Mi ero ripromesso di non leggere più libri gialli italiani.
Troppo improvvisazione, poca fantasia e soprattutto il tentativo di imitare l'inimitabile Cammilleri. Tutti a costruire personaggi partendo da Salvo Montalbano. Che pena. E non fa alcuna differenza se il protagonista sia un uomo o una donna. Dopo il primo libro...tutti uguali.
E a copiare Cammilleri e il suo Commissario si sono cimentati anche scrittori stranieri come il greco Petro Markaris con il suo commissario Kostas Charitos.
E ho detto basta.
Per questo quando ho visto il libro Le ombre di Palermo di Nino Amadore, giornalista del Sole 24Ore, profondo conoscitore della Sicilia, sono rimasto sorpreso.
Un giornalista economico, saggista di grande qualità che ha esplorato territori assolutamente sconosciuti come quella del confine tra la mafia e i colletti bianchi (la mafia grigia) che indossa l'abito del giallista. Che ne verrà fuori?
Per la stima che nutro nei suoi confronti mi sono detto che, forse, vale la pena smentirsi e provare a leggere il suo libro.
Altra bella sorpresa.
Il romanzo costruito sull'ispettore Luca Bianchi (un omaggio al direttore dello Svimez?) ti porta a vivere nel mondo più oscuro della Palermo di ieri, di oggi e speriamo non di domani. Dove tutto è grigio, dove si intrecciano mafiosi, aspiranti tali, personaggi politici e pezzi di istituzioni.
Dove diventa difficile capire chi sono i buoni e chi i cattivi.
Un giallo nel quale perde importanza trovare chi ha commesso il delitto ma assume rilevanza comprendere il contesto nel quale il delitto è maturato.
Non essendo un critico o un esperto mi fermo qui con un solo consiglio: leggetelo.
Bravo Nino.