domenica 3 marzo 2024

La narrazione e i fatti. Il governo Meloni fa scuola


NARRAZIONE:

“si introduce un esonero dal versamento del 100 per cento dei contributi previdenziali ed assicurativi a carico del datore di lavoro domestico (che possieda un valore dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) in corso di validità, non superiore a euro 6.000) nel limite massimo di importo di 3.000 euro su base annua, in caso di assunzioni o trasformazioni a tempo indeterminato di contratti di lavoro domestico con mansioni di assistente a soggetti anziani, con una età anagrafica di almeno ottanta anni, già titolari dell’indennità di accompagnamento” 
Dal Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n.71 del 26 febbraio 2024)

I FATTI

Al fine di promuovere il miglioramento, anche in via progressiva, del livello qualitativo e quantitativo delle prestazioni di lavoro, di cura e di assistenza in favore delle persone anziane non autosufficienti e a favorire la regolarizzazione del lavoro di cura prestato al domicilio della persona non autosufficiente, a decorrere dalla data che sarà comunicata dall'INPS a conclusione delle procedure di ammissione a finanziamento sul Programma Nazionale Giovani, Donne e Lavoro 2021-2027 previste dal comma 18 e fino al 31 dicembre 2025, in caso di assunzioni o trasformazioni a tempo indeterminato di contratti di lavoro domestico con mansioni di assistente a soggetti anziani, con una età anagrafica di almeno ottanta anni, già titolari dell.indennità di accompagnamento, di cui all’articolo 1, primo comma, della legge 11 febbraio 1980, n. 18, è riconosciuto per un periodo massimo di ventiquattro mesi un esonero dal versamento del 100 per cento dei complessivi contributi previdenziali ed assicurativi a carico del datore di lavoro domestico, nel limite massimo di importo di 3.000 euro su base annua, riparametrato e applicato su base trimestrale, ferma restando l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.

(Art.29 D.L. 2 marzo 2024 n.189)

LE CONSIDERAZIONI

Hanno venduto come già fatta un'iniziativa che necessita per realizzarsi:

  • Proposta di programmazione dei fondi del Programma Nazionale
  • Parere favorevole del Comitato di Sorveglianza
  • Coerenza della proposto con i regolamenti comunitari e autorizzazione della Commissione Europea 

COMMENTO

HANNO LA FACCIA COME IL CULO


domenica 18 febbraio 2024

E se De Luca avesse ragione? Si, ha perfettamente ragione.

Hanno fatto più notizia gli epiteti rivolti dal presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, alla presidente Meloni (definita una stron....) e al ministro Fitto (pinguino) che non le motivazioni della protesta che hanno portato oltre 300 sindaci campani e di altre regioni meridionali a Roma.
L'informazione politica, purtroppo, ormai guarda al gossip e non alla sostanza delle cose.  Non ho, infatti, ritrovato in nessun articolo le questioni che De Luca da tempo pone al centro delle sue rivendicazioni nei confronti del Governo Nazionale. 
Eppure non ne ha mai fatto mistero. Dovrebbe sorprenderci, al contrario, l'assenza dei sindaci meridionali e siciliani in particolare.. 
Di cosa parliamo? Del Fondo Sviluppo e Coesione e delle imperscrutabili ragioni che ancora ostano alla mancata erogazione alle regioni meridionali delle risorse di loro spettanza.
Per la Sicilia parliamo di circa 6 miliardi di € nel periodo 2021/2027.
Risorse alle quali vanno detratti circa 2 miliardi € che la maggioranza ha deciso senza alcun coinvolgimento del Governo Regionale di destinare alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina e alla costruzione di termovalorizzatori.
Un vero e proprio scippo.
Il recente decreto sud del settembre scorso ha previsto che per attivare le risorse del FSC siano sottoscritti dalle regioni con il governo nazionale degli accordi nei quali siano indicati le risorse, i progetti, la complementarietà con gli altri fondi (europei e nazionali), le attività di monitoraggio.
Il presidente De Luca denuncia proprio questo, il colpevole ritardo con il quale il Governo Nazionale sta lavorando alla redazione dell'Accordo di coesione.
E non è un caso che allo stato attuale gli unici accordi sottoscritti riguardino le regioni del nord. 
Ormai è chiaro: il governo Meloni ha deciso di abbandonare al proprio destino il mezzogiorno.
Sia sufficiente scorrere i provvedimenti legislativi adottati dal suo insediamento per leggere la volontà di non investire nel sud, di darne ancora una volta la vecchia lettura di un mezzogiorno incapace di spendere le risorse, di darsi autonomamente una strategia di sviluppo e che ha ancora bisogno di una guida forte e autorevole che solo Palazzo Chigi è in grado di assicurare.
De Luca, sicuramente prima di altri, ha ben compreso questo disegno e ha deciso, ancora in solitudine, di opporsi.
Avrà, forse, sbagliato nella scelta delle parole ma è innegabile che abbia perfettamente ragione.
Per noi siciliani il dramma è rappresentato da un governo regionale che ha deciso per motivi di affinità politica con la maggioranza che governa il paese di girarsi dall'altra parte, di non capire cosa stia accadendo, di non realizzare come, ancora una volta, il sud sia chiamato a pagare in termini di esclusione, di povertà, di emarginazione, di emigrazione, di sottosviluppo, il rilancio post pandemico delle regioni più forti.
Con buona pace della narrazione patriottica che la Meloni ci propina e che tanta informazione è pronta ad amplificare.


