per la loro crescita”.
Minori
sotto sfratto
Negli
ultimi 5 anni sono stati emessi quasi 300 mila provvedimenti di
sfratto per morosità e ne sono stati eseguiti 100 mila. Nel 2012 le
ingiunzioni per morosità hanno superato, per la prima volta, quota
60 mila: ogni
10 sfratti emessi, 9 sono dovuti alla difficoltà o impossibilità
delle famiglie di fare fronte alle spese per la casa. Un’
incertezza abitativa che va di pari passo con la precarietà di molte
sistemazioni: 1
milione e 344 mila tra
bambini e ragazzi, il 12% della
popolazione di riferimento, vive in situazioni di particolare disagio
- sovraffollamento, alloggi privi di alcuni servizi e con problemi
strutturali - con un incremento del 25% rispetto al 2007.
Crescere
nell’Italia SottoSopra
La
povertà nel suo senso più ampio - basso reddito, disoccupazione,
mancanza di supporti emotivi e psicologici, mancanza di protezione
ambientale - rappresenta il maggior “determinante
di salute”,
cioè ha un impatto rilevante e in negativo sulla speranza di vita e
la salute media. “Studi autorevoli confermano anche la
stretta relazione fra i bassi livelli di istruzione delle madri e
degli stessi ragazzi e l’insorgenza di alcune patologie come
l’obesità. Al crescere dell’istruzione da parte delle madri
aumenta il loro grado di consapevolezza sul reale stato di
salute dei figli e ciò costituisce un fattore importante di
prevenzione e riduzione del rischio”, spiega ancora Raffaela
Milano.
Povertà
educativa
Il capovolgimento
dell’Italia SottoSopra,
oltre che da fattori contingenti, è prodotto dalla debolezza
strutturale del suo capitale umano, caratterizzato da un
diffuso analfabetismo
funzionale.
L’Italia
è in ultima posizione fra i 24 paesi Ocse per competenze
linguistiche e matematiche. In
particolare è il fanalino di coda in quanto a percentuale di
individui (16-64 anni) intervistati con un punteggio intermedio (3) o
superiore (4 o 5) nella scala delle competenze linguistiche (250 il
punteggio del nostro paese a fronte di una media Ocse di 277). I
dati riflettono
in parte le competenze limitate della popolazione più anziana (55-65
anni), mentre le fasce più giovani (16-24 anni) mostrano un recupero
di oltre 20 punti sia in lingua che in matematica, ma il progresso
non è sufficiente ad eguagliare le performance della media Ocse: i
laureati italiani, in quanto a capacità linguistiche, fanno
mediamente peggio dei diplomati di Australia, Giappone, Finlandia e
Paesi Bassi. A fronte di ciò, la
spesa pro-capite per gli studenti della scuola primaria e secondaria
è rimasta di fatto invariata (con un incremento minimo dello 0,5% in
termini reali fra il 1995 e il 2010), mentre nei paesi Ocse
l’investimento per le stesse voci aumentava in media del 62%.
E negli ultimi 5 anni la spesa delle famiglie per l’istruzione,
cresciuta di poco al Nord e al Centro per effetto dei rincari di
servizi e materiali, è invece scesa leggermente proprio nelle
regioni più impoverite del Mezzogiorno.
L’ascensore
rotto della scuola
In
un quadro di depotenziamento della scuola non stupisce se essa fa più
fatica ad attrarre e trattenere gli studenti più disagiati,
impedendone la dispersione e favorendone il rafforzamento delle
competenze. Nel quinquennio 2002-2007, la percentuale di giovani con
un basso livello di istruzione si era ridotta di 4,5 punti in
percentuale, quasi un punto all’anno; dal 2007 al 2012, i
cosiddetti early
school leavers fermi
alla sola licenza media hanno preso a scendere al ritmo ben più
lento dello 0,4%, passando in 5 anni dal 19,7% all’attuale 17,6%
per un esercito di 758
mila giovani con
bassi titoli di studio e fuori dal circuito formativo: 5 punti
percentuali in più della media europea. Ragazzi che spesso vanno ad
accrescere il numero di disoccupati che, nel luglio 2013, hanno
raggiunto la cifra record di oltre 1 milione di under 30 e la
spaventosa percentuale del 41,2% fra
i 15-24enni.
Le
Aree ad Alta Densità Educativa
“L’intensa
povertà e deprivazione in cui vivono sempre più bambini,
adolescenti e giovani, vuol dire innanzitutto riduzione delle libertà
di scelta, privazione di opportunità, chiusura di orizzonti,
impossibilità di fissare e raggiungere traguardi. Ancora prima
della mancanza di reddito è questa la povertà che spezza le gambe:
una condizione che si può contrastare solo tornando ad investire
sulla educazione. Serve più scuola, e di prim'ordine e, allo
stesso tempo, servono territori
ad alta densità educativa,
dove tutti i bambini, senza alcuna eccezione, possano non solo
studiare ma fare attività ugualmente rilevanti, come sport, musica,
gioco, stare insieme, scoprendo le proprie passioni e talenti e
imparando a pensare il futuro in modo aperto”,
spiega ancora Raffaela Milano.
“Non mancano gli esempi cui ispirarsi per ribaltare l’Italia
sottosopra. Basta guardare a progetti come INVFactor del Cnr- Irps
che, attraverso un concorso per la migliore invenzione realizzata,
sta portando alla luce la creatività e intelligenza di tanti
studenti di istituti tecnici italiani, la rete delle orchestre
giovanili, le esperienze di contrasto alla dispersione
scolastica che incidono non solo sulla didattica nelle classi, ma
anche sul rafforzamento delle opportunità educative fuori da scuola,
sui territori”.
“
Oltre all'impegno internazionale, Save the Children da più di 10 anni
sviluppa programmi per i bambini e gli adolescenti in Italia e in
particolare nel 2011 ha attivato un programma di cinque anni, con
l’obiettivo di contribuire a rafforzare e rinnovare le
infrastrutture sociali ed educative dedicate ai diritti dei minori,
con particolare attenzione a quelli in situazione di maggiore
disagio. Lo scorso anno sono stati oltre
40mila,
dal nord al sud d’Italia, i bambini
e adolescenti coinvolti
e supportati direttamente da Save the Children e la sua rete di
partner locali.” dichiara Claudio
Tesauro,
Presidente Save the Children Italia. “Dal 2012, inoltre, per
mobilitare l’opinione pubblica italiana e le istituzioni politiche,
l’Organizzazione promuove una campagna in aiuto dei bambini a
rischio in Italia, coinvolgendo singoli cittadini, imprese, enti
locali, il mondo della cultura e dell’informazione, e all'interno della quale si colloca la diffusione di questa 4°edizione dell’Atlante. Con questa pubblicazione, speriamo di contribuire ad
accrescere la consapevolezza dei seri rischi che gravano su tanti
giovanissimi ma anche sulla reale possibilità di cambiare il
presente.”
L'Atlante integrale