lunedì 25 settembre 2023

Mattia Messina Denaro: come muore un padrino. In carcere e curato dallo Stato

La notizia della morte di Mattia Messina Denaro non ha colto di sorpresa nessuno. Nei giorni scorsi erano filtrate una serie di informazioni sulle condizioni di salute di colui che è stato indicato (e condannato a più ergastoli) quale capo di cosa nostra. Non voglio addentrarmi nei ragionamenti se il suo arresto è stato dovuto solo dalla grave malattia che lo aveva colpito o meno, quello che a me interessa sottolineare che è morto non da uomo libero anche se latitante ma da persona privata della libertà mentre era in cura in una struttura sanitaria dello Stato. 
Che è stato permesso a dei suoi familiari di assisterlo nelle sue ultime ore di vita e che il corpo sarà consegnato, immagino dopo i dovuti accertamenti, alla famiglia.
Guarda caso tutte cose che lui non ha mai consentito che accadessero ai tanti morti che ha sulla sua coscienza.
Lungo sarebbe l'elenco dei morti ammazzati con le sue mani o uccisi su suo comando.
Non provo pietà per lui nè per i tanti sodali che, condividendone le scelte criminali, hanno pagato con la vita un qualche "sgarro" commesso.
Mattia Messina Denaro è morto avendo riconosciuti i diritti che vanno riconosciuti ad ogni persona.
E questa è forse la più bella vittoria dello Stato sulla mafia. 
Non vendetta ma solo giustizia. 

Che possa non riposare in pace


domenica 24 settembre 2023

Quando un "garante" non si nega a nessuno

Nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana del 22 settembre 2023 è data notizia della nomina da parte del  Presidente della Giunta Regionale, on.le Renato Schifani, del Garante dei diritti degli animali della nostra Regione.
Figura introdotta con l'approvazione della legge 3 agosto 2022 n.15.
E siamo a cinque figure di garanzia.
  1. Garante della persona con disabilità
  2. Garante dell'infanzia e  dell'adolescenza
  3. Garante dei diritti degli animali
  4. Garante garante per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti in Sicilia e per il loro reinserimento sociale 
  5. Garante regionale per i diritti e doveri culturali (?)
Mettendo da parte le tante perplessità sul senso e sul ruolo di ciascuna di queste figure, viene da interrogarsi sulle attività che sono state svolte, i risultati ottenuti, i rapporti intrattenuti con gli enti regionali.
Un punto appare dirimente ed è il modo con il quale si perviene all'individuazione del garante e soprattuto del soggetto preposto alla nomina.
Mentre per le figure di garanzia previste dalla legislazione nazionale sono i presidente di Camera e Senato a provvedere alla loro nomina, in Sicilia sono gli Assessori competenti che, sulla base di una loro discrezionale valutazione, individuano il Garante.
Garante che poi dovrebbe verificare il rispetto da parte del soggetto che li ha nominati delle normative.
Sarà paradossale ma il garante dei diritti e doveri culturali è nominato su proposta dell'assessore all'identità culturale o il garante della persona con disabilità è nominato dall'assessore che ha la responsabilità delle politiche della disabilità.
Un corto circuito che mi induce a chiedere se l'istituzionalizzazione delle figure di garanzia, così come istituite in Sicilia assolvano all'utilità sociale cui sono preposte?
O non sarebbe meglio azzerare tutto e affrontare una discussione seria sugli strumenti che i cittadini siciliani dispongono per vedere riconosciuti i loro diritti e soprattutto esercitarli pienamente.
Una questione democratica non di poco.

sabato 11 febbraio 2023

Noi non siamo razzisti. Assolutamente no. E una nera, immigrata (seppur di seconda generazione), sessualmente fluida non deve permettersi di dire il contrario

 


Non solo l'abbiamo accolta, l'abbiamo fatto ricca, le abbiamo riconosciuto l'onore di indossare la maglia azzurra della nazionale e lei? per ringraziarci rilascia interviste affermando che siamo razzisti. Si vergogni. Se ne torni al suo paese e ci informi se la sua vita sarebbe stata la stessa se fosse rimasta in Africa.
Questi uno dei commenti che abbiamo avuto la "gioia" di leggere dopo che Paola Egonu ha dichiarato che gli italiani sono razzisti e che non avrebbe fatto crescere i suoi figli in Italia.
Ora, appurato che la Egonu è nata in Italia (in provincia di Padova), è cittadina italiana, ha fatto gli studi in Italia e che l'Africa e in particolare la Nigeria dove sono nati i suoi genitiori non è altro che un paese sulla cartina geografica viene da chiedersi se questi commenti non dimostrano (sempre che ce ne fosse necessità) che Paola Egonu ha ragione, straragione.
C'è poco da fare siamo un popolo di razzisti. Lo siamo sempre stati. A partire da quando siamo andati in Libia, nel Corno d'Africa per civilizzare quei "negri", per far loro apprezzare gli usi e costumi italici.
Ne sono la dimostrazione le leggi che vietavano il matrimonio tra gli italiani di razza bianca con i nativi, quelle che non riconoscevano gli stessi diritti ai colonizzati. Al massimo gli unici rapporti intimi ammessi tra razze diverse erano quelli mercenari.
Ne ha parlato anche Indro Montanelli ricordato il suo rapporto di "madamato" con una bambina. Ma era nera e si sa che le nere dimostrano più anni di quelli che hanno in realtà.  
No. Non siamo razzisti.
E mi sono venuti in mente, tra le tantissime che potevo citare, quattro personalità, Elio Di Rupo, Billy Di Blasio, Antony Albanese e Nacy Pelosi.
Cosa hanno in comune un belga, i due statunnitensi e l'australiano?
Nulla, se non il fatto di essere diventati protagonisti della vita politica del paese dove sono nati pur essendo figli di genitori nati in Italia.
Proprio come Paola Egonu, figlia di genitori nigeriani ma italiana, che vive sulla sua pella "nera"  il nostro non razzismo. La nostra supposta superiorità. Il fatto che, considerate le sue origini, non possa esprimere in libertà il proprio pensiero, le proprie considerazioni, il proprio rifiuto per i comportamenti razzisti di cui è stata oggetto.
Ha ragione Paola, siamo razzisti e sarebbe l'ora che tutti chiedissimo scusa a lei e alle centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze come lei, che quotidianamente subiscono gesti incommentabili, azioni inqualificabili, epiteti irripetibili solo per il colore della loro pelle.
Chiedere a Cherif Traorè. Per conferma.
Non siamo razzisti
 

lunedì 6 febbraio 2023

Guardare il dito e non la luna. Le chat di Matteo Messina Denaro

Tutti i mezzi di informazione si sono premurati a farci conoscere un messaggio vocale di Matteo Messina Denaro che, rimasto bloccato in autostrada in occasione della celebrazione dell'anniversario dell'attentato costato la vita a Giovanni Falcone, a sua moglie e agli uomini della scorta, inveiva  per la manifestazione, pronunciando improperi irripetibili contro il magistrato e a quanti quel giorno lo ricordavano.

Ora tutti a riconoscere in queste parole la violenza, il disprezzo per i servitori dello stato da parte del boss.

Alcuni commentatori hanno fatto di più, sono apparsi sorpresi che Messina Denaro abbia usato quel linguaggio, dimenticando un piccolo particolare che per quella strage, il cui ricordo tanto infastidiva il nostro capomafia è stato quale mandante condannato all'ergastolo. 


Il talk show e il Parlamento. Per qualcuno sono la stessa cosa. Il caso Donzelli.


Il Foglio di sabato 4 febbraio ha dedicato un interessantissimo articolo a Giovanni Donzelli, protagonista insieme al suo coinquilino e si da il caso anche sottosegretario alla giustizia con delega al DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) Andrea Delmastro dell' utilizzo ai fini politici e contro gli avversari di notizie riservate, acquisite in virtù dei loro incarichi istituzionali

Non voglio entrare nel merito delle polemiche (durissime e che avranno, a quanto pare, strascichi giudiziari) che da quelle dichiarazioni ne sono scaturite, desidero, invece, sottolineare il fatto che l'ascesa sul palcoscenico nazionale di Donzelli è più dovuta alle partecipazioni a talk show (in alcuni casi diventandone presenza fissa) che alle spiccate doti di intelligenza.

La battuta pronta, la vis polemica, la capacità di sopraffare il proprio interlocutore ne hanno fatto un personaggio nazionale, un dirigente di punta del proprio partito, idoneo ad assolvere compiti istituzionali di una delicatezza non secondaria. E' diventato il vice presidente del COPASIR

Poi che dietro alle apparizioni televisive non ci sia senso dello stato e delle istituzioni, che il Parlamento sia vissuto come una piazza e che gli interventi parlamentari siano dei comizi elettorali, diventa assolutamente ininfluente.

Saranno i tempi che viviamo ma se la scelta della classe dirigente del nostro paese è legata ai like o agli share che si ottengono, forse è meglio riflettere sul futuro che ci attende.

Così come dovrebbero riflettere i giornalisti che per una percentuale in più di spettatori sarebbero pronti a vendere la propria madre o come in questo caso trasformare un Donzelli qualsiasi in politico di razza a cui affidare i destini dell'Italia e degli italiani..


La narrazione e i fatti. Il governo Meloni fa scuola

NARRAZIONE: “si introduce un esonero dal versamento del 100 per cento dei contributi previdenziali ed assicurativi a carico del datore di la...